Ducati e Dovi non fatevi del male...
Continuiamo così, facciamoci del male. Si cade nella tentazione di citare la frase di Nanni Moretti, alle prese con la Sacher Torte nel film “Bianca”, pensando al rapporto storico della Ducati MotoGP con i suoi piloti. Un rapporto spesso contrastato, poco lineare, nel quale l’erba del vicino (ovvero chi corre per le squadre rivali) sembra sempre più verde della propria. Un’inquietudine di fondo, mossa anche da buone intenzioni se vogliamo: la ricerca della perfezione a tutti i livelli. Per battere i colossi giapponesi, che hanno mezzi economici maggiori, serve che ogni componente dell’avventura sia al top. Ma mettere in discussione tutto a scadenze regolari, se da un lato può anche regalare stimoli e portare risultati, dall’altro rischia di destabilizzare in modo pesante chi va in pista. Da Capirossi a Stoner (anche lui, sì, quando andò in crisi nel 2009), da Rossi a Lorenzo per finire con Dovizioso oggi. Che non vede ancora certezze per le prossime stagioni, quando manca meno di un mese alla partenza di questo Mondiale. Un Mondiale anomalo, più breve, più incerto, in grado di regalare un’occasione d’oro alla rossa e ad Andrea. Il quale, in fondo, resta l’uomo che ha chiuso gli ultimi tre anni da vice campione alle spalle di un mostro “fuori categoria” come Marc Marquez. Allora verrebbe da cambiarla, la frase di Moretti. C’è in giro di meglio? È davvero il caso di inseguire ipotesi fantasiose? Di buttare all’aria tutto? Di ricominciare da capo senza certezze? Ecco. Non continuiamo così, non facciamoci del male.