Il Covid e lo stipendio
a verità di Sebastian Vettel contro le verità della Ferrari. E in mezzo i retroscena che non si possono (o vogliono) confessare. Il lungo addio fra il quattro volte iridato e la rossa sembra destinato a diventare un romanzo d’appendice con capitoli imprevedibili durante questa stagione da separati in casa. La storia d’amore, durata cinque anni, ha lasciato il posto a un divorzio amaro, annunciato con largo anticipo rispetto al 2021, facendo crescere nel tedesco una voglia di rivincita destinata a creare un’atmosfera ad alta tensione all’interno del team con l’emergente Charles Leclerc.
Dente avvelenato
Si è capito che Seb correrà per sé, senza concedere favori al Piccolo Principe, e soprattutto con la leggerezza mentale di chi non deve più sobbarcarsi tutte le responsabilità, essendo in uscita a fine anno. Vettel muore dalla voglia di dimostrare che la Ferrari si è sbagliata a scaricarlo e a puntare tutto sul giovane vincitore di Spa e Monza. Ieri Seb ha compiuto 33 anni, dicono che nel test del Mugello fosse motivatissimo e in forma psicofisica perfetta, ed è arrivato in Austria agguerrito. Fin dalla prima giornata ha lanciato un avvertimento a Leclerc e un messaggio alla squadra: «Sono rimasto sorpreso ricevendo la telefonata di Mattia che mi comunicava l’intenzione della Ferrari di non andare avanti insieme. Non siamo entrati nel dettaglio della trattativa e non c’è mai stata un’offerta sul tavolo».
Il retroscena Decisione presa nel lockdown: da Elkann l’ok a cercare un erede
Ex prima scelta
Forse il tedesco si aspettava più riconoscenza dal Cavallino. Ieri il team principal
Binotto è stato chiamato a rispondere sull’argomento. Se Vettel era davvero la prima scelta della rossa, come fu detto a febbraio alla presentazione della macchina, che cosa è cambiato dopo? «In inverno abbiamo detto a Seb e in pubblico che lo ritenevamo la nostra prima opzione, nonostante ci avessero contattato altri piloti — spiega Binotto — Poi ci sono stati il coronavirus, la rinegoziazione del budget cap, il cambio di regolamenti rinviato al 2022 e il congelamento degli sviluppi sulle macchine attuali. Lo scenario è cambiato. Il campionato non è partito e Seb, per sua sfortuna, non ha potuto dimostrare in pista quanto fosse ancora motivato a correre con noi. La Ferrari allora ha fatto una scelta, che lo ha sorpreso, ed è comprensibile che non sia stato felice».
C’era stata la stessa delusione in Fernando Alonso, quando nel 2014 non giunse a un accordo con la Ferrari per il prolungamento del contratto e si finì addirittura con una rescissione anticipata, che aprì le porte all’ingaggio di Vettel. In realtà c’è molto altro che Seb non dice e che Binotto non può dire. Qualcosa si era rotto già l’anno scorso. In particolare dopo l’episodio del Brasile, quando la rivalità con Leclerc aveva raggiunto l’apice, portando alla reazione di Vettel dopo il sorpasso incassato dal compagno e all’autoscontro che aveva eliminato entrambe le rosse. Il presidente John Elkann e Piero Ferrari hanno valutato delle alternative, ci sono stati due incontri di Elkann con Lewis Hamilton e il tentativo di strappare il sei volte iridato alla Mercedes, senza successo. Però, fino a questo inverno, la riconferma di Vettel era ancora possibile. Il punto di rottura si è avuto durante il coronavirus, quando da Torino hanno chiesto che i piloti Ferrari si tagliassero lo stipendio a causa della crisi e il tedesco ha risposto che avrebbe accettato di rinunciare a parte dei 36 milioni di euro del suo ingaggio solo in cambio di un rinnovo biennale del contratto fino al 2022.
Rischio Leclerc
La Ferrari a quel punto ha chiuso le porte. Decidendo di non andare avanti nella trattativa. I vertici hanno affidato a Binotto la facoltà di stabilire chi avrebbe preso il posto di Seb come compagno di Leclerc, destinato a diventare il leader del team. E Binotto ha scelto Carlos Sainz, preferendolo a Daniel Ricciardo, nell’ottica di una filosofia di squadra sul modello di quella che c’era ai tempi di Michael Schumacher. Con la differenza che Leclerc non ha ancora dimostrato di essere un campione del genere, anche se ha il potenziale per vincere il titolo, quindi dovrà affrontare pressioni enormi d’ora in avanti. È essenziale che il ragazzo monegasco resti concentrato sulla F.1, senza farsi distrarre troppo dalla moda o da altre passioni, se non vuole deludere le attese. Non tutti sono Hamilton. Almeno non ancora.