Lo Spaghetti Circuit... Succursale Nba dell’età d’oro
Spaghetti Circuit era il soprannome dato alla Serie A da Super Basket, settimanale fondato da Aldo Giordani alla fine degli Anni 70 in pieno boom della pallacanestro. Un nome italo-americano per rimarcare che, dopo l’Nba, il nostro campionato era il più bello. E non era presunzione pensare che, anche dagli Stati Uniti, a qualcuno interessasse la A. La Lega Basket, fondata nel 1970 a Milano, per i cinquant’anni ha voluto ricordare le leggende attraverso una votazione tra giornalisti, allenatori ed ex giocatori. La squadra dei sogni schiera D’Antoni (play), Myers e Ginobili ex aequo (guardia), Danilovic (ala piccola), Kukoc (ala grande) e Dino Meneghin (centro) con Ettore Messina allenatore. Ci siamo divertiti a mettere di fronte i tre quintetti più votati che spiegano perché lo Spaghetti Circuit era davvero la succursale europea dell’Nba. Qui arrivavano alcuni dei migliori giocatori usciti dalle università prima di spiccare il volo tra i pro’, tante leggende a fine carriera e anche gli jugoslavi che non potevano andare in America: Cosic e Dalipagic su tutti. Un monopolio europeo senza temere la concorrenza perché in Italia c’erano soldi, sponsor, club vincenti e atmosfera con palazzetti pieni da nord a sud, da ovest a est: da Milano a Reggio Calabria, da Torino e Trieste. A Brescia si sono goduti il giovane Bill Laimbeer, un duro che poi è andato a fare a cazzotti per 15 anni nell’Nba vincendo due anelli da centro titolare dei Pistons. A Varese e alla Pallacanestro Milano si sono innamorati di Bob Morse e Chuck Jura, che hanno addirittura preferito l’Italia all’Nba. All’Olimpia Milano hanno ammirato Bob McAdoo, tre volte miglior marcatore dei pro’ che ha allungato la carriera con 2 Coppe dei Campioni. Quando, il 27 aprile scorso, è morto Mark McNamara (ex Libertas Livorno) siamo andati a vedere
3E
il roster dei Philadelphia 76ers coi quali vinse il titolo Nba nel 1982-83: 7 dei 14 giocatori di quella squadra hanno giocato in Italia. E, in mezzo a tanta grazia, il nostro basket ha cresciuto i vari Riva, Myers, Datome, Belinelli, Gallinari…
In questi ultimi cinquant’anni la Serie A ha conquistato un primato che neanche la crisi può cancellare, quello della tradizione.