La nuova recorDea
Vittorie, punti, terzo posto Ora la corsa è su se stessa
Atalanta in volo verso la Champions, il segreto per non fermarsi è trovare nuove motivazioni. E nuovi primati
La nuova versione di sé data dall’Atalanta contro il Napoli aveva il vecchio profumo di sempre, quello che dalla ripresa del campionato si è spruzzata addosso con ancora maggior generosità: il profumo delle motivazioni. La vera chiave della vittoria per Gasperini: andava bene dire fase difensiva, saggezza, tempismo, cinismo, ma lui ha scelto «motivazioni», mentre Gattuso aveva da poco parlato anche di «scampagnate da evitare», annusando ben altri effluvi. L’Atalanta post incubo coronavirus è come una di quelle partite di cui si dice che non serve prepararle, perché lo fanno da sole. Eppure Gasperini deve continuare a trovarle nuovi stimoli.
Certezze il 2 agosto
Blindata virtualmente la prossima qualificazione alla Champions League, magari al Gasp verrà in mente di non darla per scontata - e altrettanto far credere alla squadra - per via di un possibile intreccio di risultati che, più che paradossale, si può definire al limite: un po’ come la vita dell’Atalanta da quando ha iniziato a frequentare i quartieri più nobili. Se il Napoli dovesse vincere la Champions e la Roma l’Europa League (dunque entrambe iscritte di default alla prossima Champions) il quarto posto non darebbe ingresso automatico nell’Europa che conta, dove ogni Paese non può avere più di cinque «inviti». Dunque, per non arrivare al 2 agosto senza certezze assolute, costretti ad aspettare le gare «sospese» di Napoli e Roma, servirebbe il terzo posto. E sarebbe un altro record di questa stagione, anche se solo eguagliato: già fatto, l’anno scorso.
La volata finale
Basterebbe un solo dato per sottolineare come il campionato in corso sia già più brillante di quello passato, e non è quello dei gol segnati: con gli attuali 82 l’Atalanta ha già frantumato il muro dei 77 di un anno fa, e oggi veleggia sicura a -18 da quota 100. Ne dovrà fare un paio a partita per toccarla, e la sua media attuale è 2,8: non scontato, ma possibile. Il dato, si diceva, è un altro: l’anno scorso, a nove giornate dalla fine, la Dea era sesta, a meno tre punti dalla zona Champions. Quest’anno la occupa dall’inizio di febbraio, oggi a +12 dalla prima inseguitrice. Una «passeggiata» che non richiederebbe il ritmo di quelle ultime nove giornate (sei vittorie e tre pareggi): in teoria, perché invece è esattamente quello che Gasperini chiederà.
Le nuove strisce
I record per lui sono come le avversarie: da aggredire, da battere. Aveva appena piegato il Napoli e stava già proponendo di alzare l’asticella oltre quota 72 punti: mai nella storia la Dea ha volato più in alto di così, e questo le chiederà. Non solo questo, ma il resto verrà da sé. Magari non il primato di gare consecutive utili: le 14 della stagione 1988-89 sono tante, anche se le vittorie furono solo 6, mentre la striscia attuale di nove è fatta di otto successi, dal Toro al Napoli con una sola frenatina, il 2-2 contro il Genoa. Decisamente più «visibili» il nuovo primato di vittorie (ne mancano quattro per fare meglio che nel 2016-2017) e di vittorie fuori casa (due per sorpassare le 10 dell’anno scorso).
Un altro Dna
Sarà più facile confermando le impronte di un nuovo Dna analizzato giovedì sera, quello di una squadra che ha dominato la partita solo per una relativa frazione di gara e però l’ha sempre avuta in mano nella fase difensiva. Non le capitava da fine gennaio, a Torino, di non prendere gol, cosa successa solo in sette partite su 29, e il fatto di aver perso solo 5 volte è promessa di un altro miglioramento «storico». Una squadra che mai in questo campionato aveva tentato così pochi tiri (9), ma lo ha fatto per scelta. E che aveva segnato senza il contributo degli attaccanti l’ultima volta a metà febbraio contro la Roma. Prima, era stato così solo contro Inter e Juve (gol di Gosens entrambe le volte): che sia accaduto di nuovo è garanzia di pluralità di soluzioni. In quel modo, poi: con un difensore, Toloi, che inizia l’azione e la rifinisce toccando il pallone per la quarta volta e in mezzo, a parte un passaggio di Pasalic, solo il piede di due esterni, Castagne (due volte) e Gosens per il diagonale decisivo. E’ quasi un record pure quell’azione.