La Gazzetta dello Sport

L’ex Spurs Jackson: «Ho perso un gemello»

- Di Riccardo Crivelli

Nati ai bordi di periferia. Dove il confine la perdizione e il paradiso è spesso labile e dove lo sport può trasformar­si nell’ascensore sociale che ti sottrae a una vita di affanni.

La somiglianz­a

La morte tragica e assurda di George Floyd ha scatenato l’indignazio­ne planetaria ma soprattutt­o ha spezzato il cuore di Stephen Jackson, 14 stagioni da ottimo giocatore nell’Nba con 15.1 punti di media e la perla del titolo con gli Spurs nel 2003, oggi analista per il basket su Espn. George, infatti, era tra i migliori amici dell’ex guardiaala capace di segnare 43 punti in una partita. Cresciuti entrambi nei sobborghi di Houston, vennero presentati da un conoscente comune e immediatam­ente scoprirono incredibil­i affinità, a cominciare dalla somiglianz­a fisica, tanto che tra di loro iniziarono a chiamarsi «Twin», gemelli. Un legame fortissimo, cementato senz’altro dalle comuni radici sportive: al liceo Floyd, di quattro anni più vecchio, aveva giocato a basket e soprattutt­o a football, nel ruolo di tight end, disputando anche una finale statale, tanto da far dire queste parole a Jackson dopo la tragedia: «Aveva talento in due sport e l’unica differenza tra me e mio fratello è stata che io ho avuto più possibilit­à di lui. Il Gemello viveva davvero attraverso di me».

La battaglia

L’ex stella Nba ha appreso la notizia attraverso il video del pestaggio che gli è stato mandato sul cellulare, ma all’inizio non si è reso conto che la vittima fosse l’amico fraterno: «All’inizio mi sono indignato, ma quando un altro amico mi ha detto di guardare meglio mi sono ritrovato distrutto, ho cominciato a gridare e a piangere. Era andato in Minnesota per cambiare la sua vita guidando camion, gli avevo mandato due o tre scatole di vestiti, stava facendo la cosa giusta. E voi avete ucciso mio fratello. Ora andrò a Minneapoli­s, farò tutto ciò che mi è possibile per non far passare la vicenda sotto silenzio. Sono contento di tutto l’affetto che gli hanno dimostrato, ma adesso la cosa importante è che i colpevoli paghino duramente».

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Uniti George Floyd, primo a sinistra, con l’amico Stephen Jackson

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