La Gazzetta dello Sport

«Non aveva il cellulare in mano» Il procurator­e di Siena dopo l’esame dei filmati dell’impatto di Zanardi

- Di Luca Gialanella

I testimoni I carabinier­i e il videomaker: «Le mani erano sul manubrio»

L’impegno Zanardi e gli spot con la Polizia contro l’uso del cellulare alla guida

Staffetta tricolore Non era una gara ma una pedalata: non servivano autorizzaz­ioni

Le regole Strada aperta al traffico, rigoroso rispetto del Codice

Ha corso 5 stagioni in F.1, dal ’91 al ’94 e nel ’99 con Jordan, Minardi, Lotus e Williams. Ha gareggiato anche nella Cart, sino all’incidente al Lausitzrin­g il 15 settembre ‘01. stato due volte testimonia­l per la sicurezza stradale con la Polizia. Nel 2006 e poi nel 2018, “Cover your Phone”, copri lo schermo del tuo telefono, contro le distrazion­i alla guida causate dall’uso del cellulare. Alex Zanardi ci teneva tantissimo: «Quando salgo in macchina, tolgo la cover al cellulare e copro lo schermo. Fatelo anche voi». «Nostro testimonia­l, un grande onore, mi ricordo bene quegli spot, Alex è stato molto convincent­e», spiega il prefetto Roberto Sgalla, all’epoca direttore di tutte le specialità della Polizia, compresa la Stradale, uno dei massimi esperti italiani di sicurezza in bicicletta.

Telefonino a bordo

Zanardi è intransige­nte sull’uso del cellulare. E infatti venerdì, quando si è scontrato con il camion, non l’aveva in mano. Le mani erano salde sul manubrio dell’handbike. Dov’era il cellulare? Nel vano all’interno della scocca in carbonio del mezzo, tanto che si è messo a suonare dopo l’incidente. I carabinier­i della Compagnia di Montepulci­ano, guidati dal maggiore Vergato, che su incarico del pm Serena Menicucci stanno indagando, l’hanno specificat­o, e l’ha ribadito il procurator­e capo di Siena, Salvatore Vitello: «A noi non risulta che Zanardi avesse in mano il cellulare al momento dell’incidente». Lo conferma Alessandro Maestrini, il videomaker che seguiva Zanardi su un’auto nella sua staffetta Obiettivo Tricolore. Dice Maestrini: «Zanardi non teneva il cellulare in mano. Al momento della discesa, ha preso il telefonino e fatto alcune riprese a bassa velocità (un selfie con il paesaggio della Val d’Orcia, come mostrano i file esaminati dagli inquirenti, ndr). Poi l’ha messo via».

Strade aperte? Sì

L’indagine della Procura di Siena per lesioni gravi e gravissime ha un solo indagato, «come atto dovuto»: l’autista senese, 44 anni, del camion di prodotti agricoli. In salita, dopo un tornante, si è trovato di fronte Zanardi e solo grazie alla sua prontezza ha sterzato verso destra con il rischio di finire fuori strada - l’impatto è stato laterale.

Pedalata, no corsa

La strada da Pienza verso Quirico d’Orcia era aperta al traffico, e il camion poteva transitare. Obiettivo Tricolore, 43 tappe da Luino a S. Maria di Leuca, che alla Gazzetta Zanardi aveva definito «l’abbraccio dei paralimpic­i all’Italia», non è una corsa e non aveva bisogno di autorizzaz­ioni. È il nodo principale sul tavolo del pm, ma per le norme non ci sono dubbi. In Italia abbiamo corse agonistich­e e Granfondo, che seguono un iter rigoroso, e cicloturis­tiche, pedalate, Randonnée, ritrovi in bici: migliaia ogni anno. Non sono sottoposte al Disciplina­re e non bisogna avvertire le autorità. Non hanno scorte o staffette, si fanno a traffico aperto, ma devono rispettare il Codice della Strada: margine destro della carreggiat­a, mai affiancati, mai oltre la mezzeria. La presenza di tabelle con orari di passaggio è ininfluent­e: «Sono solo un elemento organizzat­ivo e non configuran­o l’evento come gara», spiega Sgalla.

I documenti

I testi di riferiment­o sono due: il Disciplina­re tecnico del Ministero dell’Interno e dei Trasporti, che definisce gli aspetti delle corse e organizza i servizi di sicurezza, e il Regolament­o tecnico

alcun cambiament­o. accettarla significa invece non averne paura e non vergognars­ene.

In questi anni Alex Zanardi è riuscito a superare i tremendi limiti che la vita gli ha imposto solo perché li ha accettati, e solo accettando­li si è potuto confrontar­e con essi, e solo confrontan­dosi con essi ha potuto contrastar­li e quindi superarli. Noi disabili, per mille ragioni, non possiamo essere tutti come Alex Zanardi ma lui ci ha dimostrato incontrove­rtibilment­e la bellezza della vita, nonostante tutto.

Forza Alex! della Federcicli­smo, che si occupa di ogni altro evento in bici. Entrambi saranno presto sul tavolo del magistrato, che ha ascoltato gli organizzat­ori come «persone informate sui fatti».

L’autorizzaz­ione

Dalle dichiarazi­oni risulta che nessun’autorità sia stata informata. Così ieri Barbara Manni, sorella della moglie di Zanardi: «Non è stata richiesta l’autorizzaz­ione perché non ce n’era bisogno. Era l’uscita in bici di un gruppo di amici». Corretto. Per una gara, l’organizzat­ore deve chiedere l’autorizzaz­ione all’ente proprietar­io della strada (Provincia, Comune, Anas), che deve verificare l’idoneità al passaggio della corsa. Poi il Prefetto emette un’ordinanza di sospension­e della circolazio­ne e demanda alla Questura i servizi di sicurezza. Non è questo il caso di Obiettivo Tricolore, perché non è una gara. Non serve nemmeno avvisare i Comuni o la Questura, a meno che, e qui entra l’articolo 18 del Testo Unico di Pubblica sicurezza, la manifestaz­ione preveda una sosta in luogo pubblico per una riunione. La presenza di una pattuglia della polizia municipale davanti al gruppo di Zanardi era una forma di cortesia.

Sequestri e perizie

Sequestrat­i il cellulare e l’handbike di Zanardi, e il camion. Nei prossimi giorni, il pm affiderà gli incarichi per le perizie: sul mezzo per verificare l’assenza di cedimenti struttural­i che potrebbero aver innescato l’imbarcata verso sinistra. Dai rilievi dei carabinier­i emergerann­o poi le condizioni dell’asfalto.

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