«PURE SENZA TIFO IL CALCIO AIUTA A VIVERE, MA LE BIG NE APPROFITTANO»
«Gli stadi vuoti secondo me favoriscono i club forti. La Bundesliga? Sono grato alla Germania che con il rigore ha generato tanta fiducia...» ra le tante cose belle che s’è portato via il Covid-19 ci sono pure le chiacchiere con Valdano al Bernabeu. E tra le conseguenze del virus c’è la scelta di parlare per telefono, pur abitando nella stessa città, invece che dal vivo. Meglio di niente.
T3Che poi è la prima domanda che viene in mente in questi tempi di calcio tedesco e senza pubblico. Meglio di niente? «Sì. Viviamo in un momento nel quale c’è un gran desiderio di recuperare la normalità e il calcio ha questo effetto simbolico. C’è uno scrittore colombiano, Faciolince, che questa settimana ha scritto un articolo molto commentato, nel quale sostiene che siamo stati quasi 3 mesi senza calcio e non è successo nulla, siamo sopravvissuti lo stesso. Beh, io sono 3 mesi che non do un bacio ai miei nipoti e sono vivo, sì, però ho dovuto fare a meno dell’impatto emozionale garantito dal bacio ai nipoti. Allo stesso modo abbiamo perso l’impatto emozionale e la passione offerte dal calcio. E aggiungo una cosa, perché tanto non mi può ascoltare: una volta chiesero a Borges a cosa serviva la poesia e lui rispose: “E a cosa servono l’odore del caffè, o un’alba? A renderci più felici”. Fortuna che Borges non mi può vedere applicare le sue frasi al calcio però è così, il calcio è una cosa che aiuta a vivere». le sembra?
«Sì, è un altro calcio, senza l’anima che al nostro sport porta la gente. C’è una sensazione insapore, generata da uno spettacolo che non è reale. Dobbiamo fare uno sforzo mentale per capire, o ricordarci, che la partita ha un valore agonistico, che ci sono dei punti in palio. Si fa fatica a vederla come una gara tradizionale. A tutto questo bisogna aggiungere poi il fatto che stiamo vedendo un torneo che ci risulta alieno, e tra l’altro dopo la vittoria del Bayern sul Borussia, per dirla in termini commerciali, la Bundesliga ha perso valore, l’interesse scema ancora di più. Ma sono grato alla Germania perché col rigore ha generato fiducia mostrando che si può tornare a giocare, pur se in circostanze eccezionali. Lo accettiamo perché capiamo che siamo in una situazione d’emergenza, e l’eccezionalità richiede rimedi eccezionali. Detto ciò è chiaro che l’ansia di tornare l’aveva prima l’economia che lo stesso calcio».
3E
in campo?
«Ho una frase classica: “Il calcio è uno stato d’animo”. E non c’è niente che influisca in modo più forte sullo stato d’animo dei giocatori della gente».
Bundesliga finora solo 5 vittorie dei club di casa su 27. «Il periodo di analisi è ancora breve però mi sembra che senza pubblico ai forti risulti più semplice battere i più deboli. È più difficile avere una sorpresa perché, per generarla, le squadre meno forti spesso hanno bisogno del proprio pubblico, è più facile che arrivino all’eroismo appoggiandosi sulla propria gente».
3Altre
riflessioni?
«Questo calcio crudo ci permette di misurare la leadership dei giocatori. Abbiamo scoperto che Muller quando gioca è una radio, non smette di trasmettere. O giocatori che potevamo ritenere di profilo basso hanno qualità di comando superiori: penso ad Alaba. Sembrava un tipo inespressivo e invece lo vedi che urla e s’impone, animato da un potere di comunicazione che non gli attribuivo».
3Tema infortuni. C’era parecchia preoccupazione.
«Le statistiche sono meno preoccupanti di ciò che ci avevano detto. Mi pare che si siano precipitati nella decisione di ammettere i 5 cambi pensando di attenuare il rischio di infortuni. Dirò di più: il ritmo delle partite mi sembra più vivo di ciò che pensavo considerando che non hanno avuto alle spalle la palestra delle amichevoli. Vedremo cosa succederà in Spagna, viste le temperature e la frequenza delle gare».
3Pronostici si possono fare? «Impossibile. Entriamo in un territorio sconosciuto. I grandi giocatori hanno senza dubbi una componente di vanità che ha bisogno di essere alimentata dal pubblico, ma non sono grandi solo per questo. Penso che come sta succedendo col Bayern anche qui in Spagna le squadre più forti finiranno con l’imporre la propria superiorità pure in questa situazione particolare. Mi sembra che il pubblico pesi di più su squadre piccole e medie, ma è una teoria: solo il campo ci dirà se è fondata o meno».
3In Spagna il ruolo del presidente della Liga Tebas è stato determinante per la ripresa. «Sì. Ci vuole sempre un ottimista a tirare il gruppo. In questo senso la Germania è il buon esempio e la Francia il cattivo. I tedeschi si sono affrettati ad abbracciare la normalità, i francesi si sono affrettati nel prendere una decisione che ha ferito l’interesse economico di tutti i club quando la sensazione è che avrebbero potuto ridurre il dramma economico facendo ripartire il calcio in condizioni speciali, come gli altri. Potevano aspettare, anche perché se c’è una cosa che ci ha insegnato il Covid è che dobbiamo vivere con senso dell’immediato, tutte le conclusioni che possiamo trarre servono per oggi, tra una settimana lo scenario potrà cambiare. Per questo ha sorpreso che la Francia abbia preso una decisione così drastica con tanto anticipo, una cosa che tra l’altro lascia nella bufera Lione e Psg ancora impegnati in europa. Le loro chance d’avanzare sono molto compromesse».
3Le competizioni europee in agosto?
«Anni fa quando si andava in Russia si parlava del Generale Inverno. Ora dovremo parlare del Generale Estate. Vedremo che influenza avrà il clima sulle gare, le temperature saranno inumane. Però è vero che anche chi vince il Mondiale deve giocare 7 partite in estate, io ho disputato la finale 1986 a Città del Messico, in altura, con un inquinamento bestiale e a mezzogiorno. Ma ripeto: oggi non si può parlare di Champions, lo si farà in agosto. Manca troppo tempo, non possiamo sapere se ci sarà stata una ricaduta o se saremo tutti sani. Gli spagnoli poi hanno la brutta abitudine di non essere come i tedeschi, cosa che aggiunge una connotazione di imprevedibilità al tutto». 4’53”
Abbiamo scoperto che Muller è una radio, trasmette senza soste. E Alaba ha qualità superiori di comando...» JORGE VALDANO