La Gazzetta dello Sport

DALLA QUASI CRISI AL POSSIBILE +7 SU E GIÙ JUVE CON VISTA CHAMPIONS

- Fabio Licari

Dalla crisi ormai ineluttabi­le (con lo spettro di Allegri già evocato su Sarri) al possibile +7 vincendo stasera. Dal sorpasso sicuro della Lazio (e magari dall’aggancio probabile dell’Inter) alla fuga decisiva, grazie anche ai prossimi due turni non impossibil­i contro Lecce e Genoa. La percezione del campionato della Juve è come un ottovolant­e fuori controllo, oggi scudetto, domani chissà. Meglio attenersi

allora ai fatti: la Juve non è spettacola­re come Sarri avrebbe dovuto renderla, ha momenti di noia e debolezza come visto nelle finali di Coppa Italia e Supercoppa Italia, un’identità tattica non ben definita anche per la variabile CR7, e un potenziale offensivo inespresso. Ma è lassù ancora una volta, come fa da nove anni, con molteplici soluzioni tecnico-tattiche che nessun altro possiede forse neanche in Europa, e un’abitudine al potere che logora chi non ce l’ha. Resta la favorita, ma guai oggi a leggere la sconfitta della Lazio come il segno di una resa annunciata. L’Atalanta era il peggio che Inzaghi potesse trovarsi sulla sua strada da qui ad agosto, ultima giornata. Quando i bianconeri avranno in testa anche la Champions cui aggrappars­i disperatam­ente, perché il “solo” scudetto sarebbe comunque una delusione e uscire con il Lione un disastro.

La Lazio invece può pensare soltanto il campionato, il che compensa la delusione per la striscia invincibil­e di 21 risultati utili interrotta dal lockdown prima che dall’Atalanta. E il fatto che la “rosa” non sia all’altezza di quella di Sarri.

Certo Luis Alberto, Milinkovic, Acerbi e Immobile non hanno alternativ­e come Dybala, Pjanic e Bonucci: servirà una chimica d’autore per tenerli sempre al massimo nei momenti chiave. Però l’ostacolo più duro è ormai dietro e la Juve, da affrontare in uno Stadium senza tifosi, è già stata messa sotto due volte. E poi ci vorrebbe una macchina del tempo per capire quanto influirann­o turnover, impegni a ritmo continuo e stress psicofisic­o. Forse Sarri non ha più dubbi sul ruolo vero di Bernardesc­hi, deve metabolizz­are la rinuncia a Sarri ma non può intervenir­e su CR7, s’è capito.

L’Inter invece non ignorava il gap tra titolari e riserve, ma non può illudersi che rimettendo in pista Brozovic, De Vrij e Lautaro sia tutto come prima,

perché anche i big dovranno inevitabil­mente tirare il fiato.

Lukaku stesso, prima o poi. Quindi il ricorso alle seconde linee sarà forzato e Conte dovrà lavorare su soluzioni di gioco alternativ­e. Oltre al turnover esagerato, quello che ha colpito in negativo è stata infatti l’incapacità di variazioni sul tema: se non fosse arrivato lo sciagurato rigore di Boga, chissà. Discorsi che non sembrano scalfire invece l’Atalanta che gioca come se non fossero trascorsi tre mesi di passione: quattro gol al Sassuolo, tre alla Lazio in rimonta, e il paradosso di una condizione arrivata forse troppo presto. Nessuno le toglierà la prossima Champions, anzi, fossimo nell’Inter, daremmo uno sguardo allo specchiett­o retrovisor­e.

Ma poi a metà agosto ci sarà “questa” Champions, con formula a gare secche che può sconvolger­e qualsiasi previsione e scala di valori. Quello dev’essere l’obiettivo: essere realisti e chiedere l’impossibil­e.

Anche perché recuperare 12 punti in 11 giornate alla Juve, con Inter e la Lazio di mezzo, non è uno scherzo, pur continuand­o a correre su questi ritmi e giocando, riconosce il Gasp, “anche senza bisogno dell’allenatore”. Ma l’Europa quest’anno potrebbe essere più democratic­a.

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 ??  ?? Joya L’esultanza di Paulo Dybala, 26 anni, dopo aver realizzato la rete del 2-0 lunedì sera a Bologna
Joya L’esultanza di Paulo Dybala, 26 anni, dopo aver realizzato la rete del 2-0 lunedì sera a Bologna

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