PARLIAMO
be potuto essere».
Da Eto’o ad Onana
Dice bene Omam Biyik, la rete di Lineker, ancora su rigore, al 105’, mise fine all’avventura della squadra allenata dal sovietico Valeri Nepomniachi, poco amato dai giocatori (eufemismo). Eppure quella nazionale aveva tutte le carte in regola per andare sino in fondo. C’era Roger Milla, fenomeno che se fosse nato altrove avrebbe avuto una carriera da top 10 all time, Thomas Nkono, l’idolo di Gianluigi Buffon, Emmanuel Kundé?. A proposito, François, chi è stato il più grande giocatore camerunese di sempre? «Difficile fare una graduatoria. Abbiamo avuto talenti cristallini come Mbappé Leppé, Milla, Samuel Eto’o, Teophile Abega. Tutti hanno dato molto al calcio del nostro Paese. Se invece parliamo del numero uno attuale direi André Onana, il 24enne portiere dell’Ajax. Ma è arrivato il momento che faccia il salto di qualità e passi a un grande club
Domani saranno passati trent’anni: l’8 giugno 1990, allo stadio Meazza di Milano, si apriva il Mondiale di Italia 90 con il match inaugurale fra l’Argentina di Maradona campione in carica e il Camerun allenato dal c.t. russo Valeri Nepomniachi. Una gara decisa, a sorpresa, dal colpo di testa di François Omam Biyik al 22’s.t., attaccante del Laval, Serie B francese. Gli africani, poi, sfiorarono la semifinale, sembrava l’inizio di una nuova era, ma il calcio africano non è mai esploso come ci si attendeva: un’occasione mancata. in un campionato di prima fascia».
La Coppa in casa
E il futuro del Camerun a livello di nazionale, come lo vede Omam Biyik? «Nonostante la miriade di problemi a livello federale, come dimostra l’attuale arbitrato al Tas di Losanna sull’elezione dell’ultimo presidente, c’è una Coppa d’Africa vinta nel 2017 a testimoniare come il livello sia ancora alto. L’ultima edizione non è andata come speravamo, ora aspettiamo che la Fifa riorganizzi il calendario una volta superata l’emergenza coronavirus per capire quando si disputerà la prossima, che ospiteremo proprio qui in Camerun. Sarà una grande occasione di rilancio». Se chiude gli occhi Omam Biyik è ancora lassù, dove osano le Aquile. E ruggiscono i Leoni. Indomabili.
PRIMO TEMPO: 0-0 MARCATORI: Omam Biyik al 21’ s.t.
ARGENTINA (4-3-3)
Pumpido; Simon, Ruggeri (dal 1’ s.t. Caniggia), Fabbri, Sensini (dal 24’ s.t. Calderon); Lorenzo, Batista, Burruchaga; Basualdo, Maradona, Balbo.
PANCHINA: Goycochea, Olarticoechea, Cancelarich, Bauza, Monzon, Serrizuela, Giusti, Troglio, Dezotti.
ALLENATORE: Bilardo AMMONITI Sensini
CAMERUN (5-3-2)
Nkono; Tataw, Ebwelle, Massing, Kunde, N’Dip; Makanaky (dal 37’ s.t. Milla), M’Bouh, Kana-Biyik; Omam Biyik, M’Fede (dal 20’ s.t. Libiih). PANCHINA: Bell, Songo’o, Onana, Pagal, Yombi, Feutmba, Maboang, Ekéké, Djonkep ALL.: Nepomniachi ESPULSI Kana Biyik, Massing AMMONITI N’Dip, M’Bouh
ARBITRO: Vautrot (Fra)
Se ripenso che eravamo a soli sette minuti dalla semifinale...
Quando Arrigo Sacchi si lancia nella sua profezia ha ancora negli occhi quel Camerun. Il Camerun di Milla e Nkono, Kunde e Mbou, Mfede e Makanaky. Che con un tecnico sconosciuto, il russo Nepomniachi, e nessuna organizzazione è arrivato a un passo dalla semifinale di Italia 90. Siamo nel 1992, Sacchi è a Dakar per assistere alla Coppa d’Africa: «Il calcio africano sarà il calcio del 2000» dice.
Dieci anni d’oro
Ora che nel 2000 ci siamo da 20 anni possiamo dire che Arrigo si è sbagliato. Parzialmente, dobbiamo aggiungere, e non per colpa sua. I singoli hanno trionfato, le nazionali no. E i 10 anni trascorsi tra il 1990 e il 2000 sembravano poter davvero far avverare il pensiero del nostro allenatore. Alcuni esempi. La scellerata Nigeria che la nazionale di Sacchi impallina a Usa 94 in una partita buttata via dagli africani. Il primo Pallone d’oro aperto ai non europei che nel 1995 premia il liberiano George Weah. L’oro della Nigeria di Kanu e Okocha all’Olimpiade di Atlanta 96 con vittorie in semifinale sul Brasile di Ronaldinho, Rivaldo, Bebeto, Roberto Carlos, Aldair e in finale sull’Argentina di Zanetti, Simeone, Crespo, Ayala, Almeyda, Ortega… Doppiato poi dall’oro del Camerun di Eto’o e Mboma quattro anni dopo a Sydney contro la Spagna di Xavi e Puyol. Successi in tornei riservati agli Under 23 (con 3 fuoriquota) e relativi e legittimi dubbi sulle età degli africani, ma gli Under 23 non sono gli U17, e i nomi degli avversari citati danno grande valore alle imprese di Nigeria e Camerun.
Singoli e nazionali
Nel 2002 il Senegal batte la Francia campione del Mondo nella partita inaugurale del Mondiale asiatico, esattamente come aveva fatto il Camerun con l’Argentina a Milano 12 anni prima. Anche il Senegal arriva ai quarti. Una fiammata, come quella del Ghana a Sudafrica 2010. La realtà però è diversa. È fatta di delusioni, sconfitte, disfatte. Da una parte abbiamo Eto’o e Drogba, Salah e Mané, campioni d’Europa e stelle mondiali, dall’altra nazionali africane sempre impegnate in una fallimentare traversia del deserto. Non arrivano mai. Ancora nel 2014 un aereo militare partì dal Ghana per atterrare in Brasile trasportando un carico clandestino di cash: migliaia di dollari da distribuire in fretta alle Black Stars che si rifiutavano di scendere in campo se non avessero ricevuto i premi promessi.
I tre peccati
Avidità, organizzazione, preparazione. Queste le tre parole che spiegano in parte il continuato flop del calcio africano a livello mondiale. La pioggia di soldi garantita dalla Fifa e dagli sponsor non è mai stata reinvestita ma solo spartita tra pochi eletti. Non sono stati sviluppati i tornei locali, costringendo i calciatori ad emigrazioni di massa. Non sono mai stati formati tecnici, cercando sempre soluzioni europee a basso costo e profilo, con le nazionali affidate a giovani inesperti o vecchi avventurieri, gente che in Europa non viene considerata. «Ai Mondiali per l’Africa vanno 5 nazionali su 54, dal Sudamerica 5 su 10: noi siamo sotto il 10%, loro al 50% - dice Patrick Mboma –. Così diventa complicato fare esperienza, il Mondiale per le africane è già un traguardo e non un punto di partenza. Per le big europee e sudamericane è normale andare al Mondiale, per noi è una conquista. Chi in Europa fallisce la qualificazione ristruttura tutto il movimento, come la Francia nel ’94, in Africa non c’è la struttura, altro che ristrutturare. I k.o. di Camerun, Nigeria, Senegal o Ghana nei quarti o negli ottavi dei Mondiali hanno tutte un comune denominatore: la scarsa abitudine a partite di un certo livello. Le rappresentanti del continente cambiano, di rado c’è continuità. Poi c’è il discorso sulla formazione: in Africa non si allevano tecnici, i locali hanno mezzi limitati e non possono fare esperienza. Se poi arrivano in nazionale si confrontano con giocatori in arrivo dall’Europa che hanno un’altra visione, c’è di nuovo una grande distanza dovuta all’esperienza. E da ultimo è chiaro che le discussioni sui soldi, che ai Mondiali tra le rappresentanti africane non mancano mai, non aiutano».
Disorganizzazione
Il tema economico è la prima cosa che viene in mente a Thomas Nkono, da anni preparatore dei portieri dell’Espanyol e titolare del Camerun a Spagna 82 e a Italia 90: «Le discussioni sui premi sono snervanti, incredibili, e tolgono grandi energie al gruppo. Qui in Europa si mettono i calciatori nelle condizioni migliori per pensare solo al calcio, in Africa no. È una questione di organizzazione: noi nel 2002 per arrivare in Giappone facemmo un viaggio di 50 ore, e partimmo in ritardo per questioni di soldi. Così diventa impossibile far bene. E se non c’è organizzazione restano solo la volontà, la forza, la qualità dei giocatori, e molto spesso non bastano. Il nostro exploit in Italia e gli altri esempi di successi africani sono tutti figli di uno sforzo collettivo del gruppo, lasciato al proprio destino. In questo modo le possibilità di far bene si riducono drasticamente: troppi pensieri, troppe distrazioni, enorme spreco di energia. La mancanza di organizzazione continua a frenare lo sviluppo del calcio africano».
Battemmo così la squadra del giocatore più forte al mondo, Diego...