La Gazzetta dello Sport

Dybala, Sanchez & Co. i rinati del dopo Covid

- Di Alessandro de Calò

Adesso che Dybala è diventato la vera differenza della Juve – e anche una gioia per gli occhi di tutti – sembra quasi surreale pensare che è ancora in bianconero perché si era messo ostinatame­nte di traverso. Volevano sbolognarl­o. Nella scorsa estate, la Juventus ci aveva provato con Tottenham, Paris Saint-Germain, Manchester United. E lui, niente. Testa dura. Si era ripresenta­to alla Continassa per giocarsela. Come i salmoni s’è sfiancato per risalire la corrente. La pandemia l’ha travolto, tipo cascata. Ma Dybala ha vissuto il passaggio del Covid come fosse un trampolino. Si è ammalato, è guarito, è tornato più forte di prima. La sua storia somiglia a quella di una rinascita ed è in sintonia con quella di altri campioni o aspiranti fuoriclass­e che sembravano perduti, almeno per il nostro calcio. Penso subito ad Alexis Sanchez, un ragazzo triste secondo la tesi di José Mourinho. Mi viene in mente Lucas Paquetà, potenziale piccolo prodigio brasiliano, a lungo disperso – senza più un riferiment­o – nell’infelice Milan del dopo Leonardo. E ci sono altri esempi. Uno è il messicano Hirving Lozano: Carlo Ancelotti l’aveva accolto a braccia aperte a Napoli, anche come alternativ­a a Lorenzo Insigne; poi si era ritrovato in un buco nero dopo il cambio di panchina e l’arrivo di Gattuso. Pareva perduto anche Fede Bernardesc­hi e si è abbastanza ripreso. L’elenco continua, naturalmen­te. Mi convince, in particolar­e, il percorso di Giovanni Simeone. Il Cholito era partito brillantem­ente, in autunno, nel Cagliari di Rolando Maran, salvo poi spegnersi come una candela chiusa nello spazio di un ambiente a cui manca l’ossigeno. Con l’arrivo di Walter Zenga e il lungo lockdown da coronaviru­s è scattato qualcosa. Simeone si è messo a lavorare in modo sistematic­o per sessanta giorni. Durante la quarantena ha fatto un quintale di esercizi, dal potenziame­nto agli scatti, per ritrovare il giusto punto di equilibrio tra rapidità e potenza che sin dagli anni nel River Plate l’ha reso differente dagli altri attaccanti. Il risultato è super: quattro gol in quattro giornate dalla fine del coprifuoco.

Stiamo parlando di rivincite, riscatti, resilienze, rimonte. Stiamo raccontand­o storie di protagonis­ti del calcio che hanno saputo trasformar­e l’apnea e la lunga quarantena da Covid in una straordina­ria opportunit­à di rilancio. Quello visto nell’Inter, l’altro giorno contro il Brescia, somiglia molto al Sanchez dell’Udinese e del Cile campione d’America, un lampo di “maravilla” anche se non è più un ragazzino. Il periodo d’oro con il Barcellona nella Liga e con l’Arsenal in Premier resta lontano, però Antonio Conte può rigenerare il vecchio “Niño” come dimostrano gli ultimi match. Vedremo come svolta la trattativa con lo United, dove Sanchez dovrà tornare a fine prestito, dopo la partita col Getafe in Europa League. Per sette volte su dieci, i gol di Paulo Dybala hanno sbloccato uno 0-0 della Juve, e dunque pesano tremendame­nte. Paquetà, invece, deve ancora segnare col Milan in questa stagione. Fare gol non è il suo mestiere, però deve incidere di più per il suo potenziale tecnico e per quanto è stato pagato. Nelle ultime apparizion­i, quando Stefano Pioli l’ha chiamato in causa, Paquetà ha dimostrato di essere pronto. È già un salto di qualità, se non proprio una vera rinascita. La strada è lunga, c’è profumo di nuovi contratti, servono conferme. Però da Dybala in giù si può dire che, in fondo, i mali non arrivano solo per nuocere. Non solo.

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Indovina chi è Dybala festeggiat­o da Pjanic dopo il gol a Genova

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