Milik più Lozano: rullo Gattuso Il Parma vola Gioia Zenga
INo, non è colpa del Covid. Non c’è nessun motivo per ritenere che il calo del valore dei diritti televisivi in Bundesliga sia una conseguenza della pandemia. Ma questa non è una buona notizia. Niente di drammatico, peraltro, per loro: l’accordo appena firmato per il quadriennio 2021-2025 prevede una diminuzione di circa 60 milioni l’anno, da 1 miliardo e 160 a 1 miliardo e 100 milioni a stagione. Che verranno probabilmente compensati dalla crescita dei diritti per l’estero, già in espansione in queste settimane grazie alla ripartenza anticipata del campionato rispetto agli altri paesi d’Europa, abili i tedeschi a sfruttare la fame di calcio nel mondo. Non va neppure dimenticato che la Bundes è la Lega meno dipendente dai ricavi televisivi: soltanto il 44% del fatturato rispetto al 59% di Premier League e Serie A. Il guaio è che in Germania all’ultimo momento si sono ritirati i nuovi potenziali player, cui sono affidate in Italia, ma non solo in Italia, le speranze di chi dei diritti televisivi ha bisogno come dell’ossigeno per respirare.
I mercati, soprattutto quelli “casalinghi”, sono ormai al limite della saturazione:
perfino in Premier l’ultimo accordo per i diritti domestici si era chiuso con una lieve riduzione rispetto al triennio precedente, sia pure al livello stratosferico di quasi 2
miliardi a stagione. Perciò la speranza di tutti era che i giganti del web facessero finalmente irruzione con i loro grandi mezzi. E invece, per ora, poco o niente. Qualche incursione di Amazon, in Germania come in Inghilterra, ma non al punto da concorrere con i broadcaster tradizionali: un paio di giornate di Premier trasmesse random, qualche partita di Bundesliga offerta agli abbonati Prime, in accordo con i licenziatari. Esperimenti per capire se e come può funzionare un impegno più strutturato. Come la decisione, assai curiosa, di diffondere la prossima settimana quattro partite di Premier, per la verità di livello non proprio esaltante, sulla sua piattaforma Twitch, quella dei videogiochi, il servizio streaming leader nella trasmissione degli eSports, che consente l’interazione degli utenti. Al momento però di partecipare alla prima vera asta, quella appunto per la Bundesliga, Amazon ha fatto un passo indietro, lasciando a fare la parte del leone la solita Sky e Dazn che, aggiudicandosi tutti
gli incontri del venerdì e della domenica, ha triplicato la sua presenza: ora detiene i diritti per 106 partite all’anno, più che in Italia.
In questo quadro, è inevitabile che le preoccupazioni per quanto potrà accadere alla Serie A dalla stagione 2021-22 in poi siano destinate a crescere. Di certo, le tensioni fra Lega e Sky non aiutano a rasserenare il futuro.
Un aiuto potrebbe arrivare da quei fondi che sembrano sempre più interessati a investire nel calcio, a partire proprio dal calcio italiano. In questi giorni è tutto un proliferare di notizie di offerte delle più svariate società di private equity: da CVC a Bain, da Advent a Silver Lake, da Blackstone a Clayton Dubilier & Rice. Tante da alimentare un dubbio. Avete presente quando in pieno calciomercato improvvisamente viene riferito che un calciatore di medio livello, e magari neanche tanto in forma, è appetito da alcune delle più grandi squadre d’Europa? È perché non avevamo capito noi tutti che era un potenziale crac o perché i suoi procuratori sono così abili da alimentare improbabili voci di trattative utili ad aumentarne l’appeal?