CONTE FORMULA+11
Undici punti in più dello scorso campionato così l’Inter si è avvicinata alla Juve Ora Zhang scatena il mercato nerazzurro
Qualcuno per l’Inter vede spesso il bicchiere mezzo vuoto, per me non c’è problema. Ma attaccate me, non la squadra
Dicono che un uomo non sia realmente felice, se non con un bicchiere davanti a sé. Antonio Conte è uno step (citazione garantita) oltre. Lui vuole capire cosa sta bevendo: conoscere per apprezzare, valutare per migliorare. O per riempire ancor di più un bicchiere che già oggi è mezzo pieno. Filosofia di vita, alla ricerca costante di una certificazione di qualità. Ma accostare il percorso di questa Inter a quella della scorsa stagione non è operazione corretta.
Numeri
Come si misura il bicchiere? L’indicatore più semplice, le vittorie. È il più visibile: Inter fuori dalla Champions ai gironi ed eliminata in Coppa Italia? Ma allora cosa ha portato di più Conte? Basta scavare. Le vittorie non sono l’unico termometro, non possono essere l’unico. Sono un punto d’arrivo, certo, però non aiutano a valutare un percorso in essere. L’Inter di oggi ha 11 punti in più rispetto alla scorsa stagione. Ma se è vero che un campionato è difficilmente paragonabile con un altro, allora forse è più logico apprezzare un altro numero. Un anno fa, alla giornata numero 29, i punti di distacco dalla vetta - ovvero dalla Juventus - erano 25: i bianconeri avevano in classifica il 50% in più dei punti nerazzurri, un’enormità, come giocare un altro torneo. Oggi distacco è di 8 punti: vuol dire aver ridotto di due terzi il gap. Non basta, non è tutto, perché all’Inter si può rimproverare di non vestire oggi i panni della Lazio. Ma disconoscere il passo in avanti è un po’ come chiudere gli occhi.
Il percorso evidentemente non interessava a Mauro Icardi, che da Parigi ha dichiarato: «Volevo il Psg per vincere e giocare ad alti livelli». Frecciate indirette non sfuggite ai tifosi nerazzurri, che l’hanno bacchettato sui social. L’Inter sta costruendo il suo percorso per arrivare a vincere. E Conte l’ha voluto ricordare, dopo la vittoria con il Brescia. Quel suo «attaccate me, non i giocatori o il club» era figlio di un malessere per alcune critiche ricevute negli ultimi giorni, specie dopo la prestazione di Parma. Ma anche la spia di una caccia al nemico, che all’Inter ricordano tutti dai tempi di Mourinho. Il gruppo di lavoro non si tocca. Quel gruppo di lavoro che sta provando a motivare chiedendo a tutti di credere a un’improbabile rincorsa scudetto.