Pioli, Inzaghi e quei pomeriggi a parlare di calcio lungo i viali di Formello
Sembra passato un secolo. Invece è storia di appena cinque anni fa. Stefano Pioli che allena la Lazio, Simone Inzaghi che guida la Primavera biancoceleste. Sotto lo stesso cielo di Formello. In campi e orari diversi, ma non così diversi. E poi tanto Stefano quanto Simone sono tipi che vivono di calcio e per il calcio. Così è inevitabile che uno assista agli allenamenti dell’altro e viceversa. E che i due si incrocino spesso lungo i viali del centro sportivo biancoceleste. Dal buon vicinato ad un rapporto di amicizia il passo è breve. Si confrontano, si scambiano idee, si arricchiscono a vicenda. È una stagione, la 2014-15, fortunata per entrambi. Pioli guida una Lazio che dà spettacolo e
ottiene risultati. Va in finale di Coppa Italia e la perde, contro la Juve, solo ai supplementari dopo un doppio palo di Djordjevic che ancora grida vendetta. E in campionato conquista un prestigioso terzo posto che significa playoff Champions. Ma in quella stessa annata è ottimo anche il rendimento di Simone con la Primavera. Vince la Coppa Italia e in campionato sfiora lo scudetto, perdendolo solo nella finale con il Torino.
Sliding doors
La coabitazione Pioli-Inzaghi pare destinata a durare a lungo. E invece, nella stagione seguente, cambia tutto. La Lazio, quella di Pioli, non è più la stessa. Si comincia dal k.o. nel playoff Champions col Bayer Leverkusen e si continua con un campionato altalenante. L’esonero arriva ai primi di aprile dopo un derby perso 4-1. Al suo posto viene promosso Simone Inzaghi. Un avvicendamento che fa parte delle cose del calcio e che per questo non scalfisce il rapporto tra i due. Inzaghi rende onore al predecessoreamico, riconoscendo di essere
cresciuto anche grazie a lui. Poi però quando lo sfida lo supera quasi sempre. Lo affronta da tecnico dell’Inter prima, della Fiorentina poi e del Milan ora. Battendolo cinque volte, pareggiando due e perdendo una sola (un Inter-Lazio 3-0 del 21 dicembre 2016).
Sfide storiche
L’ultimo incrocio tra i due, quello del 3 novembre scorso a San Siro, è storico per la Lazio di Inzaghi. Perché i biancocelesti non battevano i rossoneri in campionato sul loro campo da 30 anni. Stasera hanno l’opportunità di aggiornare ancora gli annali del club. Sono 42 anni, dalla stagione 1977-78 che la squadra romana non vince col Milan sia all’andata sia al ritorno (quella fu anche l’unica volta in cui ci è riuscita). A Simone i tre punti servono però soprattutto per tenere vivo il sogno scudetto. E pazienza se questo vorrà dire dare un dispiacere all'amico Pioli. «Un tecnico molto preparato e un’ottima persona. Con lui è stato un piacere parlare di calcio», dice Inzaghi. Anche Pioli ricorda con piacere l'esperienza romana: «Grande soddisfazione per il primo anno, era una Lazio speciale. Giocavamo un calcio spettacolare. Peccato solo per l’esito della finale di Coppa Italia. Poi mi è rimasta anche la delusione del secondo anno perché poteva andare diversamente».