Longo, Mr Futuro guarda lontano: salvare il Toro e aprire un ciclo Vive l’obiettivo quasi come se fosse un obbligo morale. È la via per la riconferma
Per chi, come lui, il Filadelfia è sempre stato più un luogo dell’anima e il granata una seconda pelle da tutta una vita, avere tra le mani il compito di porre il Toro in sicurezza è molto di più di un obiettivo dal significato semplicemente sportivo. Moreno Longo vive questa lunga attesa, verso l’ormai sempre più probabile ripartenza del campionato, sì con la serenità e la sua riconosciuta professionalità nel lavoro quotidiano, ma anche avvertendo dentro di sé quasi un obbligo morale. Da ragazzo del Filadelfia, dove è cresciuto prima come calciatore e subito dopo è sbocciato come allenatore, c’è una responsabilità in più. È una scintilla differente, perché non è più solo una questione di testa e razionalità. Giocano un ruolo anche il cuore e i sentimenti. È allora, diventa molto di più.
Una fiducia totale
L’ultimo è stato un fine settimana molto importante per la vita del Toro. Riempito di concetti, di messaggi, di contenuti. Ci ha pensato il presidente Urbano Cairo, sabato in un’intensa conferenza, a pronunciare quelle parole che non lasciano dietro alcuna possibilità di creare equivoci o interpretazioni di alcun genere. «Longo ha la mia stima completa e il mio appoggio totale: crediamo fortissimamente in lui», è stato in sintesi il pensiero del numero uno granata. Che ha sentito l’esigenza di ribadire, e di consolidare anche pubblicamente, la fiducia totale in questo allenatore da lui scelto il 4 febbraio per subentrare a Walter Mazzarri dopo la sconfitta di Lecce, con la speranza di avviare una nuova e bella stagione granata.
Ha fatto breccia Comunicazione, metodi, empatia: giocatori già conquistati
La grande occasione
È stato un pieno di considerazione, ma anche un concentrato di responsabilità. E allora, adesso, la palla torna proprio nella disponibilità di Longo, che è pronto a giocarsi una partita dal significato doppio. Sì, è proprio così: il presente e il futuro in pochi mesi, in una miscela dove il risultato di gruppo e le prospettive personali si mischiano. Perché da un lato, toccherà proprio a lui guidare il Toro verso un porto sicuro quando la Serie A riaprirà i battenti. E non è da escludere che i granata romperanno il ghiaccio il 13 giugno nel recupero contro il Parma. Salvare questo Toro, precipitato prima dello stop forzato causato dall’esplosione dell’emergenza coronavirus in tutto il Paese, darebbe un senso compiuto al suo grande sogno, da sempre cullato e da febbraio divenuto realtà, di sedere un giorno sulla panchina del Toro dopo un percorso brillante, e ricco di successi, nel settore giovanile. Da un altro lato, Longo si trova di fronte quella che oggi si può considerare la più affascinante e importante sfida della sua giovane carriera: le prossime tredici partite che separano il Toro dalla fine del campionato scriveranno anche il destino del suo futuro professionale. Porre in sicurezza il Toro gli consentirebbe di guadagnarsi la riconferma, con la prospettiva di aprire un ciclo in granata.
Appartenenza e altro
Quando a febbraio si è insediato al Filadelfia, il codice verbale di Longo attingeva a pieni mani ai concetti legati al senso di appartenenza e all’orgoglio. Tre mesi più tardi, nonostante non si sia più giocato dall’ultima volta del 29 febbraio (Napoli-Torino 2-1), nel «metodo Longo» della comunicazione è entrato molto di più della sola appartenenza: ci sono metodologie di allenamento innovative, esercitazioni che variano tutte le settimane, c’è soprattutto un rapporto che si è consolidato con lo spogliatoio. Tecnico e giocatori hanno avuto il tempo di conoscersi, e si sono piaciuti. Potrebbe essere anche un paradosso, ma tutto ciò è avvenuto nelle settimane del lockdown, senza potersi incontrare. Ma quando Longo, insieme al suo staff, ha fatto di tutto per essere ugualmente presente (con videochat e telefonate) nelle difficoltà quotidiane della vita dei calciatori. La sintonia insomma c’è: la partita doppia sta per iniziare.