La Gazzetta dello Sport

L’ex Barça Unzué annuncia: «Ho la Sla»

Il tweet dell’amico Luis Enrique: «La malattia non sa contro chi si è messa»

- f.m.r.

«Questa Sla non sa contro chi si è messa. Più uniti che mai, a tutta russo!». È l’affettuoso tweet pubblicato ieri pomeriggio da Luis Enrique, collega, grande amico e compagno di pedalate di Juan Carlos Unzué, ex portiere ed ex allenatore che ieri ha organizzat­o una conferenza stampa a casa del Barça per annunciare che è stato attaccato dalla Sla, la terribile sclerosi amiotrofic­a laterale. Ultimament­e le conferenze sono virtuali, ma ieri è stata fatta un’eccezione: troppo grave ed emozionant­e la cosa per utilizzare una piattaform­a web. Gli amici volevano essere presenti, e infatti Luis Enrique era li. Così come Eusebio Sacristan. E, accanto a Juan Carlos, anche suo fratello Eusebio, direttore della Movistar e uno dei volti più noti del ciclismo spagnolo. E il presidente del Barcellona Bartomeu, che ha fatto gli onori di casa. Per i blaugrana anche Quique Setien, Piqué, Sergi Roberto e Jordi Alba. Juan Carlos Unzué è stato un ottimo portiere, uno con più di 300 partite in Liga, la maggior parte col Siviglia dopo aver fatto da secondo a Zubizarret­a al Barcellona. E poi un buon allenatore: ha preparato i portieri del miglior Barça della storia, quello di Rijkaard, Guardiola e Luis Enrique, che poi ha seguito al Celta. Ha camminato anche da solo in panchina: Numancia, Racing, Celta, Girona, lo scorso anno. «Ero in ritiro prima che iniziasse la stagione quando mi hanno confermato che avevo la Sla – ha raccontato ieri – il dottore mi ha detto che potevo continuare ad allenare poi quando mi hanno esonerato ho deciso di smettere per concentrar­mi su questa lotta. Non allenerò più, ho firmato per una squadra piccola ma molto impegnata, quella dei pazienti di Sla. Purtroppo avrò un sacco di compagni e compagne: siamo circa 4000 e purtroppo il mercato è attivissim­o, ogni giorno prendiamo 3 o 4 facce nuove e disgraziat­amente ne perdiamo altrettant­e, vittime della Sla. In questi mesi ho potuto toccare con mano la scarsa visibilità di cui gode questa malattia, la grande sofferenza dei pazienti, la loro difficoltà per vivere in maniera decente e la mancanza di mezzi per la ricerca. Spero di poter dare una mano a migliorare la qualità della vita dei malati e a rimediare fondi nella speranza che si trovi una cura per questa malattia. Al momento non esiste, ci sono solo pasticche che rallentano il processo degenerati­vo».

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