Io, Prati, Riccione e le freccette al bar Quante risate con quel gruppo di campioni
Quando segnò i primi gol a San Siro non lo conoscevo, ma dopo qualche giornata mi innamorai di Pierino Prati, il mio idolo. Lo rincorrevo dappertutto e finalmente lo incontrai per caso a Riccione: lui su un’Alfa Romeo con una ragazza, io su una Porsche con un’altra ragazza, lo rincorsi per chilometri finché si fermò. Facemmo subito amicizia e, pronti via, mi invitò all’Hotel Savioli. Io, che stavo alla pensione Nina e con una notte al Savioli ci pagavo un mese, accettai con entusiasmo e nella sua suite passammo una settimana divertente, goliardica, indimenticabile. Era una persona generosa, semplice, onesta, di poche parole ma sempre pronta alla risata. Frequentavo le case discografiche in via del Corso, un giorno gli presentai una ragazza che lavorava lì, è diventata sua moglie. Sono stato al suo matrimonio e a quello del figlio. Prati mi faceva entrare di soppiatto all’Arena per vedere gli allenamenti del Milan, io facevo il pirla, chiamavo Rivera, “Gianni, Gianni”, ma lui furbo si girava dall’altra parte. Finché arrivava Rocco e mi cacciava. Formavano un gruppo fantastico, Pierino era il più giovane, amato da tutti, li conoscevo bene visto che rincorrevo il pullman della squadra chiedendo i biglietti a Cesare Maldini! Tra tanti gol scelgo il secondo all’Ajax nella finale di Coppa dei Campioni del ’69: assist di tacco di Rivera e destro pazzesco. Al bar piantammo un manifesto con il Diavolo che inforcava un fustino del detersivo Ajax con gli occhi sbarrati. Con Pierino Prati se ne vanno anche i miei sogni di gioventù, i sogni più belli della vita.
(testo raccolto da Gabriella Mancini)