DA GASP-INZAGHI A ZAPATA-IMMOBILE ATALANTA-LAZIO È LA NUOVA CLASSICA
I tecnici sono gli artefici dei “miracoli”. Poi le sfide per il re dei gol, degli assist e dell’uomo mercato. E la Juve osserva interessata...
Come un romanzo. Non proprio un classico, ma un emergente nelle classifiche dei più letti. Diciamo letti più volentieri. Negli ultimi quattro anni, da quando sulle due panchine siedono Gian Piero Gasperini e Simone Inzaghi, le sfide fra Atalanta e Lazio sono sfogliate con piacere da tutti: non stancano, fino alle ultime pagine. Rivelazioni del campionato e manifesti di un credo, «il gol anzitutto»: belle, quasi sempre. La Lazio ha vinto di più (un trofeo sottratto proprio alla rivale), ma l’Atalanta ha centrato quel traguardo Champions che la squadra di Inzaghi ha solo sfiorato.
I due maghi
Una sfida che ne contiene tante e che ha la Juventus spettatrice interessatissima (i bianconeri hanno 4 punti di vantaggio sulla Lazio). La prima e più importante è quella tra i due allenatori, gli artefici dei rispettivi «miracoli». Si conoscono, si stimano, pur nella diversità dei rispettivi progetti tattici. Intensa e dominatrice l’Atalanta, più votata al palleggio e alla verticalizzazione la Lazio. Entrambe tremendamente efficaci. E quando si sfidano, spesso piovono gol. Dai sette (4-3 per Inzaghi) del primo Atalanta-Lazio con gli attuali tecnici in panchina al 3-3 della gara di andata, digerito con rabbia dal Gasp per la rimonta subìta e per i due rigori concessi alla Lazio. Salutò molto più soddisfatto il 3-3 di Bergamo di due anni fa: più che una partita, un inno al bel calcio. Il bilancio è in parità: due vittorie a testa e tre pareggi. In campionato il Gasp ha messo spesso in difficoltà Simone, che però si è preso la rivincita nella finale di Coppa Italia.
Chi segna di più?
Meglio di loro, solo Cristiano Ronaldo. Parliamo degli ultimi 22 mesi, da quando il colombiano è all’Atalanta, e loro sono
Duvàn Zapata (36 gol nel periodo) e Ciro Immobile (42, a un passo dai 43 del portoghese). I devastatori dell’area avversaria, ognuno a modo suo. Zapata è fisico, potenza, ma anche lavoro di fatica che diventa chiave tattica: l’Atalanta in zona offensiva si muove in base ai movimenti di Duvàn, che sposta le attenzioni dei difensori avversari e anche le posizioni dei compagni. Immobile è velocità, rapidità, imprevedibilità, un moto perpetuo guidato dal fiuto per la porta: dove c’è odore di gol, si sente arrivare Ciro. In questo torneo è già arrivato 27 volte in 26 partite: una macchina. Negli ultimi sessant’anni (abbondanti), segnò più gol di lui dopo lo stesso numero di giornate solo Antonio Valentin Angelillo nel 1959. Alla fine per l’interista furono 33: andando avanti così, Ciro può strabatterlo. E battere anche se stesso: è a soli due gol dal record di 29 in una singola stagione di A (2017-18).
Ritmo pazzesco
Zapata ha segnato meno della metà dei gol di Immobile, ovvero 13, ma si è fatto bastare 16 partite. In più, ha un’«attenuante» lunga una novantina di giorni. Sicuramente, come Ciro, ha una discreta tendenza alla costanza: sei gol nelle prime sette partite di campionato, sette gol nelle ultime sei. In mezzo, un infortunio di tre mesi e un rodaggio di tre partite (Parma, Inter e Spal) per dimenticarlo. Come dire: il miglior Zapata ha saltato l’appuntamento solo 4 volte, contro Spal e Fiorentina all’andata, Genoa e Roma al ritorno. Il Sassuolo ha detto che il lockdown non lo ha arrugginito, l’Atalanta dirà a Immobile se anche il suo motore ha fatto il tagliando in quarantena.
Chi inventa di più?
Dalla sfida a chi segna di più, a quella a chi inventa di più. Dodici assist per Luis Alberto, nove per Gomez, i due specialisti della Serie A. Lo spagnolo della Lazio ha già vinto quella classifica nel campionato di due anni fa, per il bis dovrà guardarsi soprattutto dal Papu. Sono amici e hanno anche fatto una scommessa su chi regalerà più gol ai compagni a fine campionato: in palio una cena a Ibiza, dove entrambi vanno in vacanza. In
campo li accomuna l’altruismo. Una caratteristica che l’argentino ha affinato con il tempo e grazie al Gasp. Prima era più attaccante e ha conservato certe reminescenze: segna di più rispetto al laziale. Che può risultare più geniale, se è in giornata. Ma anche il Papu non scherza. E contro la Lazio è quasi sempre ispirato: 4 gol e 4 assist negli incroci precedenti.
Chi vale di più?
L’ultimo confronto sullo sfondo della sfida di stasera, più che tecnico è economico. Gosens e Milinkovic non hanno lo stesso ruolo - il nerazzurro è un esterno, il laziale una mezzala che può fare anche il trequartista ma hanno comunque un «ruolo» in comune: possono essere i prossimi uomini mercato dei due club. Su Milinkovic si muovono da tempo alcuni tra i maggiori club europei. Su Gosens si è fatta meno «letteratura», ma anche lui è un pezzo pregiato e richiestissimo. In grado di perpetuare la recente tradizione del club di Percassi: fa sbocciare potenziali campioni e poi li rivende a peso d’oro. Una filosofia più pragmatica rispetto a quella della Lazio, che valuta tantissimo i gioielli come Milinkovic con il rischio poi di non venderli. Che per le casse societarie è uno svantaggio, ma per l’allenatore assolutamente no. Vero, Inzaghi?