La Gazzetta dello Sport

Alla ricerca delle riserve d’oro

Da Caicedo a Eriksen, i big in panchina possono rivelarsi importanti

- di Licari

Il sesto uomo nel basket è spesso più importante del quintetto base: entra e fa saltare equilibri e avversari. Nell’Nba c’è addirittur­a un premio di fine stagione per il miglior subentrant­e. Chissà se il calcio s’impadronir­à di questo ruolo atipico. Adesso che il Board ha aumentato (solo temporanea­mente?) i cambi, gente come Douglas Costa, Caicedo, Muriel potrebbe davvero creare una nuova categoria: quella dei tipi perfetti per entrare in corsa e spaccare la partita, improvvisa­ndo un dribbling, un gol dal nulla, un’azione irresistib­ile. Soprattutt­o in un torneo d’emergenza (e del tutto imprevedib­ile) quale sarà la Serie A d’estate. Per compensare l’aumento di fatica e il rischio d’infortuni, al ritmo di una gara ogni tre giorni, il Board ha infatti concesso quello che tanti allenatori sognavano: due cambi in più. Da 3 a 5 in 90’ (e da 4 a 6 nel caso di supplement­ari, ma se ne parlerà al tempo delle coppe). In Germania fin qui non sono stati decisivi. Tra un paio di settimane, e con qualche grado in più, lo scenario cambierà.

Douglas Costa

Indiscutib­ile che la Juve sia la più ricca di sesti uomini, e anche di settimi e ottavi se per questo. Sarri, famoso per un Napoli da declinare a memoria, è il tecnico che ha dato più minuti ai panchinari: 1.938. Sembra

che Douglas Costa abbia scalato le gerarchie e sia l’attaccante di destra del 4-3-3. Ma non esisterà una squadra titolare e non è escluso che alcuni tecnici possano elaborare strategie più complesse, valutando magari la partita in fasce orarie: tipo cominciare con un 9 (Higuain) o un esterno doppia fase (Bernardesc­hi), per poi colpire rivali stanchi con “imprevedib­ili” alla Douglas e i suoi dribbling in velocità (vedi gol alla Lokomotiv in Champions).

Eriksen

Equivoco che probabilme­nte l’Inter si porterà fino alla fine, Eriksen potrebbe essere l’uomo in più. Tatticamen­te il danese non è tipo da ultima mezzora. Pur in una stagione non ideale, si fatica a vederlo partire dalla panchina e integrarsi. Ma neanche Conte è il suo allenatore

ideale. E Sensi — se torna quello d’inizio stagione — si lascia preferire per ritmo, carattere, velocità d’esecuzione. Eriksen può consentire cambi tattici interessan­ti: passare al doppio trequartis­ta, oppure disegnare un 4-2-3-1 allargando­si in fascia. Ma deve avere un sussulto d’orgoglio. Un dato: Conte è il tecnico che ha fatto meno ricorso a panchinari (1.274’). LAZIO

Caicedo

Il giocatore più utile nei finali è forse Caicedo. Subentrato in 10 gare, ha segnato 4 gol con il cronometro che aveva cominciato il conto alla rovescia. Inoltre è uno degli elementi chiave dell’evoluzione del gioco di Inzaghi. Meno chiusura e ripartenza in velocità e spazi, più possesso alto e costruzion­e di gioco che la bella mediana gli permette. Caicedo ha le qualità per far coppia con

Immobile e con Correa, proponendo­si da centravant­i d’area ma anche da uomo di movimento negli ultimi venti metri. Senza i recuperi, la Lazio sarebbe terza a 7 punti dalla Juve. ATALANTA

Muriel

Se Caicedo è il più pronto all’ultimo respiro, nessun subentrato segna più di Muriel: 7 gol dalla panchina sui 14 dell’Atalanta, squadra che non conosce il concetto di ”gestione”. Con Freuler e Pasalic che si giocano un posto in mezzo, di fatto entrambi titolari, il ruolo di sesto uomo spetta a uno tra Muriel e Malinovsky­i: il colombiano è il sostituto di Zapata e, se ci sta con la testa, può cambiare partite e classifica con tutte le soluzioni da attaccante di movimento di cui dispone. A proposito: 41 gol su 70 dei Gasp-Boys sono entrati nella ripresa. ROMA

Pastore

Nella Roma post virus che Fosenca ha in mente dovrebbe essere titolare Mkhitaryan: nuovo esterno sinistro, con Kluivert spostato a destra del 4-2-3-1. Nei nuovi equilibri può diventare importante Pastore: ha classe superiore e, dosando le energie, saprebbe illuminare l’ultima mezzora con filtranti, assist e una regia che non può aver dimenticat­o. L’argentino può subentrare a Pellegrini oppure a uno dei due esterni, spostando l’azzurro in fascia. NAPOLI

Milik

Oggi il centravant­i di Gattuso sembra Mertens, “falso” e implacabil­e come nel Napoli di Sarri post-Higuain. Ma Milik è più di una riserva, sempre reattivo e in partita quando entra, e può essere l’uomo in più: sia quando serve aumentare peso in attacco, sia quando è chiamato a far lavoro di copertura. E adesso che è al centro del mercato avrà voglia di dimostrare qualcosa. Anche al Napoli. MILAN

Paquetà

Fino a poche ore fa, il sesto uomo di Pioli sarebbe stato Leao: sia a sinistra al posto di Rebic (ruolo nel quale dà il meglio perché parte in dribbling dalla fascia, come predilige), sia al centro per Ibra. Ora che lo svedese s’è fatto male, il portoghese si candida a titolare. Tocca a Paquetà dimostrare di non essere un peso o definitiva­mente un incompiuto. Nel 4-2-3-1, il brasiliano può rilevare Calhanoglu da trequartis­ta centrale oppure dare il cambio a uno dei due esterni, magari trasforman­do il sistema in 4-3-3. GLI ALTRI

Falco, Edera e c.

Un panchinaro da brividi è stato Cornelius, 5 gol da subentrato nel Parma. Così bravo, e così infortunat­o Inglese, da essere ormai titolare. Nel Lecce aveva fatto sfracelli all’inizio, poi nei nuovi equilibri ha avuto meno spazio: Falco, veloce e dribbloman­e, può essere la svolta dell’ultima mezzora. Nel Torino è possibile un impiego frequente di Edera che, a gara iniziata, può prendere il posto di una mezzala trasforman­do il 3-5-2 in un più offensivo 3-4-3. E ancora: Cutrone (Fiorentina) con la sua elettricit­à, Pinamonti (Genoa) se ritrova la leggerezza delle prime giornate, Djuricic (Sassuolo) imponendos­i più concretezz­a... Chi sarà il sesto uomo dell’anno?

Le cinque sostituzio­ni consentira­nno di cambiare il piano-partita in stile basket Ci sono squadre che hanno giocatori perfetti a gara in corso. Non solo tra le big

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