«Giocare bene non basta, il Pisa impari a soffrire per tornare in alto»
L’allenatore al debutto: «La gavetta è stata utile e mi sono fatto trovare pronto. Qui la A manca da una vita, ma serve pazienza»
Nel lockdown si è portato il ricordo dell’1-0 al Livorno, una sensazione piacevole sfumata poco per volta, come l’aroma di un buon caffè. “Mi hanno detto che la vittoria nel derby è stata festeggiata a lungo sui social”, dice Luca D’Angelo, allenatore del Pisa, che i social non è solito frequentare.
► Per questo c’è qualcuno che la considera antipatico?
«Devo essere sincero: se non mi conoscessi, lo penserei anch’io. Forse perché sono un po’ scostante o magari perché sono grosso… Ma chi mi conosce bene, cioè gli amici, sa che non è cosi».
► Dove e come ha passato la quarantena? Cucinando e mangiando?
«A Pescara sfogando la mia passione: ho visto decine di film».
► Giusto riprendere il campionato?
«Anche nel momento più difficile ero convinto che la situazione sarebbe migliorata. Complimenti a Gravina, è stato il mio presidente per tre anni a Castel di Sangro e so che riesce a ottenere sempre ciò che vuole».
► Impressioni sul primo campionato di B?
«Avvincente, equilibrato, Benevento a parte. E interessante dal punto di vista tattico. Quasi tutte le squadre giocano un calcio propositivo: Crotone, Spezia, Cittadella. Inzaghi è stato bravissimo a unire la qualità dei singoli, l’organizzazione e la voglia di non mollare».
► Entri nel dibattito: giochista o risultatista?
«Se si gioca bene è più facile vincere e io divento nervoso se giochiamo male e vinciamo».
► Il Pisa gioca bene?
«Noi ci proviamo, a volte ci riusciamo, a volte manca la malizia per portare a casa il risultato. A Empoli e Crotone abbiamo perso al ‘95. Dobbiamo imparare a soffrire, a gestire meglio i minuti finali».
► I moduli di riferimento? «Un 3-5-2 offensivo o il 4-3-1-2. In ogni caso, non speculiamo mai».
►Pescara dove è nato o Rimini dove ha giocato, allenato ed è stato promosso tre volte: cosa sceglie?
«Sono i miei luoghi del cuore, due città che vivono di turismo e che a fatica si stanno riaccendendo. Ho girato tanto, mi è andata male solo a Bassano, con un esonero comunque non meritato».
► Elogio della gavetta…
«Mi è stata utile, mi ha insegnato molto e quando mi è stata data la possibilità mi sono fatto trovare pronto. Pisa è una grande piazza, non merita di stare in B e tanto meno in C come l’anno scorso».
► Si aspetta la Serie A dal ’91: una vita.
«I tifosi sono stufi ma ora pensiamo a mantenere la categoria, siamo a metà classifica, l’anno prossimo vedremo. Ci sono le premesse per fare bene: entusiasmo e proprietà solida e affidabile».
► Che campionato sarà? «Impossibile dirlo, dopo 3 mesi di stop. Ci sono incognite sotto l’aspetto fisico e organizzativo, ma non mentale. I giocatori sono professionisti, sanno come riattaccare la spina».
►Come li ha ritrovati?
«Tutti in buone condizioni, da soli si sono allenati bene».
► Il giovane Moscardelli? «Abbiamo giocato insieme a Rimini, ero il suo capitano: a 40 anni ha perso la corsa, ma non i colpi e l’istinto del gol».
► La sorpresa è Marconi?
«Lo conosco bene, l’avevo allenato per due anni all’Alessandria. Prima dell’infortunio in dicembre, aveva segnato 10 gol: in quel momento era il centravanti più forte della B. Ora è a posto, la sosta almeno è servita a qualcosa…».
► Favorevole ai 5 cambi che ha provato in C?
«Certo, una regola che andava introdotta all’inizio della stagione. In un gruppo di 24-25 tesserati, è giusto che tutti si sentano partecipi».
► Obiezione: con 10 nuovi, la partita viene stravolta.
«Se i giocatori sono allenati bene, dal punto di vista tattico non cambia niente»,
► Cambia spesso ruoli e formazioni: ha anche ha schierato Vido dietro le punte.
«Il turnover non è un vezzo: provo, valuto, a volte sbaglio. Credo che Vido abbia la qualità per fare l’attaccante e il trequartista. In quell’occasione ha anche segnato».
Non c’è soltanto il Benevento: molte squadre fanno un calcio propositivo
Luca D’Angelo Allenatore del Pisa