Gagliardini si chieda perché quell’errore
Se il ragazzo è sufficientemente gagliardo, lo si capirà adesso: toccherà a lui tirarsi su e al senso della misura di chi gli sta vicino, o intorno, non buttarlo troppo giù. Una cosa Roberto Gagliardini l’ha già capita: tv e social in certi casi non aiutano. Ricordare forse sì, e i tifosi interisti, infuriati per il clamoroso errore a porta spalancata contro il Sassuolo, dovrebbero avere buona memoria. Sgorbi simili li hanno disegnati anche loro celebri centravanti, e in partite non banali: Vieri, incredulo e poi prigioniero della rete dopo aver mirato alle stelle un pallone simile contro la Juve, nel dicembre 2000. Eto’o, sempre contro la Juve nel 2011, altro rumore di traversa colpita e affondata, assieme alla speranza di una classifica migliore. Icardi nel derby dell’aprile 2018, piattone scellerato e piatto 0-0 finale. Tutta gente pagata per fare il mestiere del gol a differenza di Gagliardini: nel caso di occasioni gol così facili non può essere un alibi, ma una consolazione sì. E l’elenco si può allungare a piacere: anche con Cristiano Ronaldo (UnitedSunderland), Ibrahimovic dei tempi del Psg (palo, non traversa), addirittura Messi nel Clasico dello scorso dicembre, con Courtois che si fa ancora il segno della croce.
Quello che dovrà fare adesso Gagliardini: purché non sia piangersi addosso, ma semmai chiedersi perché gli è successo. Troppa sicurezza? Insicurezza? Ansia? Sfiducia? La risposta sarà importante quanto l’errore: grave, ma se l’Inter non vincerà lo scudetto non sarà per quello strafalcione. E chi oggi crede, o dice, il contrario, cerca la risposta più facile, non la più vera.