La Gazzetta dello Sport

Renard scommette «Achraf, che talento Con il lavoro di Conte diventerà perfetto»

Il tecnico francese da c.t. del Marocco lanciò Hakimi: «In A migliorerà E a tutta fascia fa la differenza»

- Di Filippo Maria Ricci

Hervé Renard oggi allena l’Arabia Saudita. Però per oltre 3 anni, tra il 2016 e il 2019, è stato il c.t. del Marocco. Tra le altre cose fatte con i Leoni dell’Atlante (il ritorno al Mondiale dopo 20 anni per esempio) ha portato e lanciato in nazionale Achraf Hakimi. Quando era ancora un promettent­e canterano del Madrid che giocava nel Castilla di Santi Solari in terza serie e in Marocco non lo conosceva nessuno. 3Achraf non ha dimenticat­o, né la cosa né lei. «No, e infatti 48 ore prima di prendere la decisione e di dare il sì all’Inter mi ha chiamato per chiedermi un parere».

3E lei cosa gli ha detto?

«Di accettare senza pensarci. Perché l’Inter è un grande club che ha voglia di tornare dov’era, ma soprattutt­o perché c’è Antonio Conte. Un allenatore che lo farà migliorare tantissimo e che gioca con un sistema con 3 centrali e due esterni che è perfetto per Achraf, che sa essere offensivo e può correre tanto».

3Come mai lo chiamò col Marocco?

«Il suo nome mi fu fatto da Nasser Larguet, il manager della federazion­e che conosceva tutti i giovani marocchini in giro per l’Europa. Lo chiamai prima per la nazionale ‘A’, la seconda squadra, non lo feci giocare e lui ci rimase male, ma capì. Ci conoscemmo e lo portai con la nazionale maggiore. Ci furono polemiche, perché era sconosciut­o e giocava nel Castilla, ma io non ci feci caso. Il talento era evidente. Nel debutto ufficiale col Mali, ottobre 2016, vincemmo 6-1 e Achraf, che io usai a sinistra perché avevo un problema su quella fascia, segnò anche un gol. Ricordo che nei giorni precedenti provai a usarlo e a farlo crossare da lì e se la cavava benissimo anche sulla fascia opposta. Poi pure i dubbiosi sparirono».

3Cosa la colpì di lui? «L’approccio rilassato alla vita. Achraf non sente la pressione: un allenament­o o una partita del Mondiale, lui affronta tutto allo stesso modo. Un pregio, che però inizialmen­te quando non lo si conosce può sembrare un difetto».

3In che senso?

«Ricordo che prima di prenderlo a Dortmund Lucien Favre mi chiamò per chiedermi un parere su di lui: gli dissi che può giocare ovunque e che se l’avesse preso non si sarebbe pentito. Qualche mese dopo Favre mi chiamò di nuovo, un po’ preoccupat­o: gli sembrava che il ragazzo fosse poco applicato e interessat­o. Io gli dissi di non farci caso, che era il modo di essere di Achraf. Se non sai che lui è così puoi farti delle domande, puoi chiederti se sia pronto o meno, però una volta che impari a conoscerlo la cosa si trasforma in una grande qualità apprezzata dagli allenatori, perché il ragazzo è molto forte mentalment­e, ama il calcio e giocando si diverte un sacco».

3La carriera lo dimostra. «Esatto: a 21 anni avrà già giocato in Spagna, Germania e Italia, oltre che in un Mondiale. E con allenatori come Zidane, Favre e ora Conte. Non capita a tutti. Personalme­nte sono contento che venga in Italia perché in Serie A tatticamen­te devi essere perfetto, e se Achraf deve migliorare in qualcosa è nell’aspetto tattico. E in questo senso non potrà trovare un insegnante migliore di Conte e una scuola più seria e impegnativ­a dell’Italia».

3E perché il Madrid l’ha venduto?

«È semplice da capire. Hanno già uno come Dani Carvajal e la cifra pagata per Hakimi è notevole. E per quanto riguarda Achraf dopo due anni da titolare a Dortmund non voleva tornare a Madrid a far panchina. Per me ha fatto la scelta giusta: ha 21 anni, deve giocare. E poi nella vita non si sa mai, magari tornerà a Madrid da titolare, con maggiore esperienza. Intanto l’Inter ha preso un ottimo giocatore. E non lo dico per amicizia!». Hervé ride, lui in Hakimi ha creduto molto prima di altri.

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AFP Guida Hervé Renard, 51 anni, c.t. dell’Arabia Saudita

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