La Gazzetta dello Sport

Irruzione dei ladri in casa Ribery lascerà Firenze?

La differenza di vedute tra proprietà e dirigenza è presto evidente, dalla programmaz­ione alle scelte sul mercato

- di Sardelli

Era la prima stagione governata interament­e da Ivan Gazidis, arrivato al Milan nel dicembre 2018. Era la prima stagione con maggior possibilit­à di incidere per Paolo Maldini, che aveva chiamato accanto a sé il vecchio amico e compagno di tanti successi, Zvonimir Boban. Sembrava tutto predispost­o nel migliore dei modi dall’inizio: ruoli chiari, con il d.s. Massara a affiancare i due grandi ex, Gazidis amministra­tore delegato con filo diretto con il Fondo Elliott, a Londra. Piani chiari per un Milan giovane ma ambizioso. Sembrava tutto chiaro, appunto. Si è complicato tutto e quasi subito.

Teorici e pratici

Primo capitolo, la scelta dell’allenatore, che non parte bene e dura poco. Qualche mese di lavoro va perso, si ricomincia con Pioli e altre idee, cosa che non fa molto piacere alla proprietà. Ma le acque cominciano ad agitarsi quando l’autunno è già diventato inverno e cominciano a circolare le prime voci di un interessam­ento del Milan per Ralf Rangnick, detto in Germania il Professore. Un tipo alla Sacchi, maniaco dell’organizzaz­ione, che Gazidis avrebbe voluto con sé già ai tempi delll’Arsenal. Una scelta non condivisa con i manager dell’area tecnica, che fra l’altro avrebbero apprezzato anche un impegno economico e scelte diverse già nel mercato estivo. La forbice fra la visione di Maldini e Boban e quella di Gazidis e della proprietà si allarga in fretta. Si parte con il caso Correa dell’Atletico Madrid: costa troppo, non vale quella cifra, niente da fare. Si va avanti nel mercato di gennaio, quando i due piazzano diversi giocatori all’estero, a partire da Piatek. Ma non tutto ciò che rientra in cassa viene investito: Elliott ha troppi buchi nel bilancio e la missione è chiara, ricostruir­e in maniera sostenibil­e. Per il ritorno in alto ci vuole ancora tempo.

Dichiarazi­oni

I mesi scorrono con diverse rassicuraz­ioni di pace sociale e di unità di intenti, ma è calma apparente che si trasforma in caos calmo. Voci che si rincorrono mentre Pioli cerca di riportare la squadra sulla rotta europea. Il nome di Rangnick continua a circolare, Maldini decide di dichiarare a Sky: «Con tutto il rispetto, non è un profilo giusto da associare al Milan». Siamo alla metà di febbraio. Dieci giorni dopo, l’a.d. Gazidis si presenta in Gazzetta a sorpresa per un forum. Spiega le sue teorie, non nega qualche contatto con Rangnick, ma nel calcio tanti si confrontan­o con tanti. E’ un modo per cercare di normalizza­re la situazione, diventa

Rottura L’ex Cfo ha accusato Gazidis di invasione di campo

la miccia che trasforma il caos calmo in caos e basta.

Il sasso di Boban

E se Maldini aveva lanciato un segnale con le sue dichiarazi­oni tv, Zvone Boban sceglie la Gazzetta per uscire del tutto allo scoperto. Perché secondo lui la dirigenza ha mancato di rispetto allo staff tecnico contattand­o il manager tedesco per qualcosa che è ben più, a suo parere. di uno scambio di visioni del calcio. L’impatto è forte, Boban sparisce dall’organigram­ma del Milan e la bufera Covid produce un altro lungo momento di apparente tranquilli­tà. Finché Maldini a maggio non decide di rispondere di nuovo alle dichiarazi­oni di Rangnick, che non smentisce mai i suoi contatti con il Milan e chiarisce che vorrebbe pieni poteri per scegliere Milano. La stagione di una tranquilla ricostruzi­one si è trasformat­a nell’anticamera di un’altra profonda rivoluzion­e.

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LAPRESSE Vecchia coppia Zvonimir Bonan, 51 con Marco Giampaolo, 52

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