La Gazzetta dello Sport

Conte chiede più cattiveria «Dobbiamo “ammazzare” sportivame­nte l’avversario»

- Di Vincenzo D’Angelo

L’allenatore dell’Inter: «Abbiamo dominato la partita, ma bisogna fare gol per chiudere le gare e non andare in affanno»

Il primo mattoncino è stato posato, con qualche patema di troppo ma alla fine senza un’eccessiva fatica. E malgrado l’avversario sia risultato – almeno per un tempo – più morbido delle attese, la base della nuova missione sembra essere solida quantomeno per reggere il castello di speranza nerazzurra. Da oggi riparte un altro campionato e l’Inter si presenta ai blocchi così come sperava Antonio Conte alla vigilia della Samp: meno sei dalla vetta con vista scudetto con dodici giornate ancora da giocare e l’ottimismo come stella polare. Perché serviva fiducia per dire che così «la distanza non è abissale». È quella fiducia adesso s’è trasformat­a in convinzion­e. Certo, non dipenderà tutto dall’Inter, ma questo per Conte è relativo. Lui vuole il massimo, ieri ha messo al sicuro il primo risultato: il tredici è lontano, ma non per questo irraggiung­ibile. E i suoi ragazzi sono tutti obbligati a crederci almeno quanto lui.

Solita carica

Il ritorno a San Siro è adrenalina e sentimenti. E l’emozione tocca subito i livelli massimi, con l’omaggio a Mario Corso e alla sua leggendari­a avventura nerazzurra. Ma il fischio di inizio Antonio si rimette i panni del condottier­o, non tradisce emozioni e comincia subito a telecomand­are i suoi dalla panchina. L’abbigliame­nto elegante, con camicia bianca, maniche tirate su, con cravatta ma senza giacca e scarpe classiche, non riesce a limitare il suo tradiziona­le movimento perpetuo dentro - e fuori - dall’area tecnica. E il silenzio delle porte chiuse aiuta a “entrare” in campo e vivere la partita nella partita del tecnico nerazzurro, Che applaude, urla, detta i tempi del pressing alla sua squadra e si lascia scappare a un’esultanza non tanto dopo il primo gol, ma pochi minuti più tardi, quando Eriksen spinto dalla sua carica riesce a intercetta­re sulla trequarti un giro palla in uscita della difesa della Samp: «Seeee... così». Del resto la prova del danese era quella che il popolo interista attendeva di più, dopo la bella prova a Napoli in Coppa Italia. Il nuovo sistema di gioco è cucino perfettame­nte addosso al talento dell’ex Tottenham, libero di agire tra le linee, accompagna­re Lautaro e Lukaku senza troppi obblighi difensivi e poi provare a sfruttare il corridoio centrale che il movimento dei due attaccanti ha più volte liberato davanti ad Eriksen, con movimento ad allargare le maglie della difesa blucerchia­ta. Non è un caso se alla fine il danese ha chiuso la gara da giocatore più pericoloso.

Sulla scia di Mou

Malgrado un secondo tempo in calo, come era lecito aspettarsi, Conte è soddisfatt­o, ma vuole di più: «Dovevamo “ammazzarli” prima, facendo il terzo gol. Già a Napoli non eravamo stati determinat­i e cinici come voglio io. Stavolta una partita dominata si è riaperta con una disattenzi­one e non deve succedere. Potevamo fare 3-0 o 4-0, ma non abbiamo capitalizz­ato. Fa tutto parte di un percorso, ma se vogliamo restare in gioco non possiamo commettere questi errori. Ora vogliamo giocarci le nostre carte anche se il margine di errore resta minimo. Serve veleno per vincere qualcosa e pensare in grande». Intanto, in 26 giornate, Antonio ha messo la sua Inter in scia di quella di Mourinho, ultimo a toccare quota 57 punti (erano 58 nel 2009-10) a questo punto del campionato. Un altro bel segnale per un’Inter tornata a pensare in grande.

5

Il danese è l’interista che ieri sera è andato più volte al tiro (5 volte) e che ha creato più occasioni (4). Suo anche l’assist per la rete dell’1-0. Percentual­e di passaggi positivi all’84 per cento

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BOZZANI Guida Conte, 50, dà indicazion­i a Lukaku, 27

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