Armstrong: «Il mio doping già nel ’92 L’Epo? È sicura». Ombre sul Mondiale
Sono le verità di Armstrong. Crude, intense quando parla del doping che «cominciai ad usare nella mia prima stagione da professionista (nel 1992, ndr)». Ma comunque le sue verità: parziali e senza contraddittorio, affermazioni di quello che negli Usa viene ancora considerato l’atleta più bugiardo dello sport americano. La prima puntata di
Lance, il film documentario andato in onda domenica in prima serata su Espn, ha rivelato il mondo del cowboy spaccone che dal 1999 al 2005 ha tenuto addosso la maglia gialla del Tour, prima di perderla travolto dal doping che per anni aveva negato: un’ora e 45 minuti sotto i riflettori.
Lance, diretto da Marina Zenovich, sarebbe dovuto arrivare sugli schermi del principale network sportivo Usa in autunno. Invece, per la pandemia che ha svuotato i palinsesti di Espn dallo sport, arriva dopo The Last Dance, la serie in 10 puntate sull’epopea di Michael Jordan e dei suoi Chicago Bulls degli Anni 90, diventando il documentario più visto nella storia del network con 5,6 milioni di spettatori medi a puntata.
«Io come LeBron»
Armstrong non aveva controllo editoriale e non avrebbe gradito come viene dipinto nel film. «Non ci parliamo da dicembre ha detto la regista -: gli ho mandato il prodotto finale prima dell’anteprima, avevamo discusso su un paio di punti ma gli ho sempre detto che avrei fatto il film che andava fatto. Se fosse pienamente soddisfatto, significherebbe che non ho fatto bene il mio lavoro». Armstrong ha concesso otto interviste, permettendo alla regista di entrare nella sua vita attuale, quella di una 48enne ex celebrità che si sente ancora importante: «Se fossi in gruppo ora, sarei al livello di Michael Phelps e LeBron James». La prima puntata (in Italia su Espn Player, in inglese) si ferma al suo primo successo al Tour 1999. Il documentario è costruito sulle interviste col texano. Il rapporto col doping è sempre ben presente, fin dai primi minuti quando a Lance e ad alcuni ex compagni (i principali sono Hincapie, Julich, Vaughters, Hamilton e Zabriskie) viene chiesto quando hanno iniziato a doparsi. «Nella prima stagione da pro’ - risponde Armstrong -. Ma ho sempre saputo quali sostanze prendevo».
Entrare nel club
«Il doping faceva parte della cultura dello sport - racconta Hamilton -: o entravi nel club o dovevi trovarti un lavoro vero». Armstrong racconta di aver fatto uso di cortisone fino al 1995, quando invece «l’Epo era dappertutto». E lui, campione del mondo a sorpresa nel 1993 a Oslo, faticava ad ottenere risultati. A fine 1995, dice Lance, inizia la collaborazione con il medico Michele Ferrari, il preparatore della Gewiss che dal 1993 al 1995 aveva vinto tutto o quasi, e che ad Armstrong fu presentato da Eddy Merckx. Nel 1996 il cancro: «Non so se l’ho preso per colpa del doping. So solo che quello è stato l’unico anno in cui ho preso l’ormone della crescita». Armstrong racconta delle difficoltà di rimettersi in sella, della voglia di smettere nel 1998, dell’incontro con Bruyneel, suo ds alla US Postal. Gli chiedono se è stato difficile tornare a prendere l’Epo dopo il cancro: «No. Quello che dico non sarà popolare, ma l’Epo è un prodotto sicuro, se usata con parsimonia, in dosi limitate e sotto controllo medico. Ci sono sostanze molto più pericolose da mettersi in corpo». Il Tour lo trasformò in una sorta di eroe americano. La seconda puntata, domenica sera, ripartirà da lì.
Il documentario
Prima puntata di Lance in tv su Espn: ma senza contraddittorio
Le sostanze
«Cortisone dal 1992 al 1995, poi Epo: va presa in dosi limitate»