La Gazzetta dello Sport

Bayern infinito Arriva l’8° titolo consecutiv­o

Non solo soldi, tradizione e mentalità: per vincere il club agisce subito sui difetti e programma il futuro

- di Archetti

Il Bayern sembra non aver mai esaurito il suo compito. In Bundesliga un titolo non è la conclusion­e, ma l’inizio del prossimo; uno precede l’altro senza pause e adesso sono 8 consecutiv­i. Difficile credere che sarà l’ultimo lampo di storia. Durante la pausa si è discusso, tenuemente, di ipotizzare una riforma del torneo. Se non ora, quando? Ma qualsiasi formula vedrebbe la corazzata di Monaco davanti, sempre favorita. Questo decennio ha provocato lo stacco definitivo dalla concorrenz­a: dei 30 titoli assoluti in 120 anni di esistenza, 29 riguardano gli ultimi 51 anni: uno soltanto ha colorato gli altri 69 anni. Ma il Bayern nei decenni scorsi si distraeva, era elastico, litigava ad annate alterne, al massimo colleziona­va triplette, l’ultima tra ’99 e il 2001. Lasciava aria alle rivali, al campionato. In questo decennio, iniziato con la doppietta del Borussia Dortmund, non c’è stata più battaglia. È bravo chi indovina con quanti punti di vantaggio vince, non chi vince: quello è facile.

I motivi

È così facile che si riduce la causa della dittatura a tre fattori principali: soldi, tradizione, mentalità. Non è sbagliato, però sono motivi visibili come scogli emersi. Ma ci sono altre sotto categorie che completano l’opera, i dettagli che sistemano, anche mettendo a nudo i difetti. Primo: la capacità dei dirigenti di capire presto se lo spogliatoi­o andrà in frantumi. Presto significa autunno, con buona parte della stagione davanti e qualsiasi danno rimediabil­e. Carlo Ancelotti venne esonerato a fine settembre, nel 2017 da campione in carica; Jupp Heynckes prese poi il titolo con 25 punti di vantaggio. Idem in quest’annata: Niko Kovac licenziato il 3 novembre; Hansi Flick, il suo secondo, da quel giorno ha infilato 26 vittorie su 29. Un capolavoro. Ma sono santoni i nuovi arrivati? No, erano bravi anche i predecesso­ri. Ma in quel momento non univano la più famosa e pagata combriccol­a di calciatori di tutta la Germania. Negli 8 titoli consecutiv­i, il Bayern ha avuto 5 allenatori diversi e due esoneri. Jupp Heynckes, Pep Guardiola, Ancelotti, ancora Heynckes, Kovac, Flick si sono divisi i titoli. Ma dall’alto, dagli uffici che guardano il campo, non è sfuggito niente. Al minimo sentore di bruciato, è seguito un intervento drastico.

Debolezza nascosta

Seconda sotto categoria, o sovra categoria: la competenza fa sì che se manca la materia prima interna, la si compra guardando lontano. Le giovanili non producono più campioni, è un dato di fatto, un punto debole che si sta tentando di colmare con un camp nuovo e moderno, ma che darà frutti più avanti. Müller e Alaba (non da bambino) sono rimasti gli ultimi pescati dalle proprie juniores. Ma Kimmich,Davies, Gnabry, Coman, Goretzka, Zirkzee, tutti acquistati e non auto prodotti, sono il Bayern del futuro, quello che fa cadere le braccia alla concorrenz­a (e adesso pare fatta per Kouassi). Non tutti erano già fenomeni prima di arrivare. Non erano Neuer, Lewandowsk­i, Thiago. Gnabry faceva parte di una Germania olimpica, una nazionale B mandata a Rio. Quasi vinse l’oro, perdendo la finale con il Brasile di Neymar. Rummenigge guardava le partite per passione, più che per lavoro. Ma si segnò un appunto su Gnabry, già bocciato dall’Arsenal, e chiamò il suo direttore tecnico. Mi piace, seguiamolo, lo prenderemo. Senza milioni di filmati, decine di procurator­i a offrire, centinaia di relazioni. Istinto. Competenza. Programmaz­ione. Otto titoli consecutiv­i

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 ?? AP ?? Il nove che vince Robert Lewandowsk­i, di spalle con il numero nove, abbracciat­o da Serge Gnabry, con il 22, e da Thomas Müller, a destra. Il polacco è a quota 46 gol stagionali
AP Il nove che vince Robert Lewandowsk­i, di spalle con il numero nove, abbracciat­o da Serge Gnabry, con il 22, e da Thomas Müller, a destra. Il polacco è a quota 46 gol stagionali

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