L’INTER ESAGERA, COME VUOLE CONTE DIAVOLO CHE FATICA. MA POI C’È IBRA
nerazzurri hanno riscoperto, sia fuori sia in campo, che più della bellezza è indispensabile la concretezza. Ha appena chiuso l’acquisto di Hakimi, giovane con valide credenziali nel panorama europeo. Allo stesso tempo, regola la pratica di San Siro con il Brescia senza cadere nella tentazione di scrivere finali a effetto, come è accaduto la settimana scorsa nel 3-3 con il Sassuolo e nella trasferta a Parma, con il riuscito ribaltone da batticuore. A costo di risultare monotono, ma non ci riuscirà mai, Conte implora i suoi di dare il colpo di grazia agli avversari, senza concedere nessuna chance. Gli uomini di Lopez non hanno costretto i nerazzurri a tirare fuori il furore: sono ormai con un piede in B, non accennano mai a vendere cara la pelle.
Semmai sono più fastidiose le zanzare allo stadio, almeno loro pungono di sicuro. La cattiveria che Conte pretende stavolta non è stata necessaria per confezionare il primo 6-0 dell’era post coronavirus. Con Lukaku in panchina, Sanchez ridiventa il Maravilla sbocciato a Udine. Sarà una coincidenza, ma gli effetti dell’ingaggio di Hakimi già si notano. La freccia in arrivo da Dortmund sbarca a Milano e mette il pepe sulla coda agli esterni: il primo gol dell’Inter è firmato da Young, il raddoppio arriva su rigore per fallo su Moses, il 3-0 è di D’Ambrosio di testa. Sempre con vista sul futuro, il provino “in presenza” di Tonali è di poca consistenza: il giovane centrocampista si è mimetizzato sino ad andare in dissolvenza, meglio rivederlo in altre più credibili occasioni.
Dal Meazza al Mazza, il Milan evita di cadere con una fatica del Diavolo. L’avvio contro la Spal è da incubo: un gol preso con metà squadra nell’area piccola, su batti e ribatti, un altro su una parabola del vecchio lupo Floccari, l’Ibrahimovic di Ferrara con i suoi 38 anni, che abbaglia Donnarumma. L’ordinata e vivace orchestra ammirata domenica scorsa contro la Roma va in panne di fronte all’ultima in classifica. In superiorità numerica per 50 minuti, gli uomini di Pioli vivono di fiammate. Ci vuole il ritorno dalla panchina di Ibra per acciuffare un avventuroso pari. Troppo poco, è un passo indietro: per i rossoneri comunque la corsa è ancora aperta, a patto di tornare un’orchestra, non una galleria di solisti.