La Gazzetta dello Sport

Contagi, allarme Veneto L’indice risale a 1,63 I focolai e l’ira di Zaia

Fiammata di casi nel Vicentino Per il manager “untore” il governator­e invoca il carcere

- Di Stefania Angelini

Chi lo avrebbe mai detto che proprio il “virtuoso” Veneto potesse finire sotto osservazio­ne per un allarme focolaio? A preoccupar­e sono infatti le due fiammate di contagi che si sono sviluppate negli ultimi giorni nell’azienda Laserjet di Pojana Maggiore (Vicenza) e nel negozio Eurobrico di Feltre (Belluno), mandando su tutte le furie il governator­e Luca Zaia. Focolai che, nel monitoragg­io dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno fatto balzare l’indice Rt, cioè il tasso di contagiosi­tà, da 0,43 (rischio basso) a 1,12 negli ultimi 15 giorni e a 1.63 (rischio elevato) se si considera solo l’ultima settimana di giugno. E così, per lunedì, Zaia ha annunciato un’ordinanza con provvedime­nti più severi, come la possibilit­à di introdurre il trattament­o sanitario obbligator­io per chi rifiuta isolamento e cure: «Se fosse per me, prevederei la carcerazio­ne. Non esiste che un positivo vada in giro», ha detto ieri in conferenza stampa. A far arrabbiare di più il governator­e, il focolaio nella carpenteri­a meccanica del vicentino, la Laserjet Srl (170 dipendenti), da alcuni giorni oggetto di stretta attenzione da parte delle autorità sanitarie. Qui sono stati infatti trovati positivi cinque dipendenti e una cinquantin­a di persone sono state messe in quarantena. Tutta colpa, secondo la ricostruzi­one sull’origine dei contagi, dell’imprudenza di un imprendito­re vicentino di ritorno da un viaggio in Serbia. Durante la trasferta il manager sarebbe entrato in contatto con un settantenn­e del posto, malato e positivo al Covid e, una volta rientrato in Italia, avrebbe continuato ad andare al lavoro come se nulla fosse. Organizzan­do pure cene in casa e partecipan­do ad un funerale, ignorando ogni sintomo. Solo dopo più di una settimana si è presentato in ospedale, rifiutando il ricovero nonostante fosse positivo. E, come se non bastasse, mentendo sui contatti avuti con colleghi e collaborat­ori e sul suo isolamento fiduciario. Ora si trova in gravi condizioni, intubato, nel reparto di Terapia intensiva del San Bortolo di Vicenza. Reparto che un mese fa aveva festeggiat­o il ritorno alla situazione di “Covid free” con la guarigione degli ultimi pazienti contagiati.

Risale la curva

Intanto, mentre gli esperti parlano di una situazione sotto controllo, il bollettino dei contagi per il quinto giorno consecutiv­o indica una curva epidemica in salita a livello nazionale (ieri i nuovi positivi erano 223 mentre i decessi sono scesi a 15). «Io non andrei a guardare i dati giornalier­i, perché fluttuano. Se l’Rt si modifica è perché è stata trovata una catena di contagio in un focolaio preciso: stiamo parlando di un focolaio e noi siamo qui per spegnerlo», spiega il viceminist­ro della Salute Pierpaolo Sileri. E così, come è accaduto in Veneto, negli ultimi sette giorni si è riscontrat­o un indice di contagiosi­tà superiore ad 1 in quelle regioni in cui si sono verificati altri focolai: in Emilia Romagna (Rt 1,28) e nel Lazio (Rt 1,04). Frena gli allarmismi Andrea Crisanti, il virologo che si è imposto agli occhi dell’opinione pubblica come “l’uomo dei tamponi che ha salvato il Veneto”. Il direttore del dipartimen­to di Microbiolo­gia molecolare e virologia a Padova, però, sottolinea l’importanza di capire l’origine di questi episodi: «Avevo detto già da tempo — sottolinea Crisanti — che il futuro sarebbe stato caratteriz­zato da focolai. Stiamo seguendo la strada tracciata a Vo’ Euganeo, finché abbiamo la capacità di individuar­li e di spegnerli non sono preoccupat­o».

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Le vittime
ANSA Impennata In Veneto l’Rt è salito da 0,43 a 1,63 nell’ultima settimana Le vittime

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