La Gazzetta dello Sport

«Indimentic­abile Corso» nel cuore dell’Inter

La commozione di Moratti con i nerazzurri di ieri e di oggi. L’abate: «Era il sinistro di Dio»

- di Nicola Cecere - MILANO

«Chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare penso abbia un ricordo indelebile. Mariolino è stato un calciatore unico, con talento fantastico, che rimane impresso per il suo stile. Insieme al giocatore c’era l’uomo che rappresent­ava perfettame­nte il motivo per cui tutti gli volevano bene: un uomo speciale, buono. È indimentic­abile... In seguito fu un grande amico, una persona per bene... È un grandissim­o dispiacere... L’auto regalatagl­i da papà? Papà era generoso e Mario è sempre stato un “protetto”: anche se non aveva bisogno, veniva voglia di farlo. Lo ha sempre capito e ha sempre ricambiato». Massimo Moratti è visibilmen­te provato al termine della messa di commiato a Mario Corso, «una leggenda del calcio, il suo gioco era arte, poesia» come lo definisce Beppe Marotta che insieme con Lele Oriali, Alessandro Antonello, Javier Zanetti e il dottor Piero Volpi è in chiesa a rappresent­are il club di oggi. In tempi normali, la basilica di Sant’Ambrogio sarebbe stata stracolma. Ieri mattina, invece, centinaia di persone hanno dovuto attendere nel cortile il feretro del «piede sinistro di Dio», com’è stato ricordato durante l’omelia dall’abate Carlo Faccendini che a un certo punto ha toccato pure il Milan: «La scomparsa di Pierino Prati, altro grande numero 11 di quell’epoca ricca di successi per il nostro calcio, darà modo a Mario di giocare subito un derby in paradiso».

Tante corone

La moglie Enrica, compagna per oltre 50 felicissim­i anni, ha voluto che sulla bara, coperta dai suoi fiori, venisse adagiata la maglia nerazzurra dell’epoca, in lana, come si usava, stesa in modo che si vedesse subito il numero 11. Fra le numerose corone spicca quella della Curva Nord, che ha esposto un grande e affettuoso striscione: «Con l’Inter nel cuore, fino all’ultimo». Dei Moratti, oltre a Massimo, ci sono la moglie Milly, le sorelle Adriana e Bedy e uno dei figli, Gigio: per gli eredi di Angelo, che stravedeva per Mariolino, è come aver perso uno di famiglia. La signora Enrica e gli amatissimi nipoti del campione, sono stati confortati anche da molti compagni di squadra. In primis Gianfranco Bedin («Il nostro è stato un “amore” durato mezzo secolo») che si è recato più volte al Niguarda, dove Corso era stato ricoverato e dove poi il suo cuore ha cessato di battere a quasi 79 anni.

Raduno nerazzurro

Nella basilica si sono radunati giocatori nerazzurri di varie epoche. Sotto le mascherine è stato possibile riconoscer­e Luisito Suarez (molto commosso), Mauro Bellugi e il figlio primogenit­o di capitan Armando Picchi, Leo, con l’ex dirigente nerazzurro Andrea Butti a rappresent­are la Lega. Poi l’avvocato Luigi Maria Prisco, erede del mitico Peppino, il padre spirituale dell’epoca Pellegrini, Roberto Ferrari. In un angolo ecco i portieri Bordon, Bosaglia e Castellini insieme con l’attaccante che ereditò la maglia nerazzurra numero 11, cioè Carlo Muraro. E ancora Evaristo Beccalossi e

Graziano Bini, Alessandro Scanziani e Marco Branca, Beppe Bergomi, Ivan Ramiro Cordoba e l’ex arbitro Paolo Casarin. Più gli ex dirigenti Paolo Taveggia e Rinaldo Ghelfi, nonché i procurator­i Giovanni Branchini e Oscar Damiani. Tra i tifosi anche l’attore Enrico Bertolino e il cantante Enrico Ruggeri. Giovanni Lodetti, avversario-ammiratore di Mario, ha rinunciato alla presenza in chiesa dopo la scomparsa del suo compagno Pierino Prati: troppa emozione.

Una leggenda del calcio, il suo gioco era arte, poesia

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BOZZANI-AP-ANSA L’ultimo saluto 1 Massimo Moratti 2 Mario Corso in un derby 69-70 3 Lo striscione degli ultras 3
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Beppe Marotta A.d. dell’Inter

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