La Gazzetta dello Sport

Milan, la cura Zlatan: sette giorni in Svezia dalla sua famiglia

Aspettando Rangnick, progetto di rilancio triennale. E l’idea: Quaresma dallo Sporting

- Di Bocci

Se c’è una cosa che dà fastidio ai piani alti di Casa Milan, emanazione della sede londinese del fondo Elliott, è il concetto che lo stadio sia il primo e unico pensiero dei Singer per costruire il Milan del futuro. I padroni rossoneri seguono principi e linee estranei al calcio italiano, ma la costruzion­e di un impianto sportivo non è l’unico obiettivo che si sono prefissi quando si sono ritrovati il Milan nel ricco portfolio. Con i metodi dell’alta finanza, riservatez­za innanzitut­to, cercherann­o di riportare il club ai fasti del passato, anche se ci vorrà parecchio tempo. Sarà un piano triennale, come previsto dalla filosofia Rangnick. Il manager-tecnico tedesco è ancora in stand by. non ci sono stati passi avanti sulla firma del contratto, ma è lui la prima scelta di Gazidis. Da tempo.

Il progetto stadio è fondamenta­le per rendere sostenibil­i i bilanci del club. Sta andando avanti, anche se mancano alcuni aspetti fondamenta­li riguardo alle volumetrie, e c’è un iter che deve proseguire con il voto del consiglio comunale. Si parla di un progetto da un miliardo e 200 milioni, divisi fra Inter e Milan, logico che i passaggi siano tanti e che tutto richieda del tempo. Ma c’è ottimismo e questo dà ulteriore spinta a un progetto che prevede il recupero del fascino del Milan, che resiste nonostante gli ultimi anni oscuri. La proprietà ha speso già parecchio nel club (si parla di 180 milioni soltanto nel 2019, a partire dal mercato di gennaio) e non starà al Milan a vita. Il progetto è ridisegnar­e un club parametrat­o ancora sulle regole di un calcio da mecenati, che non esiste più. Quindi, progetto a medio termine, ricavi da recuperare sfruttando l’appeal del marchio. Il Milan ha, si calcola, 400 milioni di tifosi nel mondo. È uno dei dati cardine delle strategie future.

Anno zero, ancora

Future, ma non troppo. Già alla fine della stagione 2020-21, che magari sarà per molti versi anomala, la proprietà potrà fare un primo bilancio. La questione della prossima guida tecnica, con Pioli ancora in carica impegnato a chiudere bene il campionato, e magari a tentare l’impresa in coppa Italia, è ancora indefinita, però le linee guida sono state tracciate. Servono giocatori di prospettiv­a, ingaggi sopportabi­li, serve una base per ricostruir­e il Milan che tutti hanno apprezzato nel mondo e che aveva un valore anche a livello commercial­e altissimo. Ma la proprietà ha bene in testa il concetto base: il core business è la squadra, sono le prestazion­i sportive, da lì parte la fama di un club e la sua possibilit­à di essere spendibile con gli sponsor. Dunque, nuovo stadio e non soltanto. Molti giocatori sono passati sotto la lente di ingrandime­nto del capo scouting Geoffrey Moncada e di

Hendrik Almstadt, il braccio destro dell’amministra­tore delegato Ivan Gazidis. Uno dei più gettonati è il difensore centrale dello Sporting Lisbona Eduardo Quaresma, classe 2002. Il club portoghese per ora fa muro Linea sempre più verde, a questo punto si tratta di una necessità. I giocatori di prospettiv­a possono poi essere cedibili in poche stagioni. È il modello Arsenal, o Ajax, fondamenta­lmente: primo, autofinanz­iarsi. Ma se servirà un senior, si farà il possibile.

Identità

Poi però ci sono le necessità che non si possono cancellare con un colpo di spugna. La questione Ibrahimovi­c è aperta, come il rinnovo di Gigio Donnarumma. Aperta anche la questione del prolungame­nto di contratto per Alessio Romagnoli, in scadenza nel 2022. Sembra un tempo lungo, ma per evitare problemi con il capitano ancora giovane (25 anni), il Milan ha intenzione di muoversi al momento giusto. Per evitare un altro scenario alla Gigio, e perché un punto fermo serve. E Romagnoli non pare proprio attratto dall’idea di cambiare casa.

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