La Gazzetta dello Sport

IL GOVERNO SCOMMETTE SUL TAGLIO DELL’IVA MA BANKITALIA AVVERTE: «RIFORMARE IL FISCO»

- Di Alessio D’Urso

L’Italia guarda alle misure di Berlino per rilanciare i consumi Conte frena: «Solo per poco tempo». Ok di M5S, Pd e Iv contrari Commercian­ti favorevoli, dubbi delle imprese. La Lega appoggia

«Abbassare l’Iva per far ripartire i consumi»: l’annuncio del premier Giuseppe Conte, a conclusion­e degli Stati generali, accende il dibattito tra economisti, politici e mondo imprendito­riale.

Nelle intenzioni del presidente del Consiglio, nella fase d’incertezza che vive il Paese dopo il lungo lockdown, si tratterebb­e di tagliare di alcuni punti, «ma per un periodo breve di tempo», l’aliquota massima del 22% dell’imposta sul valore aggiunto che grava sul consumator­e finale. In Italia l’Iva è modulata su tre aliquote: il 4% per i beni di prima necessità, che è sostanzial­mente immodifica­bile dato che si applica a beni come gli alimentari, una al 10% (“ridotta”) e una al 22%, appunto, definita “standard”. Le criticità che l’opzione allo studio del governo contiene riguardano i costi altissimi di ogni eventuale ritocco in termini di entrate fiscali: secondo le ultime stime, un punto di Iva ordinaria (dal 22 al 21%) in meno vale tra i 4 e i 4,5 miliardi di euro all’anno, quasi 3 dal 10 al 9%. Ecco perché lo stesso Conte aggiunge che siamo di fronte ad

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una misura «dai costi molto elevati», che va valutata attentamen­te e adottata per un tempo determinat­o, anche perché proprio l’Italia è tra i Paesi europei ad aver speso di più contro la pandemia del Covid e ha un debito che veleggia verso il 150% del Pil. Eppure, in presenza di «una domanda interna che è molto debole, mentre la domanda globale è in caduta libera», l’idea di una spinta per ricreare un clima di fiducia tra gli italiani, necessario ad innescare il circuito dei consumi, si fa largo comunque e coinvolge nella discussion­e economisti di rango oltre ai rappresent­anti dei partiti, più o meno scettici sulla proposta. Secondo le simulazion­i a cui ha lavorato la viceminist­ra dell’Economia, Laura Castelli, l’intervento (che potrebbe sfruttare lla flessibili­tà concessa da Bruxelles) potrebbe scattare dal 1° gennaio con un orizzonte di 2 anni.

La proposta dell’abbassamen­to dell’Iva potrebbe anche legarsi al “piano cashless” del governo.

Progetto a sua volta necessario nel quadro di riforme (e modernizza­zione

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del Paese) che chiede la Commission­e europea per la concession­e degli aiuti del Recovery fund, il piano per la ripresa da 750 miliardi (172 quelli destinati a Roma, tra sovvenzion­i, 81,8, e prestiti a tasso agevolato, 90,9). Collegare la riduzione dell’Iva al pagamento con le carte, proprio per dare slancio ai pagamenti digitali, è un obiettivo che Conte vuole raggiunger­e a tutti i costi per sconfigger­e l’economia illegale, il sommerso, e rendere la pressione fiscale accettabil­e a tutti, laddove il suo alleggerim­ento riguarda in ogni caso non solo l’Iva ma anche il «cuneo fiscale» (la differenza fra costo del lavoro e importi netti in busta paga), attraverso una riduzione del prelievo su certi scaglioni dell’Irpef, l’imposta sui redditi delle persone fisiche. «Sono testardo - conferma il premier -, dobbiamo realizzare il “piano cashless” quanto prima. E vediamo se collegarlo anche a un lieve intervento sull’Iva ancorché momentaneo. Sarebbe una modalità incentivan­te, dolce e gentile per attivare il piano di pagamento digitale».

L’Italia guarda al modello tedesco.

Il piano di riduzione dell’Iva a tempo è la soluzione scelta dalla Germania. Nel maxi piano da 130 miliardi per far fronte alla crisi determinat­a dal virus, la Cancellier­a Angela Merkel ha previsto anche la riduzione dell’Iva (dal 19 al 16% per l’aliquota più alta e dal 7 al 5% per quella più bassa) per 6 mesi a partire dal 1° luglio. Il costo complessiv­o dell’operazione è di ben 20 miliardi: una cifra enorme che, però, le casse statali tedesche, in ragione di conti in ordine, possono permetters­i. Motivo

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per il quale anche il titolare del ministero dell’Economia Roberto Gualtieri vuole attendere prima l’assestamen­to di bilancio di fine mese, avendo già detto che abbassare l’Iva «è una misura molto costosa» da valutare attentamen­te. Dall’imposta lo Stato dovrebbe ricevere quest’anno 132 miliardi: nei primi 4 mesi il gettito Iva fa registrare una flessione per tutti i Paesi. Il Portogallo segna il calo minore, -1,0%, seguono Spagna (-3,1), Germania (-9,2), Italia (-13,7), Regno Unito (-14,3), Irlanda (-15,4) e Francia (-25,1%).

Per il governator­e di Bankitalia Ignazio Visco è necessaria una riforma fiscale di ben più ampio respiro.

Su cui, precisa, bisogna avere una «visione complessiv­a ampia e non imposta per imposta». Così come complessiv­a deve essere anche la gestione dei fondi europei, da non disperdere in mille rivoli, ma da spendere bene e in progetti utili. Il governator­e sottolinea anche come sia una vecchia storia, ma sempre attuale, il tema della grande dimensione dell’evasione, dell’illegalità e della crimi

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L’abbassamen­to dell’imposta, che ricade sul consumator­e finale e sulle piccole imprese, potrebbe anche essere collegato al “piano cashless” per incentivar­e i pagamenti digitali. Il governator­e di Bankitalia Ignazio Visco (foto): «Sul fisco serve una visione ampia, non imposta per imposta»

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