Il referendum ruolo per ruolo
campo e possedeva una leadership innata. E poi penso a quello che sta facendo come allenatore in Nba. Entrerà nella Hall of Fame per la sua forza innovativa, per come ha trasformato la pallacanestro. Peraltro la sua dicotomia mi affascina: da giocatore era l’emblema del rigore tattico, un giocatore talentuoso e inquadrato, capace di rendersi utile in tanti modi; da allenatore, invece, ha dato ampio spazio alla creatività. Su Dino c’è poco da aggiungere: per la mia generazione, ma non solo, è la pallacanestro».
3Toni
Kukoc?
«Ho un ricordo: incontrammo lui e il suo agente Capicchioni, eravamo davvero molto vicini a portarlo alla Virtus, ma poi non se ne fece nulla. Successe
prima che si trasferisse a Treviso».
3Passiamo
al secondo quintetto: Brunamonti, Ginobili, Datome, McAdoo e Cosic. «Di questi ne ho allenati addirittura tre: Brunamonti, Ginobili e Datome in Nazionale, inoltre sono stato assistente di Cosic. In panchina Kreso era genio e sregolatezza. Faticavo a capire la sua assoluta mancanza di organizzazione, ma fu un grande innovatore. È stato il primo ad aprirmi gli occhi sul valore delle guardie nella pallacanestro moderna. A quel tempo si cominciava a costruire il gioco dai lunghi, lui invece diede ampio spazio agli esterni e all’uso del pick and roll. Brunamonti e Ginobili sono stati grandissimi giocatori e persone speciali: rappresentano una
parte importante della mia vita, non solamente sportiva».
3E
Bob McAdoo?
«Penso alla sua amicizia con Michael Ray Richardson, a sfidarsi e divertirsi insieme anche fuori dal campo. Da allenatore ebbe un ruolo importante come vice di Pat Riley ai Miami Heat ed è nella Hall of Fame. Un giocatore incredibile che ha lasciato il segnato su entrambe le sponde dell’Oceano. A Milano lo ricordiamo soprattutto per quel tuffo per recuperare palla nella finale scudetto con Livorno. In quel gesto c’è tutta la sua grandezza. La cosa che più mi intriga di questi quintetti è il miscuglio tra giocatori degli anni 70, 80 e di epoca recente. Servirebbe un video-game per poterli vedere in campo assieme».
●Una giuria di 40 persone, fatta da giornalisti, giocatori e allenatori ha votato il referendum della Lega. Playmaker 1. D’Antoni (36 voti); 2. Brunamonti (35); 3. Djordjevic (34); 4. Marzorati (32); 5. Rigaudeau 30. Guardie 1. Myers e Ginobili (37); 2. Riva e Bodiroga (34); 3. Basile (32). Ali piccole 1. Danilovic (38); 2. Datome, Morse, A. Meneghin (35); 3. D.Gallinari (32).
Ali-pivot 1. Kukoc (37); 2. McAdoo (36); 3. Oscar (34); 4. Fucka (33); 5. Dalipagic (32).
Pivot 1. D. Meneghin (38) 2. Cosic (34) 3. Jura (29) 4. Carroll (28) 5. Dawkins (27).
Allenatori 1. Messina (35); 2. Peterson e Bianchini (34); 3. Recalcati (32); 4. Tanjevic 31.
veniamo agli ultimi cinque: Djordjevic, Riva, Morse e i lunghi Oscar e Jura.
«È il quintetto dei tiratori, capaci di uscire da un blocco e fare canestro in scioltezza. Gente in grado di tirare da otto metri e che sapeva anche gestire l’ultimo tiro, quello che ti fa vincere la partita. Sotto canestro invece Chuck Jura, uno dei più forti giocatori visti nel campionato italiano. A Mestre, quando mi occupavo del settore giovanile, lo vedevo spesso in allenamento: uno spettacolo. Jura era “il piede perno”. Non esiste un giocatore del campionato italiano che possa dire di non aver abboccato a una sua finta».