DYBALA, PEZZELLA, THORSBY: GOL AL COVID
Lo juventino a rete come il capitano della Viola e il norvegese della Samp, tutti positivi al virus
In quei giorni devono averci pensato parecchio, Paulo Dybala, German Pezzella e Morten Thorsby. Un gol. Come, soprattutto quando. Hanno fatto i conti a lungo con il virus i due argentini di Juve e Fiorentina, e il norvegese della Sampdoria. È stata una partita almeno all’inizio contro un mistero perché l’avversario era sconosciuto, imprevedibile. E anche se il calcio spesso ti insegna tante cose della vita, stavolta è stato diverso. E allora quel gol, quei gol, figli di giorni e settimane difficili, hanno un significato speciale. Sono diventati un simbolo della ripartenza. Tre mesi dopo, Dybala, Pezzella e Thorsby sono tornati in copertina non più per l’esito di un tampone ma per quello che fanno di mestiere: giocare a pallone.
Tanta prevenzione
Per carità, tre gol non sono una tesi scientifica. Meglio premetterlo in tempi in cui qualcuno anche sul virus - si sente come l’oracolo di Delfi. Ma un segnale, una morale minima si può cercare. «Abbiamo messo la prevenzione davanti a tutto - racconta Maurizio Casasco, il presidente della Federazione MedicoSportiva - Tenere la barra ferma, agire con fermezza, stabilire controlli preventivi prima di ricominciare. E abbiamo saputo fare gioco di squadra: noi, il Coni con il lavoro fatto anche insieme con il Politecnico di Torino, la
Federcalcio, la Lega, tutti hanno avuto il loro ruolo. E ora la possiamo dire, anche gli iniziali no del ministro Spadafora ci hanno aiutato. Senza quei no non saremmo arrivati al sì pronunciato al momento opportuno».
«Persone sane»
Il tema degli effetti della malattia su alcuni organi vitali era stato uno dei punti più importanti da prendere in considerazione nei lunghi mesi dello stop agonistico e del dibattito sulla ripartenza. In cui si è anche parlato del rischio che uno sportivo di alto livello possa essere più vulnerabile di altri soggetti proprio per gli stress vissuti nell’attività agonistica. Pezzella, Thorsby e Dybala si sono sottoposti ad esami specifici come da protocollo Fmsi: test con sforzo massimale di valutazione polmonare, ecocardiogramma, esami del sangue, holter, spirometria, radiologia polmonare. «Controlli accurati hanno messo in campo persone sane - aggiunge Carlo Tranquilli, medico sportivo di grande esperienza che ha diretto l’Istituto di Medicina dello Sport - Si sono studiate tutte le conseguenze possibili, soprattutto dal punto di vista cardiaco e polmonare. Poi allo screening medico si è aggiunta la performance del calciatore, parliamo di persone che hanno risposte immunitarie importanti».
Sani e scatenati Sottoposti a esami specifici, non hanno avuto conseguenze
Paure e febbre
Pezzella è stato quello che ha sofferto di più. Lo ha raccontato lui stesso qualche settimana fa: «Ho avuto paura, mi chiedevo, domani potrò respirare?». Dybala ha dovuto combattere con una positività dura a morire, 46 giorni prima che il doppio tampone dicesse: è passata. Più breve il percorso di Thorsby, il calciatore «ecologista», che ha avvertito febbre, mal di testa e qualche dolore muscolare, ma è uscito prima dal tunnel. Il loro viaggio nella malattia è un simbolo di speranza.
Ora gli infortuni
Tanto che Casasco ora dice: «In questo momento siamo quasi preoccupati più degli infortuni che del Covid...Covid che però è sempre in agguato ed ecco perché i nostri club continuano a svolgere monitoraggi importanti come prevede il protocollo». «Gli infortuni sono un problema - aggiunge Tranquilli - Probabilmente sono anche il frutto di una preparazione particolare, con carichi anomali per un momento come questo della stagione. Da questo punto di vista, è paradossale ma non troppo, i calciatori che sono stati fermi per la malattia hanno anche riposato di più. E pure questo può essere stato un vantaggio».