La Gazzetta dello Sport

La grande occasione di Leao Ma ora deve cambiare marcia

Sarà il portoghese, che fin qui ha segnato due gol ed è sparito di scena, a rimpiazzar­e Zlatan. Serve un approccio diverso

- Di Marco Pasotto - MILANO

AMilanello è caduto un meteorite. Perché il k.o. di Ibra produce sull’attacco rossonero lo stesso effetto: una voragine larga e profonda. L’uomo che avrebbe dovuto prendere per mano il Diavolo e accompagna­rlo alla bandiera a scacchi, rischia di restare a guardare in tribuna un sostituto che in realtà non c’è. Il problema, infatti, è doppio: uno è evidenteme­nte l’assenza del leader, dentro e fuori dal campo; l’altro problema è che la rosa del Milan non dispone di un altro centravant­i di ruolo. Al massimo di un paio di surrogati. Detto senza offesa, sia chiaro: qui si parla di caratteris­tiche e non di qualità.

Macigno

Giusto per complicare ulteriorme­nte un finale di stagione tormentato anche da un futuro sempre più incerto, il destino ha tirato una bella randellata sulla schiena di Pioli, privandolo di un giocatore che fra l’altro era rientrato a Milanello decisament­e più allenato rispetto ai compagni. E allora adesso chi pareva chiamato al riscatto soprattutt­o in vista della prossima stagione, deve mettersi a pedalare seriamente fin da subito. In altre parole: questa è la grande occasione di Leao. A meno di particolar­i novità tattiche dell’allenatore, toccherebb­e a lui, nel 4-2-3-1, fare quell’«uno» la cui maglia pesa come un macigno. Pesa perché è quella di Zlatan, pesa perché Zlatan non gli sarebbe accanto a guidarlo, pesa perché il Milan ha un disperato bisogno di fare quei gol che fino a questo momento della stagione sono arrivati col contagocce. Rafa, peraltro, di questa sterilità offensiva è uno degli emblemi: i sorrisi sono soltanto due, a fronte di un minutaggio – consideran­do anche la Coppa Italia – che è il dodicesimo della rosa. Diciamo che si è perso lungo il cammino, dopo un inizio decisament­e promettent­e e una fiammata portata, appunto, dall’arrivo di Ibra che però si è spenta in fretta.

Atteggiame­nto

Più lui di Rebic, comunque, là davanti al centro dell’attacco. Nessuno dei due è un centravant­i, ma l’auspicio è che il croato riprenda come aveva finito, ovvero con un sostanzios­o apporto in fascia. Meglio, quindi, affidarsi all’estro e all’imprevedib­ilità di Leao, davanti alla batteria di trequartis­ti. Rafa, che ama svariare e dispone di colpi imprevedib­ili, può aprire spazi decisament­e interessan­ti per gli inseriment­i. A patto di cambiare atteggiame­nto, e più che di tattica (anche se va comunque disciplina­to) parliamo di testa. Rafa si è ritrovato in panchina anche per un approccio non ottimale lungo le settimane di lavoro e – questo visibile a tutti – a volte quando è stato chiamato in causa a partita in corso. Ingressi senza cattiveria, al limite della svogliatez­za, per un giocatore che invece ha le caratteris­tiche per risultare uno spacca-partita. Ecco, adesso quel ruolo non dovrà più recitarlo, perché figurerà fra gli attori protagonis­ti. L’unica «fregatura» per lui potrebbe essere un recupero lampo di Ibra. Ma nemmeno un mese fa Rafa aveva detto: «La squadra viene prima del singolo, l’importante è farsi trovare pronti quando si viene chiamati in causa». Confidiamo che sia stato sincero.

 ?? LAPRESSE ?? Occasione Rafael Leao, 20 anni, assieme a Ibrahimovi­c in un simbolico passaggio di consegne (e di consigli preziosi) che sta diventando realtà. Il portoghese è alla prima stagione al Milan, che l’ha prelevato dal Lilla
LAPRESSE Occasione Rafael Leao, 20 anni, assieme a Ibrahimovi­c in un simbolico passaggio di consegne (e di consigli preziosi) che sta diventando realtà. Il portoghese è alla prima stagione al Milan, che l’ha prelevato dal Lilla

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