Scatto Racing Point tra aiuto Mercedes e grandi ambizioni
Dal 2021 si chiamerà Aston Martin e vuol crescere ancora. Fino a tentare Vettel?
Il contrasto è forte, stridente: Aston Martin, già indebolita dal calo delle vendite nel 2019, è stata messa in ginocchio dalla pandemia: dopo aver chiuso il precedente esercizio con un calo dell’Ebidta pari al 46%, il primo trimestre ha presentato perdite a tre cifre. Eppure quello che diventerà il suo braccio operativo nelle corse, la Racing Point, ha stupito tutti nei test invernali, lasciando immaginare di potersi riprendere il ruolo di quarta forza nel Mondiale. Merito di una macchina che è una copia della Mercedes dell’anno scorso. Il collante tra due realtà che stanno vivendo situazioni differenti si chiama Lawrence Stroll, il miliardario canadese che pur di spingere la carriera del figlio Lance (lo portò per la prima volta nel paddock di Montreal che era poco più che bambino come “cliente” della Fda di Maranello) ha prima finanziato la Williams e poi si è comprato la Force India.
Addio Red Bull
E con una duplice iniezione di denaro tra gennaio e aprile, Stroll ha affiancato la Investindustrial di Andrea Bonomi nel capitale, acquistando il 25% della casa britannica resa celebre da James Bond, di cui ora è presidente operativo. Prima ancora di diventare capo, il canadese aveva deciso che dal prossimo Mondiale Aston Martin sarebbe tornata in F.1, traslocando dalla livrea della Red Bull, di cui è sponsor principale, a quelle delle monoposto che vengono assemblate a Silverstone.
Team satellite
E veniamo a Mercedes: detiene il 5% del capitale, la sua Amg fornisce i motori per le vetture di serie (a novembre è stato lanciato un nuovo suv ad alte prestazioni); e un suo ex dirigente, Tobias Moers, dal primo agosto prenderà il posto di Andy Palmer come amministratore delegato. Inoltre, con l’ultimo aumento di capitale, Toto Wolff ha acquistato 15 milioni di azioni, sborsando 8 milioni di sterline (quasi nove milioni di euro). E questo magari spiega perché la Racing Point schiererà una Mercedes molto simile se non identica, diventando di fatto un team satellite. A questo punto mancherebbe
Anima “tedesca” Dopo l’ingresso di Wolff nel capitale, arriva un a.d. da Amg
Opzione valida Per Seb, che punta alle Frecce d’argento, è un ottimo piano B
un solo tassello: un pilota di punta. Sotto contratto ci sono Sergio Perez e Lance Stroll, blindati. Ma il figlio del capo ha già fatto intendere che, se non dovesse “esplodere” quest’anno, si farebbe da parte. E qui entra in scena Sebastian Vettel ora che la Ferrari ha deciso di accompagnarlo alla porta a fine anno. L’unica certezza di Seb è la seguente: «Non sono vecchio, continuo a divertirmi correndo e sono un 4 volte campione del mondo». Ergo, voglio una macchina che soddisfi il mio rango. L’identikit che ha in testa Vettel è ben preciso: quello della Mercedes. Senza, potrebbe anche decidere di fermarsi un anno, sperando magari nella decisione di Lewis Hamilton di lasciare a fine 2021 da recordman di titoli mondiali (otto) e di vittorie (ora è a -7 da Michael Schumacher). Ma il sogno di Seb, al di là delle aperture di Wolff, cozza coi programmi Mercedes: se anche la coppia Hamilton-Bottas dovesse sciogliersi, il principale candidato a sostituire il finlandese sarebbe George Russell. Con l’alternativa stuzzicante di Daniel Ricciardo atteso nel frattempo a un anno con la McLaren spinta proprio dai motori ibridi realizzati a Brixworth.
Trampolino di lancio
Già scartata l’ipotesi Renault (oggi sarà svelato un piano di ristrutturazione che potrebbe coinvolgere pure la F.1), l’unica vera alternativa per Seb resterebbe proprio l’Aston Martin, che consentirebbe di tenersi aperta una “speranziella” Mercedes. Per far avvicinare le parti un ruolo dovrebbe giocarlo Liberty che avrebbe tutto l’interesse a ridestare l’attrazione intorno alla F.1, schierando al via del Mondiale tutti gli iridati ancora in attività da Hamilton a Kimi Raikkonen, passando per Vettel e Fernando Alonso. I conti non paiono consentire ad Aston spese pazze sul fronte piloti, ma Seb resta sempre un nome di richiamo per gli sponsor, soprattutto tedeschi che, a meno di una promozione di Mick Schumacher, si ritroverebbero senza piloti nel 2021. Bernie Ecclestone era sempre stato sensibile a certi discorsi, e Chase Carey?