Sacchetti ciao Cremona Allenerà la Fortitudo
Il matrimonio tra Conte e l’Inter compie giusto un anno. La stagione non è finita, ma un bilancio si può trarre. Anche perché la ripartenza sarà un’esperienza assai strana, mai vissuta, Potrebbe succedere di tutto, potrebbe restare tutto come prima. Ma insomma, il finale di stagione, in Europa e del campionato, non farà molto testo sulla bilancia dei giudizi soggettivi. Dal punto di vista della ripartenza, intesa come società, della formazione, dell’identità di squadra e della valorizzazione dei giocatori, il lavoro del martello Antonio è da promuovere a pieni voti. partito col turbo. Sei vittorie di fila, fino alla Juventus. Oltre all’identità, la pazza Inter è diventata solida, affidabile, con un carattere d’acciaio. A immagine e somiglianza del suo tecnico. Che ha chiesto e ottenuto quasi tutto quel che desiderava. Quel Lukaku fortemente voluto è stata una scommessa stravinta al di là di ogni più rosea previsione. Conte poi ha fatto fare il definitivo salto di qualità a Lautaro Martinez, che ora è uno dei pezzi più pregiati sul mercato internazionale. Per tacere dell’evoluzione di Sensi, fin quando è stato bene, dell’ottimo inserimento di Barella e della valorizzazione di Bastoni. Certo, è stato sacrificato sull’altare del sistema Godin, che ha avuto le sue difficoltà ad adattarsi alla difesa a tre. Un peccato, ma non è certo il suo parziale utilizzo ad aver compromesso gioco e risultati.
Fin qui le note liete. Dov’è mancata l’Inter e, di conseguenza, il lavoro di Conte? Forse nell’alzare il tasso di qualità, nel cercare alternative di gioco e picchi di imprevedibilità dove sarebbe servito. La squadra è stata tanto affidabile e, quindi, garanzia di risultati fino alle sfide dirette con le altre grandi. Con Juve e Lazio, le squadre che stanno davanti, ha raccolto appena 3 punti. Raccolti grazie alla vittoria in casa con la squadra di Inzaghi che, per usare un eufemismo, è stata sfortunata. E anche col Napoli ha fatto fatica. In Champions, l’Inter ha incontrato le stesse difficoltà fino all’eliminazione ad opera del Barcellona. L’analisi è semplice: con squadre dello stesso spessore caratteriale, ma più forti tecnicamente, l’Inter non ha trovato antidoti. L’arrivo di Eriksen a gennaio è stata la mossa per avvicinarsi al tasso tecnico delle rivali. Conte avrebbe voluto Vidal, qualità sommata a quantità.Il danese non è proprio l’ideale per Conte, questo si sa. Ha giocato qualche spezzone, nello scacchiere di Antonio è di difficile collocazione. Ma, bisogna dirlo, il tecnico ha avuto solo un mese e poco più per lavorarci su e cercare l’inserimento. Poi è arrivato lo stop per la pandemia. Infine, i risultati.
Conte ha sempre detto che l’Inter sarebbe stata un gradino o due sotto la Juve, che ci voleva tempo per avvicinarsi. Ma sotto sotto un pensierino allo scudetto da buon vincente l’ha fatto di certo. L’Europa League potrebbe essere la ciliegina per considerare del tutto positiva la stagione. Ma è il futuro quello che peserà di più per il bilancio su Conte. In attesa della prossima stagione per ora è promosso, ma con un paio di voci solo sufficienti in pagella,