Contagi, allarme Veneto L’indice risale a 1,63 I focolai e l’ira di Zaia
Fiammata di casi nel Vicentino Per il manager “untore” il governatore invoca il carcere
Chi lo avrebbe mai detto che proprio il “virtuoso” Veneto potesse finire sotto osservazione per un allarme focolaio? A preoccupare sono infatti le due fiammate di contagi che si sono sviluppate negli ultimi giorni nell’azienda Laserjet di Pojana Maggiore (Vicenza) e nel negozio Eurobrico di Feltre (Belluno), mandando su tutte le furie il governatore Luca Zaia. Focolai che, nel monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno fatto balzare l’indice Rt, cioè il tasso di contagiosità, da 0,43 (rischio basso) a 1,12 negli ultimi 15 giorni e a 1.63 (rischio elevato) se si considera solo l’ultima settimana di giugno. E così, per lunedì, Zaia ha annunciato un’ordinanza con provvedimenti più severi, come la possibilità di introdurre il trattamento sanitario obbligatorio per chi rifiuta isolamento e cure: «Se fosse per me, prevederei la carcerazione. Non esiste che un positivo vada in giro», ha detto ieri in conferenza stampa. A far arrabbiare di più il governatore, il focolaio nella carpenteria meccanica del vicentino, la Laserjet Srl (170 dipendenti), da alcuni giorni oggetto di stretta attenzione da parte delle autorità sanitarie. Qui sono stati infatti trovati positivi cinque dipendenti e una cinquantina di persone sono state messe in quarantena. Tutta colpa, secondo la ricostruzione sull’origine dei contagi, dell’imprudenza di un imprenditore vicentino di ritorno da un viaggio in Serbia. Durante la trasferta il manager sarebbe entrato in contatto con un settantenne del posto, malato e positivo al Covid e, una volta rientrato in Italia, avrebbe continuato ad andare al lavoro come se nulla fosse. Organizzando pure cene in casa e partecipando ad un funerale, ignorando ogni sintomo. Solo dopo più di una settimana si è presentato in ospedale, rifiutando il ricovero nonostante fosse positivo. E, come se non bastasse, mentendo sui contatti avuti con colleghi e collaboratori e sul suo isolamento fiduciario. Ora si trova in gravi condizioni, intubato, nel reparto di Terapia intensiva del San Bortolo di Vicenza. Reparto che un mese fa aveva festeggiato il ritorno alla situazione di “Covid free” con la guarigione degli ultimi pazienti contagiati.
Risale la curva
Intanto, mentre gli esperti parlano di una situazione sotto controllo, il bollettino dei contagi per il quinto giorno consecutivo indica una curva epidemica in salita a livello nazionale (ieri i nuovi positivi erano 223 mentre i decessi sono scesi a 15). «Io non andrei a guardare i dati giornalieri, perché fluttuano. Se l’Rt si modifica è perché è stata trovata una catena di contagio in un focolaio preciso: stiamo parlando di un focolaio e noi siamo qui per spegnerlo», spiega il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri. E così, come è accaduto in Veneto, negli ultimi sette giorni si è riscontrato un indice di contagiosità superiore ad 1 in quelle regioni in cui si sono verificati altri focolai: in Emilia Romagna (Rt 1,28) e nel Lazio (Rt 1,04). Frena gli allarmismi Andrea Crisanti, il virologo che si è imposto agli occhi dell’opinione pubblica come “l’uomo dei tamponi che ha salvato il Veneto”. Il direttore del dipartimento di Microbiologia molecolare e virologia a Padova, però, sottolinea l’importanza di capire l’origine di questi episodi: «Avevo detto già da tempo — sottolinea Crisanti — che il futuro sarebbe stato caratterizzato da focolai. Stiamo seguendo la strada tracciata a Vo’ Euganeo, finché abbiamo la capacità di individuarli e di spegnerli non sono preoccupato».