Il numero 1 del football: «Avrei dovuto ascoltarvi prima»
Goodell sulla protesta, 4 anni dopo il caso Kaepernick: «Noi condanniamo il razzismo e l’oppressione dei neri»
«Ora vi stiamo ascoltando, io vi sto ascoltando». Anche la National Football League si inginocchia. Il commissioner Roger Goodell ha dichiarato che «noi, la Nfl, condanniamo il razzismo e la sistematica oppressione della gente di colore». E ha ammesso la sua responsabilità «di non aver raccolto prima l’appello dei giocatori». Era il 2016 quando Colin Kaepernick, quarterback dei San Francisco 49ers, si inginocchiò durante l’esecuzione dell’inno nazionale che precede le partite per protestare contro le violenze sulle persone di colore negli Stati Uniti. Da allora, scaduto il contratto con la squadra, Kaepernick non ha più giocato nella lega. Ora il mondo dello sport, e non solo, si sta inginocchiando per protestare contro l’uccisione di George Floyd a
Minneapolis, il 25 maggio scorso, da parte di un agente di polizia nel corso di un arresto.
Le reazioni
«Protesto personalmente con voi e voglio essere parte del cambiamento di cui la nostra nazione ha più bisogno - ha detto Goodell in un video su Twitter -. Le proteste in tutta la nazione sono emblematiche di secoli di silenzi, disuguaglianza e oppressioni verso giocatori, allenatori, tifosi o dirigenti di colore. E mi unirò ai giocatori che hanno alzato la loro voce per capire come possiamo migliorare e avere una Nfl migliore e più unita». «Sono contento che ora Goodell ci stia ascoltando - ha detto Aaron Jones dei Green Bay Packers -. Ha corretto un errore che ha fatto». «Quante volte dobbiamo chiedere di essere ascoltati?», si era domandato nei giorni scorsi Tyrann Mathieu dei Kansas City Chiefs, che hanno vinto l’ultimo Super Bowl. Nella Nfl il 70 per cento circa dei giocatori è di colore, mentre la maggior parte dei tecnici, dirigenti e arbitri è bianca. «Senza giocatori neri non ci sarebbe la lega», ha ammesso Goodell. Senza neri non ci sarebbe l’America. O meglio, non ci sarebbe il mondo.