Un aiuto ai club: ecco il Fair Play al tempo del Covid
Riforma temporanea per tener conto dell’aumento del deficit, accorpando due anni e scontando i mancati ricavi
Neanche i ricchi piangeranno per il virus. I ricchi con la testa a posto. I ricchi che non si lasceranno più trascinare nelle follie di mercato, valutando i Pogba più di cento milioni (con annesse commissioni agli agenti). I ricchi che, senza responsabilità, si sono ritrovati con mancati guadagni imprevisti e deficit improvvisi. Colpa del virus, ma vai a spiegarlo all’aritmetica: “più” questo, “meno” questo, “uguale”... Con le regole esistenti, molti rischiavano la bancarotta. Ricchi e poveri, anche se le cifre di questi ultimi sono meno impressionanti. Tra campionati sospesi e cancellati, diritti tv da rinegoziare, marketing impoveriti, il baratro è sembrato vicino. Serviva un aiuto, eccolo: il Fair Play Finanziario (FPF) al tempo del Covid-19.
Filosofia Uefa
In pratica, l’Uefa ha adattato le regole alla nuova situazione. Ieri
l’Esecutivo ha approvato la riforma studiata dalla commissione diretta dal vicepresidente Michele Uva e dall’Emergency working group con Uefa, Eca, Leghe e Fifpro. Riforma partita da un presupposto: quello che è successo in questi mesi, e i cui effetti non si esauriranno presto, non è colpa dei club. Non era giusto che i club ne pagassero le conseguenze.
Due anni in uno
Il problema è che il 2020 sarà (finanziariamente) terribile. Un anno di passivi fuori misura che avrebbero impedito di raggiungere la “parità di bilancio” del FPF nel triennio: il deficit di 30 milioni. Invece il 2021 potrebbe beneficiare di entrate più alte, tipo il recupero di incassi tv posticipati per lo slittamento dei tornei. Come intervenire? “Pesando” i bilanci del 2020 e del 2021 come fosse uno soltanto.
Ottobre 2020? No, ‘21
L’esame del 2020 è stato quindi sospeso. A ottobre, infatti, l’Uefa avrebbe dovuto calcolare i conti di 2018, ‘19 e ‘20. Tutto rimandato a ottobre 2021, quando saranno calcolati il ‘18, il ‘19 e il ‘20-21. Dov’è il vantaggio della sintesi dei due anni? Se, per esempio, il 2020 segna un passivo di 80 milioni, e il 2021 di 20 milioni, il passivo dell’“anno doppio” sarà soltanto 50 milioni (da aggiungere naturalmente a 2018 e 2019).
Mancati ricavi
Questo è il primo punto della riforma che mette in sicurezza i conti di tutti i club di 50 campionati europei (esclusi i 5 top: Inghilterra, Spagna, Germania,
Italia e Francia). Considerati i loro bilanci, e la “media” tra 2020 e 2021, l’Uefa confida che non ci saranno situazioni drammatiche. Ma questo non sarebbe sufficiente per le big. La riforma è stata implementata con un secondo capitolo: i mancati ricavi da Covid. Voce pesante: botteghini deserti, diritti tv ridotti, sponsor che rinegoziano contratti, commerciale depresso. Come si calcola il “meno”? L’Uefa ha scelto questo criterio: la differenza con il 2019. Esempio: se un club aveva incassato 50 milioni dallo stadio nel 2019, e solo 25 nel 2020, quei 25 milioni in meno sono considerati “da Covid-19” e saranno
Precisazioni
S’intende: solo i mancati guadagni da chiusura dei tornei. Gli altri no, tipo i minori premi Uefa per risultati nelle coppe, oppure operazioni di mercato meno lucrose di quanto si immaginasse pre-virus. A proposito dei premi Uefa: in teoria c’è il rischio che, con meno partite e meno diritti tv, i contratti siano rinegoziati e i ricavi si riducano un po’ (con effetto sui premi per i club). Infine, un ultimo aiuto ai club: il posticipo dei debiti.
Il prossimo Fair Play
Prossimo obiettivo: la riforma globale del sistema. Le discussioni stavano per cominciare prima del lockdown. Partiranno in estate ed è presumibile si arrivi a un accordo a fine 2021, non prima. Tanti punti in agenda, da un possibile aumento del deficit permesso (più di 30 milioni) all’introduzione di misure quali tassa sul lusso, salary cap, tassa sul break-even. Ma oggi è presto. Accontentiamoci del Fair Play al tempo del Covid.