Sinner va veloce
FACCIA A FACCIA CON MCENROE IL SUO GURU VERSO LA TOP 10
Il coach Piatti farà incontrare presto Jannik con Big Mac «La sua personalità sarà preziosa»
Che fine ha fatto Jannik Sinner? Il rosso del tennis italiano, 18 anni e poco più, non fa rumore. Lavora, lavora, lavora. Macina colpi e chilometri in campo, tra Montecarlo e Bordighera sotto lo sguardo attento e paterno di Riccardo Piatti. A luglio due esibizioni sul cemento di Berlino e sull’erba di Stoccarda, poi in volo per gli Stati Uniti per la ripresa del circuito. Non si stanca mai, Jannik. Il suo allenatore ne parla come di un ragazzo preso dal fuoco sacro del tennis: «Lui vive per il suo sport, non gli pesa nulla. Anche durante il lockdown, in casa, si è sempre allenato. Questa abnegazione è una caratteristica fondamentale se vorrà diventare un campione. Però attenzione, di strada da fare ce n’è ancora tanta. Tantissima». Ci tiene Piatti a che il suo pupillo («probabilmente il più forte giovane che abbia mai allenato») non si monti la testa, eppure è proprio dalla testa che si vede chi ha la stoffa.
Progetto
Il progetto Sinner parte proprio dal cervello. Che il ragazzo abbia dei buoni colpi si sa: ha già dimostrato il suo valore salendo al numero 73 del ranking, più giovane top 80 da Nadal 2003. È la mentalità però che fa la differenza. Per questo Piatti ha una vera e propria ossessione nel farlo allenare con i big: Federer, Nadal e il sublime John McEnroe. Con Federer, il teenager altoatesino ha lavorato anche lo scorso anno a Roma, durante gli Internazionali. Di lui il Magnifico ha detto: «Spettacolare, ne sentiremo parlare: in campo è uno spettacolo e per di più è un ragazzo d’oro. Una combinazione che adoro. Quel che mi piace di lui è che tira con la stessa forza di dritto e di rovescio». Una benedizione importante, arrivata dal più grande. «Non sono i complimenti quelli che cerchiamo per Jannik - spiega Piatti -. Certo, fanno piacere ma io ho interesse che lui si confronti spesso con i grandi perché ne capisca i meccanismi mentali. I fuoriclasse come Federer sono benedetti dal talento, ma hanno un modo di ragionare completamente diverso dagli altri. È questo che voglio che Sinner assorba da loro».
Mentalità
Prima della ripartenza, il coach lo ha portato a giocare con Tsitsipas e Popyrin, due giovani che Sinner incrocerà spesso in futuro: «Poi si è allenato anche con Zverev e Wawrinka a Montecarlo.
Siccome non ci sono tornei, cerco di simulare partite di allenamento. Jannik impara sempre qualcosa e migliora costantemente». Rubare i segreti significa entrare nella mente di questi fuoriclasse: «Fino a tre anni fa il ragazzo giocava a tennis tre volte alla settimana, ha imparato tanto ma c’è ancora molto da fare. Per questo voglio che lui osservi, capisca come i big gestiscono i momenti importanti dei match. Spesso la partita gira su cinque o sei punti decisivi, e i campioni sanno sempre come giocarli. Più Sinner li vedrà all’opera da vicino più in fretta crescerà»
Operazione Mac
I maestri d’eccezione hanno nomi altisonanti. Piatti aveva già fatto allenare l’allievo con Nadal durante l’Australian Open a gennaio, ma solo qualche scambio non basta: «Ho parlato con Carlos Moya e appena potremo faremo altri incontri con Rafa. La sua tenacia, il suo modo di affrontare le difficoltà in campo, la forza mentale sono rare forse più del suo gancio mancino. Voglio che Jannik lo veda, ci parli, vada a mangiare con lui, chieda e si confronti». Ma l’asso nella manica Piatti se lo giocherà una volta arrivati negli Stati Uniti, dove Sinner giocherà il trittico Washington, Cincinnati e Us Open: «Sono in contatto con John McEnroe, quando saremo negli Stati Uniti lo incontreremo perché la sua personalità può essere molto utile al ragazzo». Big Mac aveva già battezzato Sinner qualche mese fa: «Il miglior talento che ho visto nell’ultimo decennio. Ha il potenziale per vincere tanti Slam. Adesso se qualche risultato non arriva, non dovrà abbattersi perché strada facendo la pressione aumenterà e gli avversari faranno di tutto per evitare la sconfitta contro un ragazzo di 18 anni. Fisicamente e tecnicamente è già molto dotato. Un talento raro, in 2-3 anni sarà nella top 10». Dunque, qualche goc- cia della pazzia di Mac non po- trà che rendere la miscela ancora più esplosiva:«Altro che pazzo, John è un uomo di straordinaria intelligenza: frequentarlo non potrà che far bene alla personalità di Jannik. Ma non devono parlare solo di tennis, quelle che potrà dargli saranno lezioni utili per la vita». Per una vita da campione.