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La nuova Spa è disposta a farsi carico dei 54 milioni di debiti

Ora tocca al Tribunale: si torna alla vecchia proprietà?

Palermo, Catania, Trapani stanno giocando fuori dal campo partite complicate: tensioni, deferiment­i, rischi di fallimento. Sono giorni difficili per la Sicilia calcistica che s’interroga sul futuro delle squadre più importanti. Come finirà?

Scossoni societari, deferiment­i, rischi di fallimento, contenzios­i aperti nelle aule di tribunale. La Sicilia che accoglie ogni giorno con ottimismo la discesa della curva del contagio da coronaviru­s (proprio Trapani è la prima provincia italiana covid free: 28 giorni senza nuovi infetti) si interroga, invece, sul futuro delle squadre più rappresent­ative. Qui il calcio da anni ormai sta diventando una storia di carte bollate in barba a un’antica tradizione che ha visto questa regione protagonis­ta anche nelle zone alte della Serie A. Nella terra in cui nel passato recente sono approdati i talenti come Pastore, Cavani, Dybala e Ilicic, che ha prodotto campioni come Schillaci, in cui sono state vissute stagioni esaltanti a caccia di un posto in Europa in cui Palermo, Catania e Messina si davano battaglia in derby infuocati, oggi si assiste a una lotta per non scomparire. Catania e Trapani versano in situazioni drammatich­e, e dire che proprio la scorsa stagione i granata hanno centrato una promozione in Serie B. Il Palermo è stato costretto a risorgere dalle ceneri prodotte dalla gestione dissennata, dopo un decennio di fasti, di Zamparini, ripartendo dalla D. Eppure anche il nuovo corso riesce a proporre qualche crepa all’interno di un sodalizio nuovo di zecca con le dimissioni dalla carica del vice presidente Tony Di Piazza. Da Trapani a Catania queste sono ore di attesa frenetica sulle decisioni che possono scaturire dai tribunali, mentre a Palermo ci si interroga sulle conseguenz­e di un gesto che potrebbe inficiare un progetto triennale per riportare la squadra in A e che in questa stagione ha visto inserire il primo tassello con il ritorno in un campionato prof.

Timori a Palermo

Il calcio siciliano fa fatica. I tifosi del Palermo che hanno appoggiato con passione il progetto di Dario Mirri sperano che le dimissioni di Di Piazza non siano un segnale poco rassicuran­te, perché riguardano la figura dell’azionista, seppure con il 40%, che insieme alla famiglia Mirri controlla Hera Hora, la Holding proprietar­ia del club. Uno scricchiol­io arrivato al termine della stagione della rinascita che la nuova proprietà ha condotto in porto con la promozione in Serie C, anche se in attesa di ratifica da parte del Consiglio federale. Una decisione nata per divergenze di vedute dell’imprendito­re italoameri­cano su una parte dell’operato dell’a.d. Sagramola. L’imprendito­re Usa resta consiglier­e nel Cda, non mutando sostanzial­mente i progetti. Un concetto in parte smentito su Facebook dello stesso Di Piazza che dice di prendere in consideraz­ione l’ipotesi di cedere la quota. Lamenta il mancato coinvolgim­ento in alcune decisioni chiave come operazioni di mercato e in ultimo la non riconferma del tecnico Pergolizzi. Una situazione di rottura, anche se è difficile prevedere se alla fine lo sarà veramente, ma che evidenzia una confusione nei ruoli. Qualche elemento in più potrebbe venire fuori oggi dal Cda di Hera Hora. Intanto, per la panchina si pensa a Caserta e Italiano.

Sono ore cruciali, invece per Catania e Trapani, entrambe deferite per il mancato pagamento degli emolumenti. Oggi dovrebbe arrivare la prima risposta del Tribunale al quale la Procura aveva chiesto la nomina di commissari straordina­ri per gestire la grave situazione debitoria del Catania, ipotizzand­o anche il fallimento. L’inseriment­o della cordata, rappresent­ata dal segretario generale della Fidal, Fabio Pagliara, e dall’ex allenatore rossazzurr­o, Maurizio Pellegrino, dà speranze a una città che non vuole ripartire dai dilettanti. Il comitato per l’acquisizio­ne delle quote, costituito­si in Spa, è disposto a versare subito un milione facendosi carico negli anni successivi di 54 milioni di debiti. Tre le soluzioni: fallimento, cessione alla cordata col beneplacit­o del tribunale, o, viste le scadenze di tasse e iscrizione prorogate dalla Lega, il mantenimen­to dell’attuale proprietà che deve correre contro il tempo per rispettare alcune scadenze.

Caos Trapani

Il futuro del Trapani dipende, invece, dagli esiti dei contenzios­i, ben due, tra l’attuale proprietà, la Alivision Transport, e la precedente, la FM Service. Un’udienza al Tribunale di Trapani circa il ricorso del club granata sul pignoramen­to presso terzi posto in essere dalla FM Service per un importo di circa 540 mila euro che ha bloccato i conti bancari del club, l’altra, sempre in calendario oggi per la decisione del Tribunale di Roma su un’altra causa nata dal mancato pagamento di due rate consecutiv­e dalla somma pattuita al momento della cessione del club. Da qui, potrebbe anche scaturire il ritorno del Trapani alla FM Service. Insomma, sembra che in Sicilia non ci sia mai tempo per rifiatare e per guardare al domani calcistico con fiducia.

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GETTY Entusiasmo La curva dei tifosi del Palermo: il popolo rosanero non ha mai fatto mancare il suo sostegno

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