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Valtteri Bottas
Tutto cambia tranne il dominio assoluto dei bavaresi sul calcio tedesco, che nella partita dell’anno ci sono sempre e quasi sempre vincono. Magari cambiano gli avversari, ma alla fine è sempre Bayern e anche quest’anno sarà così. Stavolta c’era il Dortmund, ultima squadra a vincere la Bundesliga prima della striscia vincente dei rossi, ma i gialli di oggi non sono certamente quelli del 2012 che bissarono il titolo dell’anno precedente con Jurgen Klopp in panchina e l’anno dopo arrivarono a un passo dalla vittoria in Champions League beffati al novantesimo da Arien Robben, olandese del Bayern. Questo Dortmund è spinto soprattutto dalla freschezza e dalla facilità ad andare in gol del giovane norvegese Erling Haaland, diciannovenne che in Bundesliga è appena arrivato e ha avuto un impatto devastante segnando 13 gol da quando ha indossato la maglia gialla. Lui e Lewandowski erano i protagonisti più attesi del Klassiker e invece, come capita spesso, la partita dell’anno in Germania l’ha decisa un colpo di genio di Joshua Kimmich, brillante centrocampista di 25 anni, ma non certo un fantasista abituato a pallonetti da fuori area. Un colpo alla Francesco
Totti, ma per il Pupone era un gesto consueto, per Kimmich decisamente no. Aspettavamo tutti Haaland, perché è forte, ha un gran fisico, segna tanti gol ed è pure simpatico. E poi un norvegese che gioca a calcio così di fino è una rarità. Ma Erling, pur muovendosi bene, stavolta non è riuscito ad aiutare la sua squadra che si è spenta lentamente dopo un buon inizio lasciando troppo campo al granitico Bayern. Solidità difensiva, esperienza, ripartenze velocissime. Il gioco del Bayern è un inno alla praticità, ma c’è anche tanta qualità soprattutto da metà campo in su e il gioco, che nella prima parte della partita sembrava non decollare, col passare dei
Nella sfida tra i bomber l’esperto Lewandowski si è fatto vedere colpendo un palo clamoroso, mentre il giovane Haaland forse avrebbe meritato un rigore, ma in assoluto ha sofferto la forza della difesa del Bayern. Poco aiutato lui, mentre il polacco, con Coman e Gnabry ai fianchi e Muller sulla sua verticale, riusciva sempre a essere il punto di riferimento per la profondità dell’attacco bavarese. Troppa differenza insomma tra le due squadre e i sette punti che le dividono adesso danno l’impressione di essere il primo verdetto di un campionato europeo ai tempi del coronavirus. Certo per i gialli giocare con il Westfalenstadion senza i suoi tifosi che rendono assordante l’atmosfera di ogni partita è stato come annullare il vantaggio della gara casalinga. Se anche nel resto d’Europa si riprenderà a giocare, l’assenza del pubblico può avere un’incidenza notevole sull’esito delle partite, soprattutto per chi è abituato a sentirsi trascinare dall’ambiente. Dovremo aspettare ancora un po’ per rivedere il calcio in tutte le sue componenti.