La Gazzetta dello Sport

UNA DEA COL TURBO

Nemmeno Gattuso riesce a fermare la marcia di Gasp L’Atalanta vola

- Di Cecchini, Elefante, Garlando, Lusena, Malfitano, Nicita, Pugliese, Velluzzi, Zucchelli

Trascinati da un super Gomez, i bergamasch­i blindano il 4° posto. Crolla la Roma, sconfitta dall’Udinese (0-2): adesso la Champions è un miraggio

L’Atalanta di Gasperini nacque nell’ottobre 2016 contro il Napoli quando, dopo un inizio traumatico, decise di buttare in squadra una manciata di sbarbati, con un azzardo che tolse il sonno al presidente Percassi. Quella vittoria, con gol di Petagna, fu il vero inizio della favola. Quattro anni dopo, un’altra vittoria sul Napoli saluta il definitivo approdo alla maturità dell’ex squadra in calzoncini corti. Ieri la Dea ha vinto in modo diverso, nuovo: ha trattenuto l’istinto, è entrata in campo più prudente che feroce, preoccupat­a di non esporsi alle ripartenze del Napoli, come le era successo con la Lazio. Ha colpito al momento giusto, a inizio ripresa, in 9 minuti, con una freddezza adulta, e con altrettant­a freddezza ha portato a casa il 2-0, con un palleggio sicuro che ha certificat­o maturità tecnica e personalit­à. Mai in questo campionato l’Atalanta ha tirato così poco. Una vittoria diversa, più di testa che di cuore, che però ha confermato i soliti valori.

Papu sovrano

Il Papu, arrivato al record di 15 assist, il totem di casa, è stato ancora una volta il migliore, splendido tuttocampi­sta senza confini. Ha mandato in gol Pasalic. Il raddoppio è arrivato da un fraseggio Castagne-Toloi, chiuso in rete da Gosens. Tre difensori. Un terzino che manda in rete l’altro, come succede dai tempi di Conti-Spinazzola. Per Gosens: 10° gol stagionale, 9 in campionato. Cifre da attaccante. L’Atalanta è questa democrazia furiosa in cui tutti corrono, tutti creano, tutti segnano: 82 gol in campionato, 23 più della Juve. Una mostruosit­à. Che la difesa a tre sia da provincial­i catenaccia­ri non lo dice più nessuno. Superato il record di gol, Gasp vuole ritoccare quello dei punti. Intanto ieri ne ha stabilito un altro: 7 vittorie dei fila. Posto Champions blindato, con la Roma ora a -12, e qualche ambizione in più per quella in corso perché questa saggezza tattica è oro da spendere contro squadre più forti. Il Napoli, che non perdeva dal 9 febbraio, interrompe invece a 5 la striscia di vittorie. Ha giocato un primo tempo di personalit­à, ma è stato tradito dalle sue stelle (Insigne, Mertens)

e, mentre cresceva in confidenza, non si è accorto che in realtà stava cadendo nella ragnatela della Dea.

Napoli avanti

Gattuso deve aver studiato la partenza aggressiva della Lazio che sorprese l’Atalanta e in avvio presenta il Napoli più alto e pressante della sua gestione. Ma anche Gasperini ha ben presente lo scherzo che gli ha tirato Inzaghi e schiera una delle Dee più prudenti degli ultimi tempi, poco disposta a regalare profondità per le ripartenze. Nasce così una partita tattica, dettata dal grande rispetto reciproco. Il vocione di Gattuso ripete la parola “ampiezza”. Chiede agli esterni di stare larghi per cercare di dilatare i tre difensori nerazzurri, nella speranza di imbucare Mertens o un interno. Ma l’Atalanta, raramente così raccolta sotto palla, copre bene gli spazi. Gomez parte alla destra di Zapata, con Pasalic a sostegno, ma dura poco. Ben presto il croato si alza e il Papu arretra profondame­nte, fino alla sua area, per soccorrere l’impostazio­ne. L’argentino tesse ovunque, sempre più simile a un Pirlo che a un trequartis­ta, e aiuta la squadra a recuperare campo. E’ proprio il Papu a procurarsi l’occasione più pericolosa con un rasoterra che Ospina incrocia in tuffo. Il portiere colombiano deve lasciare i pali a Meret poco dopo. Il Napoli ha spesso la sensazione di tenere il pallino manon avvicina mai il concetto di palla-gol. Al massimo una bella azione corale che porta Politano all’inzuccata alta.

Ecco la Dea

Anzi, la sensazione di stare confortevo­lmente nel match tradisce il Napoli che rientra in campo sereno, come se l’Atalanta dovesse stare sempre nella cesta. Invece con due morsi in 9 minuti, la Dea uccide il match. Minuto 2: delizioso assist del Papu per Pasalic, uno degli incursori più velenosi del campionato. Minuto 11: il ricamo dei tre difensori che Gosens chiude in rete. Con i primi cambi, Gattuso punta il dito su due nobili colpevoli: fuori Mertens e Insigne che non hanno offerto un solo pugno di classe quando il Napoli era al centro del ring. Lozano entra bene, ma l’Atalanta offre un’ulteriore dimostrazi­one di maturità congelando il risultato con un palleggio freddo e sicuro. Vede, signor Zeman, lei che si meraviglia tanto della corsa dei bergamasch­i, l’Atalanta è molto di più dei km percorsi. L’Atalanta è questa maturità tattica; è la tecnica di una

squadra che arriva in gol con tre difensori che dialogano come trequartis­ti; è la personalit­à di un gruppo che mette sotto Lazio e Napoli, dall’organico superiore, e incanta l’Europa. Se poi va vedere la classifica dei km corsi, signor Zeman, scoprirà che ci sono squadre che ne hanno percorsi molto di più, per esempio la Roma. Se l’Atalanta sta più in alto, è perché corre meglio e gioca meglio. Poi corre tanto, certo, perché lavora tanto, come lavorava tanto e correva tanto il suo Foggia. Se noi abbiamo creduto per anni alla mistica dei gradoni, signor Zeman, si sforzi di credere al sudore di Zingonia e si goda lo spettacolo della Dea, lei che, per una vita, ha inseguito la bellezza.

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 ?? AFP ?? Orchestra perfetta L’esultanza dei calciatori dell’Atalanta dopo il primo gol nerazzurro, quello di Pasalic in apertura di secondo tempo
AFP Orchestra perfetta L’esultanza dei calciatori dell’Atalanta dopo il primo gol nerazzurro, quello di Pasalic in apertura di secondo tempo

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