Orgoglio Pioli
La squadra è con lui Prima l’Europa poi l’addio al Milan
Ci sono sensazioni che vanno oltre i risultati: se il Milan ha vinto contro la Roma, due gol segnati e porta rossonera inviolata (i numeri, comunque, non mentono) è perché nel silenzio di San Siro si percepiva il senso ritrovato del gruppo. Senza il sostegno del pubblico, la squadra è stata capace di farsi forza da sola. E senza nemmeno aggrapparsi alle spalle larghe di Ibra: il capo riconosciuto dai giocatori è stato Stefano Pioli, l’allenatore. Se la vittoria di Lecce poteva essere un presupposto debole, il successo di domenica contro la Roma rafforza decisamente le idee: la squadra è schierata dalla parte del tecnico. Una condizione che qui non è banale: mentre il club pubblicamente non nega di pensare a un nuovo corso (e riservatamente mantiene saldo il rapporto con Rangnick, indicato come nuovo allenatore), questo gruppo è alleato di Pioli. Il clima a Milanello lo testimonia: chi frequenta il centro sportivo assicura di vivere in una ritrovata serenità. Il tecnico sa come gestire muscoli e umori, e i giocatori restituiscono il tutto sul campo. Dovessero essere messo ai voti dello spogliatoio, Pioli otterrebbe una larga maggioranza. Piena vicinanza dai leader (da Ibra, che l’allenatore ha assecondato ma senza mostrarsi remissivo, fino a Gigio e Romagnoli) e dai giocatori meno esposti: Bennacer ha consolidato il suo ruolo di guida del centrocampo, Theo è un intoccabile, gli altri hanno avuto le loro chance. Da Leao (deve impegnarsi lui in un’opera di autoconvincimento delle proprie qualità) a Paquetà (sta riaumentando il minutaggio in campo) fino a Saelemaekers, da ex incognita a giocatore incisivo anche come riserva iniziale. Rebic
Il gruppo segue l’allenatore, che ora ha dalla sua anche numeri e risultati. Ma il futuro è scritto
è un discorso a parte: la sua consacrazione è l’esempio della valorizzazione del mercato estivo. Il club ringrazia.
Clamoroso exploit
L’idea resta quella di rinnovare il progetto tecnico affidandolo a un allenatore di fama internazionale, che sia garanzia di un lungo corso che riporti stabilmente il Milan ai vertici. Per questo la vittoria sulla Roma è, per Pioli, anche un motivo di rivincita personale: mentre il vento soffia, resta saldo al timone del gruppo. La sua storia rossonera procede in crescendo: che un clamoroso exploit possa indurre il club a rivedere le proprie convinzioni? Difficile. Ma intanto nel 2020 il Milan ha raccolto 21 punti in 11 partite: tanti quanti quelli messi assieme dai rossoneri in tutte le precedenti 17 di campionato. Il successo sulla Roma riallaccia finalmente il filo delle vittorie sulle big, che si era spezzato dopo un’altra vittoria su una squadra romana: 13 aprile 2019, successo sulla Lazio. E i numeri, che non raccontano tutto ma molto, dicono anche che il Milan è andato a segno per la decima gara di A di fila: l’ultima volta che i rossoneri hanno infilato una serie più lunga risale all’ ottobre 2018 (11 in quel caso). Se è in difesa che si misura la tenuta di una squadra, ecco che dall’arrivo di Pioli il Milan ha collezionato 10 clean sheet, occasioni in cui ha tenuto la porta inviolata. Un’alta percentuale delle 25 panchine di gestione rossonera. Storia in ogni caso destinata a concludersi. Prima però l’Europa, decisiva per il futuro tecnico ed economico: per Pioli diventa anche una questione d’orgoglio.