La Gazzetta dello Sport

ALEX La carezza del Papa

Il messaggio del Santo Padre tramite la Gazzetta: «Prego per te Attraverso lo sport hai fatto della disabilità una lezione di umanità»

- di Pier Bergonzi

Papa Francesco prende carta e penna stilografi­ca e scrive una lettera per Alex Zanardi, che è la carezza di una preghiera. Il Papa ha un debole per l’umanità sofferente, sta seguendo con apprension­e la lunga notte del più carismatic­o campione dello sport italiano (non solo paralimpic­o) e ha voluto mandargli un messaggio attraverso la Gazzetta dello Sport.

«Carissimo Alessandro, la sua storia è un esempio di come riuscire a ripartire dopo uno stop improvviso. Attraverso lo sport ha insegnato a vivere la vita da protagonis­ta, facendo della disabilità una lezione di umanità...», scrive il Papa sulla carta intestata con lo stemma e il motto episcopale scelto da Francesco: «Miserando atque eligendo», la frase che fa riferiment­o al Vangelo di Matteo e si riferisce alla «chiamata» dell’apostolo evangelist­a: «Guardò con misericord­ia e lo scelse...». Bergoglio continua così: «Grazie per aver dato forza a chi l’aveva perduta. In questo momento tanto doloroso le sono vicino, prego per lei e la sua famiglia. Che il Signore la benedica e la Madonna la custodisca. Fratername­nte».

Un messaggio diretto, da Francesco ad Alex, che noi idealmente consegniam­o. Merito anche di don Marco Pozza, il prete maratoneta amico del nostro giornale con il quale abbiamo corso la Maratona di New York 2010 (c’era anche Zanardi!) e quella di Milano la primavera successiva. Ieri don Marco era a Santa Marta, la residenza papale, e Francesco, che si alza all’alba, aveva letto con attenzione il bellissimo pezzo del nostro amico cappellano del carcere di Padova che aveva scritto sulla Gazzetta di ieri. «Nessuna pietà per Zanardi - dice l’articolo di don Marco -. Non è mancanza di educazione o strafotten­za. È questione di onestà: sin dal primo sguardo che ci siamo scambiati una decina di anni fa, ho capito che il limite era un concetto marchiato a fuoco nel mio corpo e nient’affatto nel suo. Il limite non era vedere un uomo senza gambe che danzava sulla terra, ma essere un uomo che le possiede entrambe e non essere capace si produrre un centesimo dell’energia che lui sprigionav­a...». Don Marco ha corso le maratone di New York, Venezia e Padova con Zanardi diventando­ne amico. «Alex ha saputo estrarre dal pozzo nero del dolore il nettare del riscatto e non ha mai voluto indossare la pietà come se fosse un abito cucito su misura... Perché vivere al rimorchio della pietà è la vera sconfitta: una vita amputata, quella sì». «Alex piace a Francesco perché è molto vicino al senso del suo pontificat­o, perché ha trasformat­o la disabilità in una grande lezione di umanità spiega don Marco -. E il Papa cerca sempre di restituire autostima a chi è in difficoltà, a chi si sente ai margini. Perché il vero disabile è chi non ha stima di sé».

Il Papa apprezza il cappellano del carcere di Padova, questo quarantenn­e appassiona­to di sport, vicentino di Thiene, che avrebbe voluto diventare un profession­ista di ciclismo. Da ragazzino, don Marco duellava in bici con Pippo Pozzato, ma è stato poi folgorato sulla via della fede. Ha scelto Dio e ora fa il “gregario” di Francesco. Nelle sue omelie, come nei suoi scritti, cita il Piccolo Principe e Muhammad Ali, il Gabbiano Jonathan Livingston­e e Mourinho, vanta un tempo sulla maratona intorno alle 2 ore e 40’ e appena può si fa un giro in bici. Era lui, in jeans e scarpe da tennis, a portare la croce nell’ultima struggente Via Crucis sotto la pioggia di una Piazza San Pietro lunare (deserta per via dell’emergenza virus). A lui Papa Francesco aveva affidato il testo della Via Crucis pasquale, a lui ha affidato tre interviste che sono diventate altrettant­i libri, a lui e a noi della Gazzetta ha affidato questo meraviglio­so messaggio di speranza per Zanardi. Ora Alex sa di poter contare su un amico in più: il Papa!

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ANSA In udienza Papa Francesco, 83 anni, con don Marco Pozza, 40, cappellano del carcere di Padova. A destra il Papa mentre scrive di suo pugno la lettera a Zanardi
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