Benedek sconfitto dal cancro Roma e Recco lo piangono
Ha scritto la storia della pallanuoto ungherese e di quella italiana, è stato il mancino più forte, ora ci dice addio ad appena 47 anni. Tibor Benedek era malato di cancro e da settimane a Budapest circolavano notizie poco incoraggianti. Un fuoriclasse assoluto in vasca, un uomo silenzioso, gentile e forse un po’ fragile fuori dall’acqua. Determinato a diventare un campione tradendo la tradizione artistica della famiglia, composta di attori celebri. Un ragazzo semplice, a dispetto delle condizioni agiate. Tibor si affermò nell’Ujpest vincendo tutto il possibile, dal campionato alla Coppa Campioni, poi approdò a Roma nel ’96, trovando anche l’amore. Nel ’99 arrivò lo scudetto nella Final Four del Foro Italico (battendo il Posillipo) seguita dalle polemiche: Benedek risultava positivo al controllo effettuato dopo la semifinale con la Florentia. Clostebol, anabolizzante. La causa, secondo l’attaccante, era una pomata utilizzata per curare un’infezione, il Trofodermin, prescritto da un medico non sportivo, tenendo all’oscuro della società. Ma la squalifica arrivò ugualmente: la Fin lo fermò per otto mesi diventati tre in appello, la Fina lo stoppò per 15 mesi diventati otto. Salvi i Giochi di Sydney 2000, quelli che inaugurarono lo straordinario ciclo ungherese sotto la guida di Denes Kemeny: tre ori olimpici, fino a Pechino 2008. In mezzo a una serie di altri trionfi, l’approdo alla Pro Recco di cui diventò anche capitano: otto stagioni (dal 2001 al 2004 e dal 2007 al 2012) con sei scudetti e quattro Champions,. Poi allenò la Nazionale ungherese, l’oro ai Mondiali 2013 il successo più significativo. A maggio, aveva abbandonato la panchina dell’Ujpest. Lascia moglie e tre figli.