La Gazzetta dello Sport

La Premier ed Hamilton per BLM

- Stefano Boldrini - CORRISPOND­ENTE DA LONDRA

La prima notizia dopo questo 0-0 nel derby del Mersey riguarda il Liverpool: dovrà aspettare almeno il prossimo turno per conquistar­e il titolo, atteso dal 1990. Neppure un suicidio del Manchester City, stasera in casa contro il Burnley, potrebbe risolvere la pratica: la matematica costringe i Reds ad aspettare. La seconda riporta Carlo Ancelotti al centro del palcosceni­co: ancora una volta, con una formazione più debole, ha incartato il match a Jurgen Klopp. Il Liverpool si aggrappa alle statistich­e – 69,9% di possesso palla, 586 passaggi contro 255), ma immaginiam­o il faccione di Carlo di fronte ai numeri. «Li rispetto, ma non sono il Vangelo», il suo mantra.

Analisi

Ha ragione: al netto delle cifre, è stato l’Everton a costruire le occasioni migliori, ben quattro tra l’80’ e l’81’: un salvataggi­o di Alisson sul colpo di tacco di CalvertLew­in, il palo del 21enne Tom Davies, la capocciata ancora di Calvert-Lewin, un tiro da due passi di Richarliso­n. Il Liverpool ha spaventato Pickford soltanto nel recupero con una punizione di Fabinho e, nel primo tempo, con un assalto di Roberto Firmino. Tutto qui: poco per vincere un derby, contro una squadra perfetta nella strategia complessiv­a.

Ancelotti ha proposto il solito 44-2, modificabi­le in 4-3-3 in attacco. Iwobi, sul versante destro, ha macinato chilometri per alternarsi nel ruolo di terzo elemento del fronte avanzato e di esterno basso nei ripiegamen­ti. La mossa ha tolto l’aria al Liverpool, frenato dalle assenze di Robertson, Salah e Wijnaldum. L’uscita per infortunio di Milner, uno tosto, ha complicato ulteriorme­nte la vita a Klopp. Gomez non è un esterno puro: senza la sua spinta, la cosiddetta catena di sinistra si è inceppata.

Coraggio

Ancelotti non ha solo elaborato piani difensivi. Ha avuto il coraggio di proporre un ragazzo del 2001, Gordon, alla prima da titolare. Il ragazzo è acerbo, ma quando è entrato Sigurdsson, l’azzardo di Carlo è apparso ancora più comprensib­ile: l’islandese, al momento, è un giocatore sfiorito. Il problema dell’Everton, che sarà all’origine di un mercato mirato, è la fragilità del centrocamp­o. Mancano centimetri, muscoli e corsa. In Inghilterr­a, un handicap pesante. Tra la solidità della retroguard­ia - dove Coleman è stato il migliore in assoluto – e l’attacco, con due talenti come Richarliso­n e Calvert-Lewin, c’è una terra di nessuno, dove il portoghese André Gomes è il migliore, Davies ha discrete qualità, ma in termini di

●Non solo il campione inglese di Formula 1 Lewis Hamilton (in alto), è sceso in strada a Londra per il movimento americano Black Lives Matter, nato dopo la morte di George Floyd. Ma anche tutta la Premier, che al posto dei cognomi dei giocatori sulle maglie ha scritto, appunto, un solo slogan per tutti «Black Lives Matter», le vite dei neri contano. valore generale non si possono contrastar­e corazzate come il Liverpool.

I Reds in calo

Ancelotti è riuscito a portare a casa un punto importante, grazie alla difesa solida e ad un attacco che ha saputo soffrire. Il centrocamp­o debole è una delle spiegazion­i nel divario di alcuni numeri. Il Liverpool è mancato, oltre che negli assenti, nella sua qualità migliore: l’energia. La lunga sosta ha tolto brillantez­za. Per la cronaca, va ricordato che già prima del lockdown i Reds erano in calo: 4 sconfitte in 6 gare e l’addio alla Champions League contro l’Atletico Madrid. Il Liverpool ha regalato emozioni fuori dal campo. Rivedere Kenny Dalglish in tribuna, dopo la positività al Covid-19, ha scaldato il cuore. Gli scarpini di Alexander-Arnold firmati Black Lives Matter, da oggi all’asta con incasso devoluto alla fondazione di Nelson Mandela, sono stati un bel gesto. La lunga chiacchier­ata Klopp-Ancelotti, due manager che si stimano, è stata un inno alla sportività. L’Everton non vince il derby da 10 anni – 3.536 giorni dal 17 ottobre 2010 -, ma con Carlo Ancelotti, prima o poi, l’impresa riuscirà.

Loro hanno avuto le chance migliori, anche se per lo più abbiamo dominato la partita

Tutti siamo felici di essere tornati. Non abbiamo perso, altro punto verso l’obiettivo

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