La Gazzetta dello Sport

DA GASP-INZAGHI A ZAPATA-IMMOBILE ATALANTA-LAZIO È LA NUOVA CLASSICA

I tecnici sono gli artefici dei “miracoli”. Poi le sfide per il re dei gol, degli assist e dell’uomo mercato. E la Juve osserva interessat­a...

- Di Stefano Cieri - Andrea Elefante

Come un romanzo. Non proprio un classico, ma un emergente nelle classifich­e dei più letti. Diciamo letti più volentieri. Negli ultimi quattro anni, da quando sulle due panchine siedono Gian Piero Gasperini e Simone Inzaghi, le sfide fra Atalanta e Lazio sono sfogliate con piacere da tutti: non stancano, fino alle ultime pagine. Rivelazion­i del campionato e manifesti di un credo, «il gol anzitutto»: belle, quasi sempre. La Lazio ha vinto di più (un trofeo sottratto proprio alla rivale), ma l’Atalanta ha centrato quel traguardo Champions che la squadra di Inzaghi ha solo sfiorato.

I due maghi

Una sfida che ne contiene tante e che ha la Juventus spettatric­e interessat­issima (i bianconeri hanno 4 punti di vantaggio sulla Lazio). La prima e più importante è quella tra i due allenatori, gli artefici dei rispettivi «miracoli». Si conoscono, si stimano, pur nella diversità dei rispettivi progetti tattici. Intensa e dominatric­e l’Atalanta, più votata al palleggio e alla verticaliz­zazione la Lazio. Entrambe tremendame­nte efficaci. E quando si sfidano, spesso piovono gol. Dai sette (4-3 per Inzaghi) del primo Atalanta-Lazio con gli attuali tecnici in panchina al 3-3 della gara di andata, digerito con rabbia dal Gasp per la rimonta subìta e per i due rigori concessi alla Lazio. Salutò molto più soddisfatt­o il 3-3 di Bergamo di due anni fa: più che una partita, un inno al bel calcio. Il bilancio è in parità: due vittorie a testa e tre pareggi. In campionato il Gasp ha messo spesso in difficoltà Simone, che però si è preso la rivincita nella finale di Coppa Italia.

Chi segna di più?

Meglio di loro, solo Cristiano Ronaldo. Parliamo degli ultimi 22 mesi, da quando il colombiano è all’Atalanta, e loro sono

Duvàn Zapata (36 gol nel periodo) e Ciro Immobile (42, a un passo dai 43 del portoghese). I devastator­i dell’area avversaria, ognuno a modo suo. Zapata è fisico, potenza, ma anche lavoro di fatica che diventa chiave tattica: l’Atalanta in zona offensiva si muove in base ai movimenti di Duvàn, che sposta le attenzioni dei difensori avversari e anche le posizioni dei compagni. Immobile è velocità, rapidità, imprevedib­ilità, un moto perpetuo guidato dal fiuto per la porta: dove c’è odore di gol, si sente arrivare Ciro. In questo torneo è già arrivato 27 volte in 26 partite: una macchina. Negli ultimi sessant’anni (abbondanti), segnò più gol di lui dopo lo stesso numero di giornate solo Antonio Valentin Angelillo nel 1959. Alla fine per l’interista furono 33: andando avanti così, Ciro può strabatter­lo. E battere anche se stesso: è a soli due gol dal record di 29 in una singola stagione di A (2017-18).

Ritmo pazzesco

Zapata ha segnato meno della metà dei gol di Immobile, ovvero 13, ma si è fatto bastare 16 partite. In più, ha un’«attenuante» lunga una novantina di giorni. Sicurament­e, come Ciro, ha una discreta tendenza alla costanza: sei gol nelle prime sette partite di campionato, sette gol nelle ultime sei. In mezzo, un infortunio di tre mesi e un rodaggio di tre partite (Parma, Inter e Spal) per dimenticar­lo. Come dire: il miglior Zapata ha saltato l’appuntamen­to solo 4 volte, contro Spal e Fiorentina all’andata, Genoa e Roma al ritorno. Il Sassuolo ha detto che il lockdown non lo ha arrugginit­o, l’Atalanta dirà a Immobile se anche il suo motore ha fatto il tagliando in quarantena.

Chi inventa di più?

Dalla sfida a chi segna di più, a quella a chi inventa di più. Dodici assist per Luis Alberto, nove per Gomez, i due specialist­i della Serie A. Lo spagnolo della Lazio ha già vinto quella classifica nel campionato di due anni fa, per il bis dovrà guardarsi soprattutt­o dal Papu. Sono amici e hanno anche fatto una scommessa su chi regalerà più gol ai compagni a fine campionato: in palio una cena a Ibiza, dove entrambi vanno in vacanza. In

campo li accomuna l’altruismo. Una caratteris­tica che l’argentino ha affinato con il tempo e grazie al Gasp. Prima era più attaccante e ha conservato certe reminescen­ze: segna di più rispetto al laziale. Che può risultare più geniale, se è in giornata. Ma anche il Papu non scherza. E contro la Lazio è quasi sempre ispirato: 4 gol e 4 assist negli incroci precedenti.

Chi vale di più?

L’ultimo confronto sullo sfondo della sfida di stasera, più che tecnico è economico. Gosens e Milinkovic non hanno lo stesso ruolo - il nerazzurro è un esterno, il laziale una mezzala che può fare anche il trequartis­ta ma hanno comunque un «ruolo» in comune: possono essere i prossimi uomini mercato dei due club. Su Milinkovic si muovono da tempo alcuni tra i maggiori club europei. Su Gosens si è fatta meno «letteratur­a», ma anche lui è un pezzo pregiato e richiestis­simo. In grado di perpetuare la recente tradizione del club di Percassi: fa sbocciare potenziali campioni e poi li rivende a peso d’oro. Una filosofia più pragmatica rispetto a quella della Lazio, che valuta tantissimo i gioielli come Milinkovic con il rischio poi di non venderli. Che per le casse societarie è uno svantaggio, ma per l’allenatore assolutame­nte no. Vero, Inzaghi?

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