FINALMENTE JUVE-MILAN
Una classica del nostro pallone apre la stagione post Covid: porte chiuse, cinque sostituzioni e al 90’, se servono, subito i rigori Ronaldo riparte con Dybala per volare a Roma a caccia del 30° trofeo Pioli, senza Ibra e con Rebic, cerca gol e si gioca già il futuro
Abbiate gli occhi di Enzo Bearzot del 2 maggio 1982, quando andò a vedere Pablito Rossi che tornava in campo a Udine dopo due anni di squalifica. Non era il centravanti agile e scattante che aveva incantato il mondo nel ‘78, ma il c.t. capì che poteva tornare a esserlo al Mundial di Spagna. Il pallone che torna a rimbalzare questa sera in uno stadio vuoto, tra giocatori che non si abbracciano, non è il calcio che amiamo, ma può tornare a esserlo presto. Intanto vogliamogli bene. Stasera Juve-Milan, semifinale di ritorno di Coppa Italia. E’ il primo passo, come lo fu quel gol di Pablito all’Udinese. Il nuovo decreto Conte ha ridato il via alle manifestazione sportive. Si riparte dopo 95 di giorni di dolore. Il primo pensiero, doveroso, è per chi non c’è più e per chi soffre ancora. Si riparte da due sfidanti che ammassano 53 scudetti in campo. Club oggi agli antipodi. Di qua una Juve che sta scrivendo un ciclo storico, di là un Milan che da anni prova invano a riaprirne uno; di qua la società che ha risolto per prima la grana degli stipendi spalmati, di là quella che ha pensato bene di parlarne a ridosso di un match chiave; di qua una Famiglia radicata da sempre nel calcio italiano, di là proprietari e dirigenti stranieri, che faticano a imparare l’italiano e a connettersi con il management; di qua CR7 che c’è, di là Ibra che non c’è e gli girano pure; di qua Sarri che ha sempre più in mano la squadra, di là Pioli picconato da Rangnick. Partiamo da loro se vogliamo leggere il match con il gioco delle coppie.
Sarri-Pioli
Contro l’Inter, in uno Stadium vuoto, presentò una Juve feroce. Il Milan azzoppato e l’1-1 dell’andata potrebbero intorpidire le motivazioni. Ma è quasi l’unico rischio. Per il resto, Sarri ha tutto in più. Con la pressione di Bentancur, la corsa larga di Douglas e un palleggio sempre più solido e istintivo, la Juve è ancora più sua. Vuole la prima finale da juventino e il suo primo trofeo italiano (a parte la Coppa Italia di Serie D). Pioli fondò il suo primo Milan su Theo Hernandez; il secondo su Ibra e sulle frecce ritrovate (Castillejo, Rebic). Ne ha persi 3 su 4. Il terzo Milan, stasera, è quello della qualità tra le linee: Paquetà, Bonaventura, Calha. Sfavorito anche qui, come nella corsa con Rangnick. I cambi, che potrebbero decidere una partita, dopo una lunga sosta, non sono paragonabili. Ma guai a sottovalutare l’orgoglio. E poi il dio del calcio è tipo permaloso. Se c’è una cosa che odia è passare per prevedibile.
Buffon-Donnarumma
Altro incrocio tra buoni amici. Stavolta più gomiti che abbracci. Buffon vuole la sesta Coppa Italia che lo porterebbe al record solitario, oltre Mancini. La prima la vinse col Parma nel ’99, anno di nascita di Donnarumma e dello scudetto rossonero di Zac. Il Diavolo stese la Juve a Torino. Boban e Weah correvano mano nella mano. Bello ricordarlo in questi giorni di ginocchia a terra. Galliani godeva, più di oggi a Monza. Un dirigente apicale appassionato e connesso ai sentimenti dello spogliatoio manca al Diavolo più di Ibra. Boban è stato sforbiciato via, Maldini che gli dava la mano, quasi. Donnarumma, l’erede di Buffon, è lo schema uno di stasera all’Allianz Stadium: se non tiene lui, saranno inutili gli schemi due, tre, quattro...
Bonucci-Romagnoli
Bonucci succhia energia dalla bolgia, vive di nervi. In uno stadio vuoto è a rischio di deconcentrazione. Invece ne servirà tanta per guidare il reparto e spezzarlo per intercettare i tre creativi che Pioli imbucherà tra le linee. Ancora più determinante la prova di Romagnoli. Si è scaldato nel faccia a faccia con Gazidis, ma è in campo che dovrà dimostrarsi capitano vero, sostenendo un reparto sfigurato dall’emergenza, Da destra a sinistra arremberanno pirati da paura, Douglas Costa, Dybala, Cristiano, ognuno con un’arma diversa: velocità, tocco, tiro. Una grande partita potrebbe essere il primo passo della rincorsa a un posto da titolare all’Europeo che, per ora, Romagnoli ha passato ad altri.
Bentancur-Bennacer
B come «brain», cervello. Era annunciato un derby di centrali dalla taglia molto diversa, ma nelle ultime ore Pjanic ha rimontato le gerarchie. Dovrebbe esserci lui al volante. P come pensiero e punizioni. A Sarri garba parecchio l’interpretazione del ruolo di Bentancur, più fisica e dinamica. L’uruguaiano difende aggredendo in avanti ed è reattivo nelle transizioni, così tiene corta e compatta la squadra, come da vangelo
sarriano. Ma una bocciatura di Miralem alla ripresa lascerebbe scorie. Il dubbio resta. Benta comunque ci sarà: o regista o incursore al posto di Khedira. Fondamentale la prova di Bennacer. Toccherà soprattutto a lui impedire che il Milan resti schiacciato dietro, sotto assedio. Dovrà rialzarlo saltando in dribbling il primo pressing e azionando i tre giocolieri alle spalle di Rebic, anche con il lancio lungo. Dalla tenuta con cui si presentò alle visite mediche in poi, Bennacer è migliorato in tutto, tanto da attirare ammiratori nobili. Una ragione in più per una prova di maturità e personalità.
Dybala-Calhanoglu
La Joya torna nel deserto dello Stadium dopo le meraviglie con l’Inter. I tormenti e i dolori di Higuain lo hanno reso ancora più titolare. Oggi è l’anima della Juve non meno di CR7. Deve solo mettere in fila una serie di conferme. I due mediani rossoneri, se mal assistiti, posso offrigli spazi ghiotti. La Juve correrà molto in fascia, il Milan, persi gli esterni, cercherà di sorprendere al centro, con un tridente di numeri 10. In questa strategia Calhanoglu diventa ancora più importane. Il rendimento del turco è troppo spesso una febbriciattola: 37.
Benino, mai benissimo. E invece Pioli si aspetta l’esplosione perché sa che ha nei piedi gol e assist. Anche per Calha la notte che può cambiare il destino della stagione è l’occasione giusta per la svolta di maturità.
CR7-Rebic
Contro l’Inter,prestazione normale. Un altro che si eccita nelle arene torride. Ma CR7 conosce l’arte dell’autocombustione. Sa imporsi le motivazioni. Tra tutti i trofei in palio in Inghilterra, Spagna e Italia gli manca la sola Coppa Italia: aspettiamocelo feroce. Sgommando da sinistra incrocerà Conti e Kjaer, non esattamente la Maginot. Sospetto forte: quelle zolle possono fare cronaca. Rebic è Patroclo che va in guerra con le armi di Achille. Dovrà essere Ibra nel gioco e nello spirito. Sei gol dal 19 gennaio, più quello nell’andata che tiene in corsa il Milan, danno il senso di un’esplosione. I tifosi sognano il croato che corre a festeggiare con Kessie, anche se il protocollo proibisce la mano nella mano e il popolo non c’è. Stasera torna il pallone. Guardatelo con gli occhi del Vecio e vogliategli bene.