«Mi arrabbio se dicono che da noi non ho vinto nulla E adesso tiriamo fuori tutto»
CALLEJON, INSIGNE E MERTENS ALL’ATTACCO DEL LORO “CREATORE”
L’allenatore della Juve deve disinnescare il trio che ha inventato al Napoli. Forse Dybala alla Eriksen per disturbare Demme. Gattuso, ancora di contropiede?
Che finale sarà? La palla di cristallo del giorno prima è di facile lettura: il giochismo di Sarri contro l’attendismo di Gattuso. La Juve scriverà la sceneggiatura, il Napoli si adatterà per prendersi l’ultima scena.
Contro se stesso
Sarri deve disattivare un attacco che lui stesso ha creato. Callejon-Mertens-Insigne era stata l’intuizione sarriana dell’autunno 2016, quando l’infortunio di Milik costrinse l’allora allenatore del Napoli ad inventarsi qualcosa di diverso. E il colpo di genio arrivò, con la prima linea dei piccoletti e con l’esplosione di Mertens come falso nove per etichetta, ma centravanti vero per numero di gol. Carlo Ancelotti aveva smontato il trio, salvo rilanciarlo nel tentativo di rigenerare la squadra, però l’operazione nostalgia non aveva funzionato. Gattuso si è appoggiato sul tridente con naturalezza, ha riconosciuto nei tre gli interpreti ideali per il suo gioco di ripartenze, contropiede e contrassalti, e ha avuto le risposte che cercava. Coltiva l’unico dubbio del dualismo Callejon-Politano, stasera dovrebbe giocare lo spagnolo, ma con l’ex Inter la sostanza non cambierebbe: un trio di alta precisione tecnica, in velocità e leggerezza. Non deve essere facile giocare contro qualcosa a cui si è dato vita, ma nella pratica è un vantaggio, Sarri sa che cosa aspettarsi da quei tre, come prenderli e marcarli in via preventiva. I numeri dicono che Lorenzo Insigne ha partecipato a quattro dei cinque gol del Napoli nella Coppa Italia 2019-20, tre li ha segnati di persona e uno l’ha ispirato, con l’assist per Mertens al San Paolo contro l’Inter. Sulla fascia di Insigne dovrebbe muoversi Danilo, non il migliore dei terzini per capacità difensive.
Impermeabilità
Forse per Sarri sarà più complicato venire a capo dei meccanismi difensivi del Napoli. Gattuso ha reso la squadra impermeabile, nella Coppa Italia 2019-20 ha subito un unico gol in quattro partite, la rete di Eriksen sabato
contro l’Inter, generata dal pasticcio Di Lorenzo-Ospina sul calcio d’angolo del danese. Per il resto, porta inviolata o clean sheet, come si usa dire oggi, con qualche sofferenza sulle fasce e con Diego Demme cruciale davanti alla difesa, un po’ cane da guardia e un po’ tessitore. Sarà interessante verificare i movimenti di Dybala: l’argentino sulla trequarti andrà a infastidire Demme, come ha fatto l’interista Eriksen sabato scorso? La mossa di Conte è riuscita, Demme contro l’Inter è stato costretto a remare, a correre, e non ha avuto spazi e tempi per pensare in grande. Più in generale presumiamo che il Napoli assumerà un atteggiamento di attesa, così ha giocato le semifinali contro l’Inter e così dovrebbe disporsi all’Olimpico. Bassi e corti, per dirla in “covercianese”, e pronti a ripartire in contropiede. Con questa formula Gattuso è arrivato in finale, perché dovrebbe cambiare?
Il nodo CR7
Senza Higuain, convocato come Chiellini per fare gruppo, ma indisponibile, l’allenatore si ritrova privo del centravanti di ruolo. Venerdì contro il Milan ha convinto Ronaldo a partire dal centro, primo pilone dell’attacco, però l’esperimento è naufragato, CR7 è rientrato in fretta nel suo alveo, la fascia sinistra. Cristiano ha bisogno di spazi, deve arrivare al tiro in corsa, non ama le angustie dell’area. Il database di Transfermarkt gli attribuisce 371 partite in carriera da attaccante di sinistra, 146 da prima punta e 122 da esterno offensivo destro, una tendenza netta. Ieri sembrava che CR7 dovesse ricominciare dal centro, poi è arrivato il contrordine, vedremo stasera. Tutto può essere, ma l’impressione è che Sarri debba rassegnarsi, Ronaldo vero o falso nove non è un’opzione gradita all’interessato.
Rischi e conseguenze
Sarri non si gioca tutto, gli resteranno campionato e Champions, ma abbastanza sì. Si gioca un’altra fetta di consenso degli juventini. La Coppa Italia in sé per la Juve non è una priorità, quella di stasera sarebbe la 14ª della serie, una collezione già ricca. Oggi la Coppa Italia serve più a Sarri che alla Juventus, gli conferirebbe la legittimazione del risultato, gli permetterebbe di perseverare nel personaggio dell’allenatore maudit, maledetto, che indossa la tuta e dice parolacce nelle conferenze stampa. Tutte cose che gli si ritorcerebbero contro se non vincesse. Gattuso ha poco da perdere, il suo rischio è opposto: cedere al richiamo della bella sconfitta, del «Napoli grazie lo stesso».