Scuola, il concorso slitta Ma i sindacati bocciano l’intesa sui “prof” precari
Niente crocette: l’esame più avanti Per Cgil, Cisl e Uil è un pasticcio Ritorno in classe, ecco le regole
Nella notte, com’è ormai abitudine per le faccende più delicate. Un vertice tra domenica e lunedì per siglare l’intesa sul decreto Scuola, alla vigilia della settimana clou per il via libera in Senato: così la maggioranza ha sciolto il nodo dei 32 mila precari, grazie alla mediazione di Giuseppe Conte. I concorsi per la stabilizzazione degli insegnanti precari si faranno, ma senza quiz a crocette (ci sarà uno scritto vero e proprio, come nei concorsi ordinari) e non nei mesi estivi, per evitare rischi legati al coronavirus. La proposta del premier è stata formulata considerando due necessità: combattere il precariato e salvaguardare la meritocrazia, come richiesto dai grillini. Con il sì della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina («La proposta del presidente del Consiglio conferma il concorso come percorso per il reclutamento dei docenti»), dei Cinque Stelle e anche con la soddisfazione di Pd e Leu.
Banchi a un metro
L’intesa, naturalmente, dovrà tradursi adesso in una norma. Intanto a settembre si assumerà dalle graduatorie dei supplenti, il cui numero aumenterà ancora, e, dopo la prova scritta – non si sa quando sarà, dipenderà naturalmente dalle condizioni epidemiologiche – quelli che l’avranno passata vedranno trasformato il loro contratto e diventeranno di ruolo. Il “muro contro muro” politico è stato dunque superato, ma le polemiche restano. E le alimentano i sindacati, mentre l’Associazione nazionale presidi torna a proporre l’assunzione diretta da parte delle scuole. Dice Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola: «Se la mediazione è basata sul rinvio al prossimo anno, siamo in presenza di una politica autoreferenziale che contraddice se stessa. Il fine era, e resta, mettere in ruolo i precari al primo settembre. Il mezzo era lo strumento per realizzare questo obiettivo. Si è stravolto tutto, col solito balletto». Lena Gissi, numero uno di Cisl Scuola: «Chi non conosce la scuola e tenta di trovare soluzioni, non fa altro che grandi pasticci. Vedremo con gli emendamenti di fare battaglia in Parlamento». Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil: «L’accordo non risponde all’obiettivo di semplificare la procedura concorsuale e mettere la scuola nelle condizioni di ripartire a settembre. Ci troveremo di fronte a un nuovo anno che comincia con oltre 200 mila cattedre scoperte, avvicendamento di supplenti e difficoltà per famiglie e alunni». Intanto si continua a lavorare al protocollo di sicurezza per il ritorno dei ragazzi tra i banchi: il comitato tecnico-scientifico dovrà dare disposizioni precise al ministero. E quindi si va dai banchi, da posizionare a una distanza di un metro l’uno dall’altro, alle mascherine obbligatorie dalla primaria fino alle superiori (abbassate durante le interrogazioni, a patto che la cattedra si trovi ad almeno due metri dall’alunno). Non saranno obbligatori i guanti per entrare in classe, ma servirà il gel igienizzante per le mani, come del resto già avviene agli ingressi dei negozi. Torneranno a essere operative le mense, ma varranno le regole applicate nei ristoranti. Potrebbe rimanere la didattica a distanza, però senza sostituire quella tradizionale. Le lezioni potrebbero essere ridotte a 45 minuti e non si esclude che possano essere effettuate anche all’aperto o nei musei. Sempre nel segno del distanziamento sociale.
Mi dispiace soprattutto aver ricevuto insulti sessisti di chi educa per lavoro
Lucia Azzolina Ministro dell’Istruzione