Il nuovo Gattuso pilota il rilancio E ADL lo esalta
Sta anche mediando per sistemare il caso delle multe tra società e giocatori
L’Oms critica il dopo-partita esagerato: «Sciagurati». Salvini: «De Luca dov’era?». La risposta: «Somaro!»
L’hanno sistemato lassù, un gradino più in alto rispetto a tutto quanto il resto. In quel punto dove oltre c’è poco altro, dove la fantasia è incontrollabile: gli era dovuto. Persino Aurelio De Laurentiis ha tenuto a freno il proprio istinto per lasciargli la scena. Come è giusto che fosse, d’altra parte. Napoli è tutta di Rino Gattuso, adesso. È sua, orgogliosa di alzare al cielo la coppa Italia appena conquistata. Il rigore trasformato da Arek Milik potrebbe aprire ad una favola meravigliosa. Ha permesso al Napoli di vincere la sesta coppa Italia, la terza dell’era De Laurentiis e, soprattutto, ha premiato l’allenatore con il primo trofeo della sua carriera di tecnico, anche se il curriculum riporta pure una promozione in serie B, con il Pisa. Altre emozioni, sicuramente. Belle, ma diverse, vissute in ambienti altrettanto diversi. E poi, vuoi mettere? Vincere a Napoli è sempre qualcosa di speciale, ti prende dentro, ti fa sentire unico, come lo è stato Diego Maradona nel suo settennato napoletano. Oggi, il suo fuoriclasse ce l’ha in panchina, il Napoli. Poco importa se la sua storia di allenatore è agli albori. Intanto, prima di subentrare a Carlo Ancelotti, aveva sfiorato l’impresa di raggiungere la zona Champions League, con il Milan, nella passata stagione, arrivando ad un solo punto dal quarto posto.
Da brividi
La conquista della coppa Italia ha un protagonista in assoluto, dunque: Rino Gattuso, destinato a valorizzare il progetto tecnico per le prossime tre stagioni. Ne é stato apprezzato l’aspetto umano, psicologico e tecnico-tattico. Insomma, Rino ha riunito il fronte. Resta poco dell’autunno caldo vissuto dal Napoli, con la storia dell’ammutinamento e delle multe con la richiesta di arbitrato da parte del presidente, fino all’esonero di Carlo Ancelotti e al suo arrivo in panchina a metà dicembre. L’inizio è stato duro, ha dovuto superare lo sconforto delle 4 sconfitte in 5 gare: una realtà che avrebbe abbattuto anche un toro. E invece, Rino non ha mai perso la fiducia. Nei giocatori e in se stesso, perché è sempre stato consapevole delle difficoltà e delle problematiche dell’ambiente. Il suo lavoro è stato determinante come l’approccio con la squadra. Il suo parlar chiaro, senza differenziare lo spirito del gruppo, è servito per far sentire tutti importanti e partecipi al suo progetto tecnico. «Gattuso è l’allenatore più rispettato dallo spogliatoio da quando sono presidente», ha detto Aurelio De Laurentiis. Il rispetto, infatti, è l’argomento che ha messo d’accordo tutti.
Rino sa essere un fratello maggiore per i giocatori ma, all’occorrenza, sa anche mettere da parte i sentimenti e usare il bastone (caso Lozano).
Innovatore
Va bene, è umano, è un passionale, ma sa anche fare bene la sua professione. Gattuso è un allenatore emergente, che ha saputo gestire il gruppo nei mesi difficili, quelli dell’evoluzione della pandemia. E quando la squadra s’è ritrovata a Castel Volturno per riprendere gli allenamenti collettivi, il tecnico ne ha constatato il buono stato di forma e la volontà di seguirlo In quei giorni è stata blindata la coppa Italia. In quel periodo Rino ha ripreso anche il discorso tattico, iniziato contro la Juventus, il 26 gennaio, e continuato sia con il Barcellona sia con l’Inter nelle gare d’andata e ritorno della semifinale di coppa Italia. Ha rivisto un po’ le sue idee aggressive, preferendo una tattica più attendista che ne ha elevato la concretezza e il rendimento nel gioco. Innovatore, certo, ma anche mediatore. Lo è tuttora nella vicenda multe, per esempio. Le sue pressioni potrebbero convincere il presidente a rivedere la propria intransigenza nei confronti del giocatore. E lo è stato nella questione dei rinnovi, convincendo Mertens a restare e pressando su Zielinski e Maksimovic per firmare. E poi, ci sono le motivazioni che ha saputo trasmettere a quei giocatori più fragili come Insigne, Fabian Ruiz, Politano. Oggi, il Napoli è un gruppo testato e solido.
Neo comandante
Sul prato dell’Olimpico c’è stata la consegna dei gradi da parte di un’intera città. La sua rivoluzione ha messo in riga avversari potenti, che nulla hanno potuto contro le sue idee innovative. Da queste parti, l’attualità ha già cancellato la storia passata (Sarri) ed ha scelto il suo nuovo comandante. Il primo atto di Rino è stato il discorso alla squadra tenuto sul prato dell’Olimpico, a fine gara. Poche parole con le quali ha esaltato lo spirito di appartenenza e la forza del carattere, interrotte dall’euforia del presidente: «E adesso, dobbiamo arrivare in Champions», ha urlato De Laurentiis facendogli eco, meritandosi l’applauso dei giocatori. Poi, la festa di Afragola, dove il treno s’è fermato nel cuore della notte, perché la stazione di Napoli era invasa da migliaia di tifosi in attesa. Rino ha alzato la coppa e ha chiesto alla gente di cantare Un giorno all’improvviso, l’inno del San Paolo. E lì, qualche lacrima gli è sfuggita.
E adesso dobbiamo raggiungere il quarto posto e arrivare di nuovo in Champions League
Ha fatto un lavoro eccezionale e diventerà sempre più bravo È uno che non molla mai Con il suo arrivo Insigne ha ritrovato le motivazioni e la voglia di restare Bastone e carota Protettivo ma severo con chi non lo segue Lozano perdonato