CINQUANT’ANNI FA LA PRIMA LEGA: LANCIÒ IN ITALIA LA NOVITÀ PLAYOFF
Nacque il 27 maggio 1970. Dal format del 1976-77 alla moviola: quante intuizioni
Non sempre compatta, ma pure illuminata e innovativa. Compie 50 anni oggi la Lega Basket, una delle colonne della nostra pallacanestro. La confindustria del parquet, nata come contrappeso al potere federale, osteggiato o blandito a seconda delle stagioni, incapsula volti e storie che hanno reso la palla a spicchi il secondo sport più popolare in Italia. A cominciare dai padri costituenti, che il 27 maggio 1970 a Milano, davanti al notaio Ricca, ne sanciscono il battesimo. Bogoncelli (Olimpia Milano), Porelli (Virtus Bologna), Tedeschi (Varese), Lucchini (Fortitudo Bologna), Rigola (Biella), Snaidero (Udine), Allievi (Cantù), e Milanaccio, patron dell’altra Milano (All’Onestà), nella cui sede di via Procaccini si trasferisce la neonata creatura. Là rimane per 3 anni, prima del trasloco a Bologna, dove opera ancora oggi. Come celebrarla? Con i fatti. Quelli che l’han resa un’avanguardia dello sport italiano.
Grandi riforme
L’alba degli anni 70, l’epoca delle grandi riforme dei campionati. Il proselitismo diventa la priorità e il dualismo Simmenthal-Ignis non aiuta. Vengono, le due regine, da tre spareggi scudetto di fila. Troppo lombardocentrica come visione, bisogna allagare gli orizzonti. Il 15 marzo 1974, in un’assemblea straordinaria, la Lega battezza un nuovo format da sottoporre alla Fip. Il 24 maggio il presidente federale Claudio Coccia approva: la Serie A si sdoppia in A-1 e A-2. Quattordici squadre nella prima, 10 nella seconda.
Otto club (6 dell’A-1 e 2 dell’A-2) accedono alla poule scudetto. Tutto stravolto dunque e tricolore che finisce a Cantù e poi a Bologna (Virtus), ma soprattutto il basket imbarca piazze come Genova, Trieste, Napoli e Brescia. È l’antipasto dell’altra vera, grande rivoluzione: l’introduzione dei playoff. Si comincia dalla stagione 1976-’77. Una novità assoluta in Italia (le altre discipline arriveranno dopo), mutuata dagli Stati Uniti. Il titolo torna a Varese. Imprevedibilità e spettacolo. Un’intuizione vincente che catapulta il basket italiano verso l’età dell’oro.
50 miliardi
E siamo agli Anni 80. Che hanno un nome e cognome. Gianni De Michelis, socialista rampante di un’Italia da bere. Resterà al vertice della Lega per otto anni, dal 1984 al ‘92, assicurando un flusso di denaro mai più visto. Leggendario il contratto con la Rai da 50 miliardi di lire in 5 anni, a cui va aggiunto il miliardo e mezzo annuale strappato a TeleMontecarlo per una gara in diretta la domenica. Il basket entra nelle case degli italiani: è cool, piace ai giovani, e attira gli investimenti di alcune grandi famiglie industriali del Paese.
Potentato
La Lega diventa così un’istituzione oltre confine. È tra le più potenti d’Europa, tanto da radunare le consorelle sotto un’unica egida. Nel febbraio 1991, a Roma nasce l’Uleb, l’Unione delle leghe europee. Presidente Gianluigi Porelli, il vice è lo spagnolo Portela. Due i segretari: l’italiano Crovetti e un giovane Jordi Bertomeu, agli albori di una folgorante carriera. Nel 1993 la Lega s’inventa lo sponsor del campionato. Nei tre anni successivi sarà targato Luxottica per un totale di 6 miliardi di lire. Altro bingo.
Moviola
Poi la bolla, con l’inizio del nuovo millennio, si sgonfia. Ma non la spinta innovativa. Nei playoff 2004-’05 viene introdotto l’instant replay, altra novità destinata a fare storia. Anche perché lo scudetto alla Fortitudo verrà assegnato proprio così. Alla moviola.